“L’obiettivo è di migliorare le condizioni delle carceri della regione”. Sulla situazione delle carceri in regione interviene in commissione per la Parità e per i diritti delle persone e cultura (presieduta da Elena Carletti) l’assessora regionale al Welfare, Isabella Conti.
L’assessora affronta subito il tema del sovraffollamento: “Un problema che inevitabilmente ne produce altri, a partire dalla gestione delle attività, da parte del personale carcerario (peraltro sottodimensionato), rivolte al detenuto”. Conti interviene, poi, sulla questione dell’assistenza sanitaria in carcere: “Un tema per noi fondamentale, vogliamo potenziare il servizio sanitario all’interno delle carceri, anche rispetto al problema delle dipendenze”. Prosegue sulla situazione carceraria in regione: “Una situazione esplosiva, serve cambiare rotta, in regione nei primi mesi del 2025 ci sono già stati 5 suicidi in carcere, 3 a Modena, 1 a Bologna e 1 a Reggio”. Conclude, poi, sul carcere minorile Pratello: “Anche qui ci sono problemi di sovraffollamento, sui trasferimenti alla Dozza abbiamo condiviso con il ministero l’impegno, finita l’emergenza, a non aumentare i numeri già programmati, parliamo di una cinquantina di detenuti”.
Interviene, poi, il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri: “Sono poco meno di 4 mila (compresi i minori) le presenze in carcere in regione, in tre anni aumentate di circa 500 unità. Se calcoliamo anche le persone che passano un solo giorno in carcere il bacino di riferimento passa addirittura a 7 mila”. Sul tema della capienza carceraria: “La capienza delle carceri regionali arriva invece a circa 3mila posti”. Aggiunge: “Mentre le persone che non sono in carcere ma comunque con misure limitative della libertà sono circa 10mila”. Prosegue sulle donne: “Anche in Emilia-Romagna ci sono circa quattro donne in carcere ogni 100 uomini, mentre gli stranieri sono uno su due”. Conclude sul problema dei 50 detenuti, definiti giovani adulti, in trasferimento alla Dozza di Bologna: “Una scelta sbagliata, forse sarebbe stato meglio svuotare il piccolo carcere di Ravenna per dedicarlo a questi detenuti”.
La presidente Carletti ribadisce che “garantire percorsi personalizzati in carcere, a partire dal lavoro, vuole dire favorire il reintegro sociale del detenuto una volta fuori. Quello della rieducazione deve rimanere l’aspetto centrale della pena, collegato al tema della sicurezza collettiva”.
Valentina Castaldini (Forza Italia) avanza una considerazione sul garante dei detenuti: “Lo strumento del garante è particolarmente utile, è un riferimento importante all’interno del carcere. Dobbiamo lavorare anche per renderlo più libero nel suo agire”.
Sulla stessa linea Priamo Bocchi (Fratelli d’Italia): “Cavalieri è una persona particolarmente seria. Rivediamo la norma sulla rielezione”. Sul tema della sanità in carcere: “Le nuove risorse regionali non vengono distribuite tenendo conto delle esigenze delle singole carceri. A Parma, ad esempio, c’è un numero maggiore di persone detenute con problemi sanitari”.
Fausto Gianella (Fratelli d’Italia) su Cavalieri: “Importante avere persone che stanno dalla parte dei deboli”. Il consigliere vuole poi sapere “quante persone straniere, in percentuale, entrano nel circuito delle dipendenze solo dopo l’arrivo in Italia”.
Paolo Burani (Alleanza Verdi Sinistra) sul tema della tossicodipendenza: “Pesa tantissimo fra la popolazione carceraria. I percorsi rieducativi devono diventare uno strumento anche per contrastare le dipendenze, con personale dedicato”.
Elena Ugolini (Rete civica) ribadisce “l’importanza del valore del lavoro, che riempie le giornate del detenuto, utile anche rispetto al tema della recidiva”. “Importante, poi, lavorare sulle comunità educanti, serve investire di più su questo tipo di strutture che garantiscono buoni risultati”.
Per Maria Laura Arduini (Partito democratico) “con il decreto Caivano la visione diventa carcerocentrica producendo l’aumento dei minori detenuti. Serve invece lavorare sui percorsi di inclusione, investendo anche sulla prevenzione. È utile la presa in carico in toto della persona”.
Per Niccolò Bosi (Partito democratico) “non va trascurato l’aspetto del culto, la possibilità di praticare deve essere un diritto per il detenuto, un tema che riguarda la dignità della persona”.
(Cristian Casali)