Garantire alle donne libertà economica, prevenire le discriminazioni in ambito lavorativo, investire nell’informazione per combattere stereotipi e pregiudizi di genere.
Queste le strategia di intervento emerse dal convegno “Dalla denuncia alla prevenzione: la vera sfida contro la violenza di genere”, organizzato da Sonia Alvisi, consigliera regionale di parità della Regione Emilia-Romagna, a Bologna, nella sede dell’Assemblea legislativa, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
“Quello delle molestie sul lavoro è un problema concreto: il 13,5% delle donne ha subito molestie sul luogo di lavoro, un problema, invece, che riguarda solo il 2,4% degli uomini. La violenza può essere compresa solo da chi la subisce e reagire è un diritto delle donne. Pertanto, nei luoghi di lavoro serve fare prevenzione e occorre individuare i possibili rischi di discriminazione che possono portare a vere e proprie forme di prevaricazione e di violenza”. Ha aperto il convegno con questa disamina Sonia Alvisi, che ha aggiunto: “La violenza di genere è un fenomeno che esiste da sempre, pertanto non è corretto parlare di emergenza e si deve mettere in campo ogni misura per contrastarlo. C’è urgenza di un cambiamento culturale e serve concentrarsi sulle pari opportunità. Il lavoro è la prima forma di emancipazione sociale della donna, lo strumento principale per garantirsi la libertà. E in ambito lavorativo le condotte illecite non vanno mai giustificate”. “Le donne – ha concluso la consigliera di Parità della Regione – devono sentirsi ascoltate e credute. Gli strumenti per combattere le discriminazioni sui luoghi di lavoro ci sono già, ma devono trovare piena applicazione”.
Patrizia Tullini, docente di diritto del lavoro all’Università di Bologna, ha introdotto il quadro giuridico sul tema delle violenze in ambito lavorativo: “La molestia sul lavoro, come da normativa in materia, è a tutti gli effetti una discriminazione di genere. I numeri sulle discriminazioni in ambito lavorativo sono impressionanti. Oggi c’è sì più consapevolezza delle donne sul fenomeno ma emerge comunque un dato sconcertante: nella metà dei casi le lavoratrici considerano ancora la molestia un fatto non grave. C’è un altro dato preoccupante: oltre il 90% delle lavoratrici lamenta l’assenza di politiche formative, informative e di prevenzione del fenomeno”. L’avvocata penalista Antonella Rimondi, sullo stesso tema, ha spiegato che “in ambito penale le molestie sono considerate un reato di serie B. Però – ha sottolineato – se c’è un contatto fisico non è più molestia ma violenza”. Per Aniello Pisanti, direttore centrale vigilanza e sicurezza sul lavoro Ispettorato nazionale del lavoro, “il contrasto a forme di discriminazione sul lavoro passa dall’attivazione del datore di lavoro, a partire dall’ottenimento della certificazione della parità di genere”. Claudia Segre, presidente di Global thinking foundation, è intervenuta sull’autodeterminazione economica delle donne: “Il ruolo sociale ed economico delle donne passa da una questione di genere. L’autodeterminazione economica, che ancora non c’è per tutte, diventa quindi centrale. Importante, su questo tema, che l’Italia si sia dotata di una certificazione di genere”.
Il convegno si è chiuso con le esperienze raccontate da una rappresentanza di Consigliere regionali di parità: Ivana Enrica Pipponzi (Basilicata), Maria Grazia Maestrelli (Toscana) e Irene Mercuri (Liguria). Infine, Francesca Calaminici (Consigliera di fiducia) e Silvia Della Branca del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria per l’Emilia-Romagna e le Marche, hanno ribadito quanto sia necessario puntare sulla prevenzione.
(Cristian Casali)