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Economia Bologna. Crisi Me.Mo, Colla: non richiesto alcun tavolo di salvaguardia istituzionale

Facci (Lega): per la montagna servono politiche strutturali; Taruffi (ER Coraggiosa): l’Appennino diventi territorio a fiscalità di vantaggio

Per la salvaguardia del lavoro in Appennino servono interventi strutturali”. È questo, in estrema sintesi, quello che chiedono, anche se con toni diversi, Michele Facci della Lega Igor Taruffi di Emilia-Romagna Coraggiosa intervenuti in Commissione Politiche economiche (presieduta da Manuela Rontini) durante la discussione delle interrogazione, presentate da entrambi, sulla crisi della Me.Mo di Gaggio Montano a cui ha risposto l’assessore Vincenzo Colla. “Su questa situazione- ha esordito l’assessore- l’attenzione della Regione è sempre stata molto alta. Dopo la conclusione della vertenza Saeco abbiamo svolto un importante lavoro istituzionale per sostenere tutte le iniziative per la ricollocazione dei lavoratori in esubero e il sostegno socio-economico del territorio”. Nel suo intervento Colla ha citato il patto per l’occupazione e le opportunità economiche delle valli del Reno e del Setta del novembre 2016. “Dei 239 ex lavoratori Saeco avviati alla mobilità, sono stati 224 quelli che si sono registrati nei centri per l’impiego dell’Emilia-Romagna. 37 a inizio del 2017 avevano un lavoro. Delle 187 persone senza lavoro, sono state 167 quelle che complessivamente hanno beneficiato di misure di reindirizzamento lavorativo attraverso corsi di formazione”. Colla ha poi ricordato la genesi della ditta Me.Mo nata grazie alla TreT, alla Silma e all’Ima, partita con 35 dipendenti, con l’obiettivo di arrivare a 50 in un triennio, e oggi a quota 25 dipendenti tutti in cassa integrazione. “A oggi- ha rimarcato Colla- non è stato richiesto alcun tavolo di salvaguardia istituzionale. Di concerto con la Città metropolitana e il Comune di Gaggio Montano restiamo disponibili a un ulteriore intervento istituzionale”. Critico Facci sull’approccio utilizzato per combattere le crisi in Appennino: “La Regione ha investito un milione di euro del fondo sociale europeo per la formazione dei lavoratori ex Saeco. Alcuni lavoratori hanno trovato altre occupazioni, altri hanno aperto attività, mentre altri sono stati assunti dalla Me.Mo. Una realtà che oggi conta 25 lavoratori tutti in cassa integrazione. Viene da chiedersi se queste politiche salvagente, con molte risorse impegnate sulla formazione, portino veramente dei benefici ai cittadini e ai risultati sperati per il territorio. Credo che non sia sufficiente questo se vogliamo salvaguardare il lavoro in montagna. Servono interventi di tipo strutturale. Purtroppo la crisi della Me.Mo è lo specchio di quella che attanaglia la nostra periferia e spero che la Regione possa fare qualcosa di diverso”. Diverso l’approccio di Taruffi che, riconoscendo l’impegno della Regione nella vertenza Saeco e nella formazione degli ex lavoratori, ha però proposto un percorso differente: “Servono misure strutturali: una di queste, che ritengo fra le più importanti e che dovremmo chiedere tutti insieme in modo unitario, è quella dell’estensione dell’area a fiscalità di vantaggio anche per gli Appennini e le aree interne. Questa misura, introdotta meritoriamente per il Sud, va richiesta con forza per l’Appennino. Deve essere introdotta per alcuni anni e non mesi e può riequilibrare la situazione tra chi produce in Appennino e chi in altre zone. Il taglio del costo del lavoro deve essere un obiettivo che dobbiamo darci collettivamente. Difendere un posto di lavoro in montagna vale oggi il triplo. Se non c’è lavoro pian piano si perdono pezzi. Me.Mo ha dato occasione di lavoro a decine di lavoratori”. E sulla crisi della Me.Mo ha auspicato “un intervento da parte della Regione, visto il percorso fatto fino a ora”. ”

 

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