“Rivedere un provvedimento privo di logica, che rischia di ostacolare le vocazioni economiche dei singoli territori e in aperta contraddizione rispetto alle stesse politiche nazionali che hanno appena riconosciuto la strategicità del porto di Ravenna”.
Così la risoluzione proposta della maggioranza di centrosinistra e approvata dall’Assemblea legislativa. a prima firma Niccolò Bosì, Eleonora Proni, Paolo Calvano, Andrea Massari, Fabrizio Castellari, Marcella Zappaterra, Andrea Costa, Maria Costi, Matteo Daffadà, Maria Laura Arduini, Lodovico Albasi, Ludovica Carla Ferrari, Anna Fornili, Elena Carletti, Valentina Ancarani, Barbara Lori, Daniele Valbonesi, Giancarlo Muzzarelli, Luca Giovanni Quintavalla, Luca Sabattini, Francesco Critelli (Pd) e sottoscritto anche da Vincenzo Paldino e Giovanni Gordini (Civici con de Pascale), Lorenzo Casadei (M5S), Simona Larghetti e Paolo Burani (AVS).
Nella risoluzione si critica la decisione presa lo scorso 24 gennaio dall’Agenzia delle Dogane che, ridefinendo il proprio modello territoriale, ha previsto un unico ufficio di primo livello a Bologna, cinque sedi provinciale tra il terzo e quinto livello e tre sedi che addirittura perdono la propria autonomia per diventare sezioni distaccate di altri uffici.
Riportando anche la contrarietà delle organizzazione sindacali, i consiglieri firmatari ricordano poi le dichiarazioni del presidente de Pascale, il quale “non intende consentire che una riorganizzazione amministrativa, basata su un’analisi parziale e distorta delle realtà territoriali su cui andrà ad incidere, possa pregiudicare lo sviluppo futuro del Porto di Ravenna e della tanta parte di economia regionale e nazionale che intorno a esso gravita” e per questo sollecitano l’intervento dell’esecutivo nazionale “affinché venga immediatamente rivisto un provvedimento privo di logica e oggettività”.
Il primo firmatario dell’atto di indirizzo politico Niccolò Bosi (Pd) ha specificato che la “risoluzione risale allo scorso febbraio ma il tempo trascorso non ha certo fugato i dubbi espressi, semmai li ha acuiti. La riorganizzazione è stata giustificata con valutazioni algoritmiche ma il declassamento generale registrato agli uffici regionali è un danno per tutto il sistema economico regionale e nazionale, oltre ad essere fortemente incoerente con la creazione della zona logistica semplificata. Il declassamento del porto di Ravenna, infine, è del tutto incoerente con i grandi investimenti programmati su tale scalo”.
Anna Fornili (Pd) ha sottolineato come la presentazione dei tre emendamenti “siano serviti per attualizzare ulteriormente il documento con dati che testimoniano l’incidenza negativa della riorganizzazione nel sistema degli scambi import-export di tutta la regione. Su Reggio Emilia, poi, il passaggio sotto la direzione di Modena è del tutto incomprensibile considerando che nel 2023 ha incassato 131 milioni di euro di imposte, risultando all’undicesimo posto tra tutte le province italiane”.
Anche Vincenzo Paldino (Civici) ha parlato di decisione del tutto incomprensibile “che testimonia la scarsa conoscenza dell’importanza economica della nostra regione in ambito nazionale ed europeo”. Per il capogruppo che proprio sul declassamento dell’ufficio dogana di Ravenna aveva presentato uno specifico question time, “questa decisione penalizza ulteriormente un commercio internazionale in grave crisi a causa dei dazi e delle crisi internazionali”.
Di tutt’altro tenore l’intervento della capogruppo di Fratelli d’Italia Marta Evangelisti, la quale sottolinea come “fin dal suo insediamento questa Assemblea legislativa fa da censore al governo nazionale, forse perché non vi sono atti o provvedimenti della giunta su cui intervenire, mentre quei pochi atti amministrativi varati prevedono solo vessazioni o inasprimenti fiscali a danno dei cittadini”. Evangelisti replica anche nel merito all’atto di indirizzo politico presentato riportando le risposte fornite dal Ministero alle lettere formali inviate dal presidente de Pascale. “Il presunto declassamento sostenuto dalla maggioranza di centrosinistra -continua la capogruppo- non ha alcuna ricaduta operativa negativa. Non c’è alcun rallentamento sugli sdoganamenti che dipendono dalle dotazioni tecnologiche presenti ed è proprio per potenziare i servizi del porto di Ravenna che il governo ha stanziato 465 milioni per il triennio 2024-2026. Il giudizio sull’operato del governo Meloni, quindi, è del tutto indebito e figlio della sindrome da primi della classe, soprattutto quando contestualmente alle critiche si riconoscono i numerosi potenziamenti attuati o programmati su tale scalo”.
Andrea Costa (Pd) ha invece sottolineato come “ad oggi non si riescono a scorgere quei criteri di razionalità che avrebbero dovuto guidare il processo di razionalizzazione e quindi rimane ancora senza risposta il perché attuare questa manovra. Io non ho risposte a riguardo ma io, le organizzazioni datoriali, i sindacati e tutto il mondo economico regionale vorremmo tanto averle da chi di dovere”. Oltre al rallentamento delle attività, Costa sottolinea come “l’accusa di attacco al governo sia distante dai fatti mentre sono assolutamente da criticare tempi e modi con cui il governo ha attuato la riorganizzazione e soprattutto è da criticare la mancanza di confronto messa in atto dopo le tante rimostranze sollevate”.
Il capogruppo Pd Paolo Calvano ha attuato un parallelo con la Legge di Murphy. “Così come si è soliti dire che se può accadere qualcosa di negativo allora sicuramente accadrà, così possiamo dire che ultimamente se il governo può fare qualcosa di negativo nei confronti dell’Emilia-Romagna, allora lo farà”. Per Calvano quella sulle dogane fa parte di molte altre battaglie “alcune di queste vinte, come nel caso dei tagli alla cultura poi rientrati o in corso d’opera, come il confronto sui provvedimenti del governo nei confronti dei sistemi sanitari fortemente incentrati sul pubblico come il nostro”. Per il capogruppo dem, quindi, “questo atto non è politica di bandiera ma vuole sollecitare il governo a rivedere una scelta oggettivamente dannosa per il territorio e l’economia dell’Emilia-Romagna”.
Per Alberto Ferrero (FdI) “la rappresentazione di un governo nazionale che rema contro l’Emilia-Romagna è semplicemente grottesca. I danni alla nostra Regione e al porto di Ravenna non vanno ricercati nel governo Meloni che sta attuando grandi investimenti testimoniati dagli 80 milioni stanziati per il rifacimento dello scalo ferroviario, ma dai precedenti governi che non si sono assolutamente curati del territorio e che hanno portato alle tragiche alluvioni del 2023”.
Lorenzo Casadei (M5S) ha infine chiuso il dibattito sottolineando come “la riorganizzazione è una scelta nazionale e se i criteri sono sbagliati, i criteri devono essere rivisti”. Per il capogruppo Cinque Stelle “ci vuole coerenza nel pubblicizzare la ZLS mentre al tempo stesso si depotenzia l’ufficio dogana che supporta uno scalo da cui anche recentemente sono partite merci e armi per Israele a testimonianza del fatto che il porto di Ravenna rappresenta un corridoio d’importanza europeo”.
(Luca Boccaletti)



