La Regione Emilia-Romaqna sia al fianco dei metalmeccanici e delle loro organizzazioni sindacali che scioperano per la legittima richiesta di aumenti salariali, di condizioni di lavoro più dignitose, di maggiore sicurezza sul lavoro. Governo e al Parlamento individuino una soluzione tecnico-legislativa urgente che eviti la denuncia penale di organizzatori e partecipanti della manifestazione tenutasi la scorsa settimana a Bologna, facendo prevalere il diritto costituzionale allo sciopero.
A chiederlo è una risoluzione presentata a prima firma di Paolo Trande (Avs) e sottoscritta anche da Paolo Calvano (Pd), Simona Larghetti (Avs), Paolo Burani (Avs) e Lorenzo Casadei (M5 stelle) che ricorda come “il CCLN dei metalmeccanici è scaduto da circa un anno e nel novembre 2024 Federmeccanica-Assistal e Unionmeccanica-Confapi hanno deciso, unilateralmente, l’interruzione del tavolo di trattativa. Le Organizzazioni Sindacali Fim CISL, Fiom CGIL e Uilm UIL, dopo una proposta di aumento salariale di 27 euro lordi, hanno proclamato 40 ore di sciopero, le ultime 8 il 20 giugno 2025. La piattaforma di rinnovo del contratto collettivo nazionale proposta da Fim, Fiom e Uilm, votata dai lavoratori e dalle lavoratrici, e condivisa da tutte le altre Organizzazioni Sindacali, chiede un incremento salariale di 280 euro che redistribuisca una quota della ricchezza prodotta nel settore, una regolamentazione del mercato del lavoro che garantisca percorsi di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari esistenti nel settore, sperimentazioni per la riduzione dell’orario di lavoro, rafforzamento delle norme per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro”.
Trande e gli altri firmatari della risoluzione ricordano come “il tema del rinnovo dei CCNL metalmeccanici riguarda circa due milioni di lavoratori e lavoratrici, pubblici e privati, che da anni sono in attesa del rinnovo del loro contratto. Secondo ISTAT a marzo 2025 erano 6,2 milioni le lavoratrici e i lavoratori, del pubblico e del privato, con il contratto da rinnovare. Lo sciopero dei metalmeccanici del 20 giugno scorso ha visto una imponente partecipazione di lavoratrici e lavoratori a partire da Bologna, circa 10.000, con al centro la richiesta di ripristinare il tavolo di trattativa con Federmeccanica. Proprio a Bologna il pacifico, ordinato, democratico e costituzionale sciopero/manifestazione per il solo fatto di avere marciato sulle carreggiate della tangenziale ha visto una pronta dichiarazione della Questura che preannunciava la denuncia dei partecipanti secondo il recente Decreto Sicurezza che prevede pene detentive sino a due anni”.
Per i consiglieri “l’eventuale denuncia anche solo di una lavoratrice o di un lavoratore configurerebbe, come segnalato ripetutamente in corso di approvazione del Decreto Sicurezza, un sostanziale annullamento del diritto di sciopero e del diritto di manifestare per le proprie legittime prerogative salariali e generali per le lavoratrici e lavoratori, e l’annullamento del fondamentale diritto democratico di confronto tra le parti”.
Da qui la risoluzione per esprime solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici e alle Organizzazioni Sindacali, che scioperano per la legittima richiesta di aumenti salariali, di condizioni di lavoro più dignitose, di maggiore sicurezza sul lavoro e chiedere alla parte datoriale di riattivare il tavolo per il confronto negoziale tra le parti”.
La risoluzione di Pd-Avs-M5 Stelle chiede di addivenire in tempi brevi ad un accordo che affronti tutti i temi (salario, sicurezza, precarietà) a partire dalla difesa del potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori e chiede al Governo e al Parlamento di individuare una soluzione tecnico-legislativa urgente che eviti la denuncia penale dei manifestanti di Bologna, facendo prevalere il diritto costituzionale allo sciopero.
Poi ancora: il Parlamento riveda l’articolo 14 del Decreto Sicurezza, convertito in legge con la Legge 9 giugno 2025, n. 80, che ha trasformato da illecito amministrativo a reato penale il blocco stradale, soprattutto se commesso da più persone riunite, perché palesemente in contrasto con il diritto di manifestare.
(Luca Molinari)



