E’ stata approvata la risoluzione del Movimento 5 stelle che vuole impegnare la Regione ad agire in tutte le sedi per intervenire sul governo e far “rifinanziare il “Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”, nel più ampio quadro di un’azione politica di contrasto ai disturbi alimentari e di garanzia di adeguati livelli occupazionali del personale coinvolto. La risoluzione era stata presentata da Silvia Piccinini (M5s) e sono stati votati e approvati anche sei emendamenti, di cui 2 della consigliera Ottavia Soncini (Partito democratico) e 4 di Soncini insieme con Piccinini.
“Secondo i dati forniti dal ministero della Salute – ha sottolineato la consigliera pentastellata – in appena quattro anni i casi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) sono più che raddoppiati, passando da 680.569 nel 2019, a 879.560 nel 2020, a 1.230.468 nel 2021 e a 1.450.567 nel 2022. In Emilia-Romagna, in particolare, il Centro regionale per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione ha registrato 190 nuovi accessi nel solo 2022. Nel 2021, sono stati 2008 i pazienti presi in carico in Emilia-Romagna, cioè il 28% in più rispetto a un anno prima. Oltre il 90% ha riguardato donne e il 69,5% adolescenti tra i 12 e i 30 anni. Più del 50% complessivo e il 124% in più tra i minori rispetto al 2016. I ricoveri sono stati 856 di cui 701 donne e 461 giovani. Dati drammatici”.
Con l’obiettivo di contrastare queste problematiche, il ministero della Salute aveva istituito un apposito fondo con dotazione di 15 milioni di euro per il 2022 e di 10 milioni per il 2023. Del Fondo ha beneficiato anche la Regione Emilia-Romagna, ottenendo un finanziamento di 1.900.000 euro per un progetto di contrasto all’insorgenza e alla cronicizzazione delle patologie legate all’alimentazione. Peccato che nel bilancio di previsione 2024 e nel triennale 2024-2026, però, il governo non ha previsto il rifinanziamento del Fondo, decretandone di fatto la scomparsa. Proteste di 40 associazioni di famiglie di ragazzi che soffrono di anoressia e bulimia chiedendo di reintegrare il fondo. Il fondo ha permesso l’assunzione di 980 persone e l’apertura di ambulatori sul territorio, che rischiano di chiudere a ottobre. La decisione del governo è inspiegabile e mette a rischio salute dei cittadini”. I 10 milioni, afferma Piccinini, “non sono sufficienti”.
Piccinini ha così chiesto di intervenire in tutte le sedi opportune anche al fine di tutelare il lavoro dei professionisti (psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, infermieri, dietisti, nutrizionisti e medici specialisti in nutrizione clinica) che operano nel settore.
Pasquale Gerace (Italia Viva) ha ricordato che “il governo Draghi finanziò il fondo con 25 milioni di euro. Italia Viva lanciò una petizione nazionale per il ripristino dei fondi. L’assessore Donini, rispondendo a un question time di Iv, rimarcò la volontà della Regione di non far venire meno i centri per la cura dei disturbi dell’alimentazione. Dopo le manifestazioni in 30 città, c’è stato un cambio di rotta e il ministro Schillaci ha espresso la volontà di ripristinare il fondo strutturale. Il governo emani subito i decreti attuativi per inserire disturbi alimentari nei Lea (Livelli essenziali di assistenza)”.
Secondo Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia) “sarebbe corretto diffondere informazioni giuste. Prima del ministro, la commissione Salute del Senato aveva ricordato che nella legge di Bilancio 2022 era previsto un fondo di 15 milioni e di 10 per il 2023, cioè un totale di 25 milioni. E altri 10 milioni per il 2024. Il governo ha fatto sapere che è stato impiegato solo il 59% del fondo e speso solo il 3%. I fondi ci sono. Siamo sorpresi dall’approccio strumentale a questi temi. Bonaccini ha dichiarato come la Regione ha adottato il sistema di partite di bilancio per recuperare somme non spese. E oggi il governo cerca somme residue per dare una risposta pronta a questi disturbi”.
Ottavia Soncini (Partito democratico) ha sottolineato che “importanti sono le persone. Taglio del fondo nazionale ha fatto notizia. Va consolidato il personale e vanno inserite le prestazioni nei Lea, con un budget autonomo. Di fronte a numeri drammatici, non si sfugge alle responsabilità. La sollecitazione dei territori è importante. Se non ci sono le risorse, i disturbi non avranno nuovi centri e servizi. Non risulta che nei Lea i disturbi alimentari siano citati”.
(Gianfranco Salvatori)