Inclusione, equità, autonomia, adeguata gestione dei flussi migratori “emergenziali”, come nel caso dei profughi ucraini. Sono i principali obiettivi fissati nel Programma 2022-2024 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri in Emilia-Romagna, illustrato in commissione Cultura (presieduta da Francesca Marchetti) in seduta congiunta con la commissione Parità (presieduta da Federico Alessandro Amico).
Il programma triennale per l’integrazione è stato introdotto dalla Regione nel 2004, avendo riconosciuto come strutturale il fenomeno migratorio, e pone particolare attenzione a donne, adolescenti, minori non accompagnati, lotta alla tratta, allo sfruttamento e alle discriminazioni, salute, lavoro, scuola e formazione.
Il sottosegretario alla presidenza Davide Baruffi ha spiegato: “Siamo una regione che ospita più delle altre i cittadini stranieri ma come nel resto del Paese, ultimamente, assistiamo a una dinamica di rallentamento condizionata dai cicli economici e dal Covid. In parallelo continuano i flussi emergenziali: negli ultimi mesi, quelli in arrivo dall’Ucraina affiancano quelli dalle rotte del Mediterraneo. Al tempo stesso assistiamo a processi di radicamento più significativi. Tutto ciò chiama in causa il nostro intervento anche se il processo di stabilizzazione richiederebbe una normativa nazionale in linea. In Emilia-Romagna abbiamo lavorato con un approccio intersettoriale, che si traduce in un programma approntato in parallelo col piano sociale e col piano sanitario. Due i focus principali: integrazione socio-economica delle donne e attivazione di percorsi di partecipazione responsabile delle nuove generazioni, legato al tema del diritto allo studio”.
Valentina Castaldini (Forza Italia) ha commentato: “Questo programma è una buona pratica per la Regione e l’approccio integrato a un problema da parte dei vari assessorati è la strada vincente. L’integrazione è fondamentale per chi vive in maniera stabile sul nostro territorio. Siamo però di fronte a famiglie affaticate e spesso con un solo reddito. Occorrono percorsi condivisi per sostenere queste situazioni”.
Per Valentina Stragliati (Lega): “Risulta insufficiente, dai sondaggi effettuati, ciò che è messo in campo per le donne migranti, per il contrasto al razzismo e per contenere il ritardo e la dispersione scolastica. Sul fronte delle politiche abitative, i contributi affitto e gli alloggi assegnati a cittadini stranieri risultano ancora la maggioranza. Sarebbe opportuno, soprattutto in questo periodo, sostenere anche i cittadini italiani”.
Roberta Mori (Partito democratico) ha sottolineato: “Avere sul territorio regionale 175 etnie, vuol dire tenere conto di diverse sensibilità, esigenze e bisogni. Ho colto nel programma, capace di tenere insieme questi equilibri, uno sforzo legato alla grande esperienza maturata in anni di impegno ma occorre fare sforzi sempre maggiori per affrontare le nuove sfide”.
Marilena Pillati (Pd) ha aggiunto: “Alle dinamiche consolidate si affiancano costantemente flussi emergenziali e ciò impone di affrontare le diverse dimensioni. Gli obiettivi posti dal Programma si devono realizzare nelle varie politiche della Regione Emilia-Romagna”.
Gino Passarini (dirigente del settore Politiche sociali e inclusione) ha evidenziato il “grande valore tecnico di un piano che tende a non celare le criticità ma a farle emergere e tradurle in obietti ed azioni che siano monitorabili. Un plauso agli enti locali e al terzo settore che hanno mostrato grande partecipazione nella redazione del programma”.
I cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna al 31 dicembre 2021 risultano 569.460, pari al 12,8% della popolazione complessiva. Rispetto all’anno precedente c’è stato un incremento di 4.658 unità (+0,8%) a fronte di una diminuzione di quasi novemila unità (-0,2%) dei residenti di cittadinanza italiana. Il dato relativo all’incidenza conferma l’Emilia-Romagna al primo posto in Italia nel rapporto stranieri residenti sul totale della popolazione residente, davanti a Lombardia (12,0%), Toscana (11,5%), Lazio (11,3%) e Umbria (10,7%) a fronte di un dato medio nazionale dell’8,8%.
(Lucia Paci)