Scuola, lavoro sanità. Questi gli asset strategici del “pianete carcere” in cui, nel triennio 2021-2023 la Regione Emilia-Romagna ha investito progetti e risorse pari a 25,5 milioni di euro (di cui 18 milioni, tra fondi statali e regionali, in sanità, e 7,5 milioni per sociale e sanità) per rendere la pena non solo momento di “espiazione”, ma in primo luogo come un momento di “ricostruzione” della persona per il suo reinserimento nella società.
È quanto è emerso nel corso della commissione Parità presieduta da Elena Carletti dove è stata presentata e discussa la clausola valutativa della legge regionale del 2008 per la tutela delle persone ristrette avvenuta nel corso della commissione Parità.
Scorrendo la relazione si vede come ogni azione ha dovuto fare i conti con l’emergenza del sovraffollamento carcerario visto che nel 2025, la popolazione detenuta in Italia ammontava a 62.761 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 51.296 posti, con un tasso medio di affollamento del 122%. In Emilia-Romagna, la situazione è ancora più critica: 3.859 detenuti (di cui solo il 5% donne e il 48% straniero) e poco più del 5% rispetto ai 2.933 posti disponibili, per un tasso del 131%, con picchi significativi a Bologna e Parma.
A fronte di questi problemi, l’impegno delle istituzioni è stato forte sul tema istruzione, con risultati che parlano da soli: nel 2023 ai corsi organizzati da CPIA si sono iscritte 979 persone (il 45% al carcere minorile del Pratello di Bologna), di cui l’86% ha scelto corsi di alfabetizzazione; mentre durante lo stesso anno ai corsi organizzati dagli IISS si sono iscritte 312 persone (in crescita rispetto ai 267 del 2021-2023), di cui 62,5% hanno scelto corsi di tipo professionale e il restante 37% corsi tecnici. Venendo al profilo del detenuto-studente si vede che la maggior parte ha tra i 20 e i 50 anni (con il picco del 37% nella fascia d’età 31-40 anni) e il 60% ha la licenza media, mentre una piccolissima minoranza è laureato.
Venendo al capitolo lavoro si vede che sono stati 1.158 i detenuti occupati, di cui l’85% alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria (ovvero svolgendo attività all’interno del carcere, o comunque collegato al mondo carcerario), mentre solo il 15% ha un datore di lavoro in un altro ente pubblico o privato.
Interessanti anche i numeri relativi all’attività del servizio sanitario pubblico in carcere: sono stati trattati casi relativi a 8.643 cartelle cliniche (visto il forte turn over delle detenute e dei detenuti da un carcere all’altro o il fatto che la stessa persona può aver subito più carcerazioni nello stesso anno), il 30% delle quali riguarda problematiche di tipo psichiatrico, mentre il 45% dei casi ha malattie croniche, il 20% problemi di dipendenze e il 52% è fumatore a fronte del 24% fra le persone libere.
La presentazione della relazione ha dato vita a un confronto fra i gruppi consigliari.
“Occorre trovare una soluzione ai malati oncologici senza fissa dimora che, poiché privi di una casa e di una rete sociale, non possono accedere agli arresti domiciliari: mi hanno detto che nel carcere di Modena queste persone sono assistite da altri detenuti”, spiega Vincenzo Paldino (Civici), mentre Valentina Ancarani (Pd) sottolinea la necessità di capire quante persone che al momento dell’entrata in carcere non hanno dipendenze o problemi cronici sviluppino tali situazioni perché recluse. Simona Larghetti (Avs) ricorda come i numeri molto alti relativi all’uso di psicofarmaci siano correlati al fatto che questi medicinali vengono utilizzati per “tranquilizzare” alcune tipologie di detenuti.
Sulla stessa linea Elena Ugolini (Rete civica) che invita a trovare un modo per impiegare il tempo dei detenuti, mentre Niccolò Bosi (Pd) invita a capire se ci sia una compensazione per il numero di detenuti che arrivano in Emilia-Romagna da altre regioni (ovvero se ci sia un trasferimento pari dall’Emilia-Romagna a altre regioni).
Dai banchi di Fratelli d’Italia Luca Pestelli invita a investire su progetti di reinserimento anche coinvolgendo il privato sociale e Ferdinando Pulitanò indica le possibili soluzioni al sovraffollamento carcerario nella costruzione di nuovi istituti di pena e nelle misure alternative alla reclusione.
A tirare le somme della commissione è la presidente Carletti per la quale è importante affrontare e trovare soluzioni ai problemi dell’universo carcerario.
(Luca Molinari)



