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Pd-Avs-Civici-M5s: campagna informativa sui referendum di giugno

Lo chiede una risoluzione approvata dalla commissione Statuto. La contrarietà del centrodestra

La Regione, giunta e Assemblea, promuova e coordini una campagna istituzionale capillare e accessibile sui cinque quesiti referendari dell’8 e 9 giugno 2025. Il tutto nel rispetto dei principi di imparzialità, neutralità e completezza dell’informazione e nel pieno rispetto della Legge 28/2000 e della relativa delibera Agcom.

Disco verde, a maggioranza, della commissione Statuto e Regolamento presieduta da Emma Petitti alla risoluzione di Pd-Avs-Civici-M5s a prima firma di Simona Larghetti e sottoscritta anche da Giovanni Gordini e Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale), e da Simona Lembi, Francesco Critelli, Francesca Lucchi, Emma Petitti, Elena Carletti, Ludovica Carla Ferrari, Marcella Zappaterra, Valentina Ancarani Matteo Daffadà, Alice Parma, Eleonora Proni, Fabrizio Castellari, Daniele Valbonesi, Maria Costi, Anna Fornili, Niccolò Bosi, Maria Laura Arduini, Lodovico Albasi, Raffaele Donini, Luca Giovanni Quintavalla, Luca Sabattini, Gian Carlo Muzzarelli, Andrea Costa, Andrea Massari, Barbara Lori, Paolo Calvano (Pd), da Paolo Burani e Paolo Trande (Avs) e da Lorenzo Casadei (M5s).

“Il diritto di voto, sancito dall’articolo 48 della Costituzione, costituisce non solo una prerogativa individuale, ma anche un dovere civico attraverso cui si realizza la partecipazione democratica alla vita della Repubblica. Le amministrazioni pubbliche, nel pieno rispetto della normativa sulla comunicazione istituzionale e della neutralità rispetto all’esito del voto, hanno il dovere di garantire un’informazione completa, oggettiva e accessibile su strumenti di partecipazione democratica come il referendum”, spiegano i firmatari che ricordano come “la legge 28/2000 (“par condicio”) non preclude la diffusione di contenuti informativi sulle modalità di voto e sulla formulazione dei quesiti, purché tali comunicazioni siano improntate alla neutralità, alla correttezza e alla chiarezza”.

In commissione la risoluzione è stata illustrata da Giovanni Gordini per il quale “è importante ricordare ai cittadini che hanno la possibilità di andare a votare”. Per Paolo Trande “ogni volta che si vota è una festa della democrazia; come ci ricorda il presidente Mattarella in democrazia è importante la partecipazione. Dobbiamo difendere le aspettative di una regolare informazioni sul voto di quei 5 milioni di cittadini che si sono mobilitati perché questi referendum si tenessero”. Sulla stessa linea Lorenzo Casadei, che invita a difendere l’accesso all’informazione previsto dalla Costituzione italiana.

“Questa è una risoluzione politicamente strumentale come tutte quelle presentate dalla maggioranza in questa Assemblea legislativa”, replica Francesco Sassone (FdI) che ricorda come il quorum ai referendum è stato previsto dal legislatore. Sulle stessa linea Fausto Gianella (FdI), che sottolinea come la quasi totalità dei referendum puntino ad abolire leggi fatte dal Pd quando era al governo, e Luca Pestelli (FdI) per il quale “per discutere questa risoluzione su un tema politico-elettorale c’è stata grande solerzia nel convocare la commissione, mentre ci sono risoluzioni che aspettano da tanto tempo per essere discusse. Penso che questa risoluzione sia incompatibile con le norme sulla comunicazione in periodo elettorale”.

“La risoluzione è molto chiara e il Pd la sostiene convintamente di fronte a un silenzio assordante su questo referendum”, spiega Fabrizio Castellari (Pd), mentre Simona Lembi (Pd) ricorda come “è giusto far sapere agli elettori che l’8 e il 9 giugno si votano i referendum: è importante farlo ora, in un momento storico complesso”.

Ferdinando Pulitanò (FdI) fa una previsione sul futuro: “Immaginate cosa succederebbe se, qualora il centrosinistra tornasse al governo e approvasse una legge sul Ius Soli, nascesse un comitato referendario per abolire questa legge…”.

Per Marta Evangelisti (FdI) “non è vero, come dice la maggioranza, che chi non andrà a votare lo farà perché è disinformato. Ai referendum è prevista l’astensione, che non è un reato”. Evangelisti mette in guardia da uno sconfinamento tra informazione politica e informazione istituzionale. “Questa è una risoluzione orientata ideologicamente che non rispetta la par condicio sostanziale…”, sottolinea Evangelisti.

“Abbiamo depositato questa risoluzione il 21 maggio scorso perché dieci giorni prima il presidente del Senato aveva pubblicamente fatto un appello all’astensione, se non ci fossero stata questa dichiarazione non saremmo qui a discutere “, sottolinea Paolo Calvano (Pd).

Parole, quelle di Calvano, alla luce delle quali Evangelisti e Sassone invitano a non strumentalizzare la figura del presidente del Senato.

(Luca Molinari)

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