La maggioranza di centrosinistra parla di una manovra di bilancio nell’interesse dei cittadini, che tutela la sanità pubblica colpita dai tagli del governo senza pesare sui redditi bassi, mentre l’opposizione di centrodestra la critica: non ci sono salti di qualità rispetto al passato e il ricorso alla leva fiscale è solo un modo per coprire gli errori politici.
Continua in commissione Bilancio presieduta da Annalisa Arletti la discussione sul Bilancio 2025 della Regione, una manovra da 14,3 miliardi di euro con nuove entrate (aumento di Irpef, Irap, bollo auto e ticket sanitari) e aumento di investimenti su settori come welfare, fondo per non autosufficienza, cura del territorio, fondo per l’affitto, trasporto pubblico locale.
Per i relatori di maggioranza Ludovico Albasi (Pd) e Fabrizio Castellari (Pd) la manovra proposta dalla giunta è imperniata sulla scelta di tutelare la sanità pubblica, il welfare, la cura del territorio e il trasporto pubblico locale, settori messi a dura prova dalle politiche economiche del governo. “Agiamo in un quadro nazionale dove il sistema delle autonomie deve fornire risorse allo Stato centrale per fare fronte alla tenuta della finanza pubblica nazionale e abbiamo le politiche sanitarie e il fondo per la non autosufficienza sotto finanziato o non finanziamento da parte del governo”, spiega Castellari, che ricorda come “vogliamo un’Emilia-Romagna che cammini su due gambe: da un lato il sostegno allo sviluppo, dall’altro la difesa della parte più fragile della popolazione”. Albasi sottolinea la preoccupazione “per la scelta Trump di introdurre dazi, che danneggeranno una regione come la nostra dal forte export; sulla nostra economia pesa anche l’aumento dell’energia a causa della guerra in Ucraina. La Regione ha dovuto ricorrere alla leva fiscale per compensare i mancati trasferimenti nazionali”.
Diametralmente opposta la posizione del relatore di minoranza Priamo Bocchi (FdI) molto critico sulla decisione della giunta di ricorrere alla leva fiscale: “Il Bilancio prevede un forte aumento di tasse, compresa l’Irap che -spiega- riguarda le imprese. Il nostro Pil regionale cresce, ma cresce meno che altrove; bisogna essere meno dogmatici in sanità e avere un rapporto nuovo con il privato. Infine, c’è un problema di politiche abitative che va risolto”.
Per Alberto Ferrero (FdI) il problema è la gestione della spesa sanitaria: “Si aumentano le tasse perché c’è un deficit in sanità, ma non lo si vuole risolvere: pensiamo ai Cau, nessuno ci ha detto quanto realmente sono costati e che beneficio hanno dato alla popolazione, ma restano aperti e nessuno interviene”. Sulla stessa linea Fausto Gianella (FdI) che chiede una revisione della gestione del sistema sanitario in Emilia-Romagna.
“Prima di aumentare le tasse la Regione avrebbe dovuto fare una verica per migliorare la spesa, riducendola. Gli aumenti delle tasse e dei ticket devono avere una modalità progressiva”, incalza Elena Ugolini (Rete civica).
“La Regione Emilia Romagna ha dovuto decidere se accettare l’impostazione che il governo vuole dare alla spesa pubblica, ovvero tagliare i servizi alle persone e alle famiglie, oppure fare scelte per mantenere la sanità pubblica e il welfare: abbiamo scelto di aumentare il numero delle persone da assistere e non di diminuirlo”, spiega Paolo Calvano (Pd) che ricorda il progressivo calo dei trasferimenti statali per la sanità a fronte della decisione del governo di tagliare 8 miliardi di euro alla spesa corrente delle Regioni, di cui 500 milioni all’Emilia Romagna. “La destra parla di razionalizzare la spesa, ma in realtà vuole tagliare. La destra critica la Regione quando ricorre alla leva fiscale, ma tace quando il sindaco leghista di Ferrara aumenta le tasse comunali”, sottolinea Calvano.
“La Regione ha anche sbagliato metodo nella presentazione del bilancio, anzitutto non coinvolgendo le parti sociali”, è la critica di Luca Pestelli (FdI) per il quale”l’aumento delle tasse danneggia soprattutto le aree alluvionate”.
“La destra chiama buco in sanità quello che si chiama fabbisogno, ovvero quello che serve per garantire un diritto dei cittadini a fronte dei cambiamenti del Paese”, spiega Paolo Trande (AVS) che, numeri alla mano, dimostra come l’Italia spenda per la sanità meno di altri Paesi europei. “Noi rivendichiamo questo bilancio perché in questo bilancio ci sono i nostri valori: sviluppo sostenibile e coesione sociali”, sottolinea Trande, per il quale “la destra faccia proposte alternative, se ne ha”.
Marco Mastacchi (Rete civica) ricorda che il taglio di 500 milioni di euro alla Regione è molto inferiore a quanto avvenuto in passato.
“Il governo ha deciso di sottofinanziare il sistema sociosanitario, il bilancio della Regione deve fare i conti con quest’fatto”, sottolinea Maria Costi (Pd).
Per Francesco Sassone (FdI) “la sinistra si conferma la coalizione delle tasse, mentre il centrodestra è la coalizione dell’efficientamento della spesa pubblica. Bonaccini ha voluto l’esercizio provvisorio perché così in campagna elettorale il Pd non ha dovuto dire che avrebbe aumentato le tasse”. Sassone lamenta di non aver ricevuto dalla giunta tutte le informazioni necessarie: “Ho chiesto informazioni sui Cau, ma non mi sono state fornite: mi sento come Asterix ne ‘Le 12 fatiche’ quando ne ‘la casa che rende folli’ cerca un lasciapassare che nessuno gli vuole rilasciare”.
“Abbiamo agito con equità per tenere insieme sviluppo e coesione sociale”, sottolinea Luca Sabattini (Pd) che ricorda come “la spesa pubblica non serve solo a garantire i servizi pubblici, ma è una forma di redistribuzione della ricchezza”.
“Da parte della maggioranza mi sarei aspettato un dibattito di più alto profilo; oggi scontiamo i tagli fatti tanti anni fa, ma non ricordo tante proteste da parte del centrosinistra”, spiega Alessandro Aragona (FdI). Sulla stessa linea Ferdinando Pulitanò (FdI) che rimanda al mittente le critiche del centrosinistra al governo smentendo che da Roma arrivino tagli che colpiscono la Regione: “In realtà la giunta sta applicando una ricetta da socialismo reale per finire di spolpare il ceto medio”.
Per Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) “a livello nazionale stiamo creando una situazione di diseguaglianza sanitaria per cui chi ha i soldi si cura, chi non li ha non si cura: per questo è giusta la scelta di questa Regione di difendere la sanità pubblica”.
Sul tema è pervenuto anche il commento di Marta Evangelisti (FdI) per la quale “L’Emilia-Romagna affronta un grave buco di bilancio, ma la maggioranza rifiuta ogni responsabilità. L’assessore Baruffi minimizza il problema, mentre il Pd, con Bonaccini in testa, ha evitato il confronto con associazioni e imprese e nascosto la crisi ai cittadini fino alle elezioni. Ora impone sacrifici a famiglie e imprese per coprire la propria cattiva gestione, aumentando la pressione fiscale con un nuovo assetto IRPEF che penalizza i redditi medio-bassi. La sinistra demonizza la spending review, confondendo la razionalizzazione delle risorse con tagli ai servizi, mentre la vera priorità dovrebbe essere eliminare sprechi e inefficienze”.
Nel replicare alle osservazioni dei consiglieri, l’assessore al Bilancio Davide Baruffi ribadisce l’importanza dell’impianto della manovra.
(Luca Molinari)