“Promuovere, nelle sedi opportune, la conoscenza e gli obiettivi della petizione a sostegno del ‘manifesto per il dividendo della pace’, come contributo a favore dei provvedimenti di contrasto alla pandemia, ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze sociali”.
A chiederlo, con una risoluzione rivolta al governo regionale, è Silvia Zamboni (Europa verde).
La capogruppo, che cita anche la crisi ucraina, rileva che “lo Stockholm international peace research institute (Sipri), l’Istituto internazionale di studi sulla pace di Stoccolma che ogni anno elabora un rapporto sul commercio internazionale dei sistemi d’arma, ha evidenziato come per evitare il collasso climatico da qui al 2050 servirebbero 44mila miliardi di dollari di investimenti, molto meno della spesa in armi prevista (sempre al 2050), che è di 58mila miliardi di dollari (secondo il report dell’osservatorio Milex la spesa militare italiana prevista per il 2022 sfiorerà i 26 miliardi di euro, con un aumento di 1,35 miliardi rispetto al 2021): le risorse necessarie per curare il clima e per mettere in sicurezza la nostra vita sul pianeta ci sarebbero, ma si preferisce investirne molte di più per distruggerlo e distruggerci”. “Una ricerca di Greenpeace- la capogruppo- ha evidenziato che due terzi delle spese delle operazioni militari all’estero dei paesi europei riguardano la difesa di fonti fossili (l’Italia negli ultimi quattro anni ha speso a questo scopo 2,4 miliardi di euro)”.
Nel dicembre 2021, si legge nel testo della risoluzione, “oltre cinquanta premi Nobel e scienziati – tra i quali i premi Nobel per la fisica Carlo Rubbia e Giorgio Parisi – hanno rivolto un appello ai governi dei paesi di tutto il mondo per chiedere di avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno per cinque anni, dedicando queste risorse a obiettivi di pace legati al contrasto ai cambiamenti climatici: i firmatari dell’appello (intitolato ‘una semplice proposta per l’umanità’) propongono che il fondo globale creato con i risparmi sulla spesa militare (si stima pari a una cifra di 1.000 miliardi di dollari entro il 2030) sia impiegato come una sorta di ‘dividendo della pace’ da utilizzare per affrontare problemi comuni a tutti i paesi del mondo, quali pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema (a sostegno di questo appello, i promotori hanno lanciato la petizione ‘Global peace dividend. Redirect world military spending towards climate, health and prosperity” (https://peacedividend.org)”.
Per Silvia Zamboni “è auspicabile che le istituzioni pubbliche, come la Regione Emilia-Romagna, si attivino per sensibilizzare i cittadini e il governo nazionale sui contenuti della proposta del dividendo per la pace”.
(Cristian Casali)