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Pd: rispettare convenzione bilaterale con San Marino su imposizione fiscale

L’obiettivo di Rossi, Bulbi, Daffadà e Costi è quello di agevolare l’apertura di un tavolo tecnico tra i ministeri italiani competenti in materia e i corrispettivi dicasteri sanmarinesi, sollecitano anche l’istituzione di un osservatorio permanente sul fenomeno del frontalierato

“Garantire la corretta applicazione dell’articolo 18 della convenzione bilaterale tra Italia e San Marino, prevedendone l’estensione anche ai pensionati ex transfrontalieri della provincia di Rimini che percepiscono un trattamento pensionistico dall’Istituto di sicurezza sociale della Repubblica di San Marino, lo stesso trattamento riservato agli omologhi svizzeri e monegaschi”.

La richiesta, con una risoluzione rivolta al governo regionale, arriva da Nadia Rossi (prima firmataria), Massimo Bulbi, Matteo Daffadà e Palma Costi del Partito democratico.

L’obiettivo dei consiglieri è quello di agevolare l’apertura di un tavolo tecnico tra i ministeri italiani competenti in materia e i corrispettivi dicasteri sanmarinesi.

“Oltre 2.300 ex lavoratori frontalieri residenti nel territorio riminese per effetto di un’interpretazione unilaterale dell’Agenzia delle entrate regionale – spiegano i quattro dem – vengono inspiegabilmente assoggettati a una doppia imposizione fiscale: richiesta in contrasto rispetto a quanto definito dalla convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali (ratificata dallo Stato italiano con la legge 88 del 2013, che all’articolo 18, punto 3, indica espressamente che le prestazioni pensionistiche afferenti alla sicurezza sociale devono essere assoggettate a tassazione ‘solamente’ nel paese che eroga la prestazione)”. “L’evidente discriminazione e sperequazione fiscale praticata nei confronti degli ex lavoratori frontalieri del territorio riminese – aggiungono Rossi e colleghi – si rivela ancora più ingiusta e insopportabile dal momento che nella legge di bilancio dello stato approvata a dicembre 2022 è stata prevista a partire dal gennaio 2023 una diminuzione dell’aliquota sull’imposizione dei redditi da pensione, dal 23 per cento a un simbolico 5 per cento, misura inizialmente applicata solamente agli ex lavoratori frontalieri in Svizzera è stata estesa anche ai pensionati che hanno maturato il trattamento previdenziale nel Principato di Monaco”.

“Il fenomeno del lavoro transfrontaliero – rimarcano poi i quattro consiglieri – è portatore di problematiche endemiche mai risolte, come, per fare solo alcuni esempi, il trattamento fiscale (la franchigia non è indicizzata e il credito d’imposta viene riconosciuto solo in parte e non per l’intero importo), il riconoscimento delle tutele sociali previste dai rispettivi ordinamenti dei due stati con un criterio di reciprocità, i bonus riconosciuti ai lavoratori subordinati durante l’emergenza covid nei vari decreti aiuti, così come i bonus carburante”. Per questo, concludono, “serve istituire quanto prima un osservatorio permanente sul fenomeno del frontalierato”.

Attualmente un terzo dei lavoratori che ogni giorno si recano in territorio sammarinese, che ad oggi risultano essere circa essere circa 7mila persone, è di nazionalità italiana: oltre il 72 per cento risiede in provincia di Rimini.

(Cristian Casali)

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