Governo locale e legalità

Regione: fra bilanci e controlli, il punto sulle società partecipate

Disco verde del centrosinistra sugli asset strategici della Regione, mentre il centrodestra chiede chiarezza sui numeri e sui risultati

Le società partecipate della Regione Emilia-Romagna sono un asset strategico, con i conti in ordine ed erogano servizi per i cittadini. È quanto è emerso durante dalla relazione dell’assessore Davide Baruffi nel corso della commissione Bilancio presieduta da Annalisa Arletti.

Una posizione, quella di Baruffi, che trova il sostegno del centrosinistra, mentre il centrodestra punta il dito su quelle società gravate di deficit di bilancio, chiedendo una razionalizzazione complessiva del settore per avere risparmi e maggiore efficacia.

Baruffi ha ricordato come, nel corso degli ultimi anni, la Regione abbia accentrato e riformato la governance delle partecipate dando così seguito alle raccomandazioni ricevute in tal senso da parte della Corte dei Conti: la riforma ha raggiunto gli obiettivi previsti, tanto che la stessa Corte dei Conti ha giudicato positivamente l’attività di viale Aldo Moro. Baruffi ha anche fatto una panoramica sulla situazione di società partecipate, fondazioni e agenzie e consorzi partecipati dalla Regione da cui è emerso che nel corso degli ultimi dieci anni (2015-2025) le società partecipate sono numericamente diminuite del 25%, i consorzi e le agenzie sono rimasti sostanzialmente stabili (12), mentre sono aumentate le Fondazioni, soprattutto in ambito culturale, che vedono il coinvolgimento della Regione (da 13 a 7). Varia anche la quota di presenza di viale Aldo Moro nelle società: si va da un massimo del 100% in Fera (Fiera di Ferrara e Ravenna) al minimo dello 0,06% di Banca popolare etica, passando per il 96% di Lepida e l’1% di Bologna Finanziaria Metropolitana (società in liquidazione). Dalla fotografia illustrata da Baruffi in commissione si vede come i dipendenti delle società partecipate superino di poco i 4.000 (di cui circa 350 con ruoli dirigenziali), mentre, per quanto riguarda di bilanci delle società, solo 4 società (di cui due in liquidazione) e la Fondazione Teatro Comunale di Bologna hanno bilanci in sofferenza, mentre tutti gli altri sono in attivo con realtà quali società fieristiche, Caab e Fer che hanno superato la fase critica del 2020 dovuta alle misure di contenimento sociale resesi necessarie per contrastare la diffusione del Coronavirus. Per quanto riguarda la Agenzie e i consorzi i dipendenti sono circa 3.000, mentre le Fondazioni ne hanno poco meno di 800.

A inizio seduta, la presidente Annalisa Arletti ha ricordato l’importanza del percorso di approfondimento, evidenziando il ruolo della commissione Bilancio in fatto di garanzia e di controllo sugli organismi regionali e sulle partecipazioni.

Per Maria Costi (Pd) “è positivo che si sia rafforzato il processo di governance e di controllo. Fa piacere il parere positivo della Corte dei conti sul lavoro svolto. Come tutti i controlli è importante che guardino alla sostanza senza sommergerci di regole”.

“La percezione che si ha è quella di essere ancora un po’ indietro – evidenzia Alessandro Aragona (FdI) -. Oggi siamo all’interno di un cambio di modello di governance e l’auspicio è che questo percorso complesso non crei fasi di stallo. C’è una riflessione da fare non solo sulle competenze, sul ‘chi fa cosa’, ma anche sulla diversità delle società partecipate, società che toccano tutti i rami della vita sociale di questo territorio. Allo stesso modo, bisognerà ragionare sulla razionalizzazione, sulle società nelle quali la Regione intende investire in modo efficiente e su altre partecipazioni che sono invece marginali, così come su quelle che sono in via di dismissione o liquidazione”.

Fabrizio Castellari (Pd) ha sottolineato come “siano importanti le partecipate. Ormai tutti gli enti locali hanno partecipazioni nel territorio regionale. Rappresentano un’opportunità per l’Emilia-Romagna, rafforzata dal giudizio positivo della Corte dei conti. Abbiamo 21 partecipate, 17 agenzie e consorzi e 17 fondazioni: una fotografia importante per il futuro del buon governo della Regione”.

Elena Ugolini (Rete civica) chiede delucidazioni sulle modalità di controllo sulle singole partecipate “e su come lo stesso servizio potrebbe essere svolto con altre modalità”. Il riferimento, afferma Ugolini, “è a quelle situazioni di ‘monopolio’ che talvolta si creano, nelle quali si opera all’interno di una sorta di alveo precostituito. Sul punto, sarebbero importanti audizioni mirate delle singole partecipate”. Altro tema evidenziato dall’esponente di Rete civica riguarda le modalità di nomina dei vertici delle partecipate. “Occorre garantire trasparenza – spiega -, soprattutto rispetto a quel modello per il quale persone che hanno avuto un ruolo politico effettuano poi un passaggio al vertice di una società o viceversa”.

Ferdinando Pulitanò (FdI) ha chiesto chiarimenti “sull’indirizzo politico che la Regione vuole avanzare sul ‘mare magnum’ delle partecipate. La Corte dei conti in più di un’occasione ha sferzato gli enti locali su una governance non troppo trasparente. Faccio l’esempio di Tper. La Regione dica anche se ha pensato a un sistema di valutazione sulle partecipate che ricevono finanziamenti regionali”.

Secondo Luca Sabattini (Pd) elemento centrale e dirimente del dibattito “è quello di stabilire i confini della tecnica e della politica”. “Se non abbiamo chiari questi confini – afferma –, si rischiano dei cortocircuiti importanti. Altro aspetto rilevante, riguarda la separazione del dibattito sulla base delle competenze delle singole società, che sono molto diverse fra loro. Su questi temi, già nelle prossime settimane si potrebbe avviare la riflessione”.

Paolo Trande (Avs) ha sottolineato come “uno dei motivi della disaffezione dei cittadini alla politica è l’aver sottratto sempre più funzioni primarie e servizi al governo diretto degli enti. In questo processo abbiamo esternalizzato un po’ di tutto, collocando addirittura qualche azienda in borsa, sottraendola così al controllo democratico dei cittadini. Per le Regioni è arrivato il momento di provare a fare un bilancio per vedere come ha funzionato questo sistema e valutare se riportare la gestione in forma diretta”.

Alberto Ferrero (FdI) ha evidenziato come “negli ultimi 10 anni la Regione abbia cercato di uscire via via da diverse società, riducendo il numero delle sue partecipazioni”. “Ma questo processo, a nostro avviso, è ancora troppo lento – ha affermato -. Vorremmo che venisse approfondito lo stato dell’arte e che venissero forniti i dati aggiornati sui processi di uscita dalle varie società”.

Tommaso Fiazza (Lega) ha chiesto chiarimenti “sul Centro di ricerche marine che da alcuni anni registra passività e se sia intenzione della Regione procedere a dismetterlo. Per quanto riguarda le fiere, dal 2017 l’indirizzo era quello di accorparle, come Parma e Bologna, ma non è mai avvenuto: c’è ancora questa volontà? Sui Centri agroalimentari qual è l’indirizzo? Stessa domanda per gli aeroporti e sul trasporto pubblico locale”.

Simona Lembi (Pd) ha posto il tema “del riconoscimento, della tutela e della valorizzazione della funzione pubblica che sta alla base delle partecipate”. “Penso al trasporto pubblico – ha spiegato -. Quando il governo nazionale ha diminuito i finanziamenti, la scelta di questa Regione è stata quella di assicurare fondi per continuare a garantirlo con efficienza sul territorio. È importante continuare a tutelare e garantire questo tipo di funzione pubblica”.

(Luca Molinari, Lucia Paci, Brigida Miranda)

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