Parità, diritti e partecipazione

DONNE. GARANTE BRUNO E PRESIDENTE COMMISSIONE MORI A FORLÌ PER PRESENTAZIONE RICERCA SU DETENZIONE FEMMINILE: “NESSUNA AUTONOMIA ORGANIZZATIVA E BRICIOLE DI RISORSE”; “CAPIRE PER PREVENIRE I REATI”

In Emilia-Romagna 123 detenute a inizio 2015, di cui 65 straniere: le ospitano gli Istituti di Piacenza, Modena Sant’Anna, Bologna, Forlì e Reggio Emilia. Dieci sono madri, un parto in carcere nello scorso anno

La vita delle donne detenute “non è un argomento che suscita particolare attenzione neppure tra gli addetti ai lavori”: proprio per questo motivo, oggi, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’uomo, la Garante regionale delle persone private della libertà dell’Emilia-Romagna, Desi Bruno, e la presidente della commissione Parità e diritti delle persone dell’Assemblea legislativa regionale, Roberta Mori, sono state alla casa circondariale di Forlì per presentare i risultati della ricerca “Detenzione al femminile – Ricerca sulla condizione detentiva della donne nelle carceri di Piacenza, Modena, Bologna e Forlì”, promossa dall’Ufficio della Garante e realizzata dall’associazione di volontariato ‘Con…tatto’.

“Le recluse sono sempre state poche, meno del 5% della intera popolazione ristretta, e la loro esiguità numerica non le ha costrette a quel trattamento inumano e degradante costituito dalla mancanza dello spazio minimo vitale- commenta la Garante, Desi Bruno-. Eppure sono ingombranti, anche se la reclusione delle donne non ha una autonomia organizzativa, e vive spesso di quanto accade nel carcere maschile, dal quale riceve briciole, in termini di risorse”.

“Ci interessiamo, attraverso l’importante lavoro della Garante, a una ricerca rispetto alla detenzione femminile perché la popolazione femminile carceraria è del 4%, quindi veramente esigua rispetto alla popolazione carceraria tutta, e proprio per questo le esigenze e i bisogni che possono esprimere le donne detenute, ma anche le operatrici delle carceri, sono per noi importanti per capire e approfondire la loro relazione con il carcere e la vita al suo interno- commenta la presidente Mori-. Questo perché poi tutto si riflette anche sulla vita che sarà all’infuori del carcere e quindi speriamo e confidiamo che una ricerca approfondita su questo tema ci dia spunti utili alla prevenzione e al contrasto dei reati”.  

In Emilia-Romagna le donne in carcere, alla data del 2 dicembre 2015, erano 123, di cui 44 straniere – in prevalenza provenienti dall’Est Europa. Sono 5 gli Istituti che ospitano al loro interno sezioni dedicate all’espiazione di pena per le donne: Piacenza, Modena Sant’Anna, Bologna, Forlì e Reggio Emilia.
Nel 2014 si è registrato un parto in carcere, mentre erano 10 le detenute madri: ben tre di queste hanno scelto di non vedere i figli, o “perché il contatto è breve e il distacco è fonte di sofferenza” o per “non farli entrare in contatto con l’istituzione penitenziaria”.

Oggetto della ricerca, che Bruno e Mori hanno presentato insieme alla direttrice del carcere di Forlì, Palma Mercurio, e a esponenti nel mondo dell’associazionismo tra cui l’autrice, Lisa di Paolo, è la condizione di detenzione delle donne detenute all’interno degli Istituti dell’Emilia-Romagna, al fine di conoscere quali sono le modalità di organizzazione delle sezioni femminili, le attività, il rapporto con gli operatori, le opportunità di incontro con i familiari e figli, le difficoltà di convivenza. Si vogliono rilevare sia le variabili di tipo oggettivo – numero di detenute, nazionalità, tipologia di reato – che soggettivo – modalità di adattamento all’ambiente, sostegno e attività dedicate.
Paola Cigarini, referente della Conferenza regionale del volontariato, ha poi presentato tutte le attività realizzate nelle altre carceri in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’uomo.

“È proprio nella progettualità per un carcere diverso che si deve partire dall’uso del tempo della pena in funzione di costruzione di opportunità- sostiene Bruno-. E si potrebbe partire dalle donne detenute, riconoscendo alle stesse una diversa capacità di relazione e di cura, nella consapevolezza che lavorare per i diritti nei luoghi di privazione della libertà personale trova un limite insuperabile nella esigibilità degli stessi in quel contesto, la soggettività delle recluse appare come una opportunità da cogliere, e non da accantonare, incentivando capacità, occasioni, riflessioni, cambiamenti: questa ricerca- conclude la figura di Garanzia dell’Assemblea legislativa-
vuole essere un piccolo, ma significativo, contributo”.

La ricerca è disponibile per il download a questo indirizzo: http://www.assemblea.emr.it/garanti/attivita-e-servizi/detenuti/attivita/promozione/progetti/ricerca-azione-sulla-detenzione-al-femminile-1/ricerca-azione-sulla-detenzione-al-femminile

(Nella foto allegata: le partecipanti alla presentazione di questa mattina, tra cui la Garante Bruno, terza da sinistra, e la presidente Mori, quinta da sinistra

(jf)

 

Parità, diritti e partecipazione