La Regione Emilia-Romagna ribadisce l’impegno per contrastare la violenza contro le donne anche con misure concrete come l’esenzione del ticket per le vittime di violenze di genere, approvata nei giorni scorsi con una delibera di Giunta. La conferma è arrivata nel corso dell’Assemblea legislativa convocata oggi, proprio in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre di ogni anno. Dopo il minuto di silenzio chiesto dal presidente dell’Assemblea Maurizio Fabbri a inizio dei lavori, lo sforzo della Regione è emerso dalle parole dell’assessora alle Pari opportunità Gessica Allegni ed è stato ribadito con l’approvazione di una risoluzione presentata dalla maggioranza in cui si chiede di aumentare le tutele per le donne, sostenerne l’inserimento lavorativo e prevedere, a livello nazionale, piani scolastici con percorsi obbligatori di educazione all’affettività, al rispetto, alla parità di genere e alla prevenzione delle dinamiche violente. La risoluzione è stata votata nel suo complesso dai partiti di maggioranza (Pd, Avs, Civici, M5s), mentre quelli di minoranza (FdI, FI, Rete civica) hanno chiesto e ottenuto di votarla per parti separate, ovvero hanno votato a favore dell’impianto generale e degli impegni rivolti alla giunta mentre si sono astenuti, o hanno votato contro, su diversi impegni rivolti al governo.
La relazione dell’assessora Allegni
“Sono state 104 le donne vittime di violenza nel 2024” ha premesso l’assessora alle Pari opportunità Gessica Allegni per poi sottolineare: “Il dato che ci consegna il gruppo di ricerca sul femminicidio della Casa delle donne di Bologna risulta in lieve calo sul 2023, ma la costanza di questi numeri, il loro carattere strutturale, ci impone attenzione e senso di responsabilità. In Emilia-Romagna possiamo contare su 23 centri antiviolenza, 58 case rifugio e 15 centri per uomini autori di violenza tra pubblici e privati, una rete fondamentale per la lotta contro la violenza”. Per Allegni “parlare di educazione sessuo-affettiva nelle scuole non può essere considerato un tabù. Facciamone un tema di riflessione anche fra noi, in modo laico, ma aumentare la consapevolezza delle ragazze e dei ragazzi, insistere nel promuovere la cultura del rispetto credo sia un dovere anche morale delle istituzioni pubbliche. Come Regione, in occasione del 25 novembre abbiamo promosso la campagna ‘Non sono tua’, per ribadire il concetto, per nulla scontato, di libertà e autonomia di ogni donna rispetto al proprio partner e a chiunque ne voglia limitare le aspirazioni, le frequentazioni, le decisioni. La campagna è stata realizzata in 5 diverse lingue, perché il nostro intento è arrivare a tutte le donne che vivono nella nostra regione e far arrivare a più persone possibili il nostro messaggio”. “Ho poi intenzione – ha aggiunto – di riconvocare il Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, istituito dalla legge 14 quale organo consultivo della Regione. Un importante strumento di partecipazione e rappresentanza la cui ripresa sarà fondamentale per garantire una condivisione a più livelli, favorendo il dialogo fra istituzioni, enti locali, associazioni e realtà del territorio coinvolte nel contrasto alla violenza di genere”. “La strada verso la piena parità è ancora lunga. Noi vogliamo che l’Emilia-Romagna continui a essere un laboratorio di innovazione sociale, dove le politiche di genere non sono un capitolo a parte, ma attraversano tutte le politiche regionali e dove dire no alla violenza, vuol dire riconoscere la dignità, la libertà, il diritto all’autodeterminazione delle donne in tutti gli ambiti della vita sociale, professionale, economica”, ha concluso Allegni, per la quale “parlare di repressione senza prevenzione è un errore strutturale. Parlare di educazione affettiva serve ai ragazzi per conoscere il proprio mondo interiore e di relazioni. Oggi i giovani vivono in un mondo virtuale di cui conosciamo poco e in cui, spesso, si annidano fenomeni di violenza che possono avere derive tragiche. Mi impegno a raccogliere tutte le sollecitazioni di quest’Aula e ringrazio tutti gli operatori che accompagnano le donne in un percorso di sicurezza e di coraggio”. L’assessore ha confermato come nei giorni scorsi la giunta abbia approvato l’esenzione del ticket per le vittime di violenze di genere.
Il dibattito
Le parole di Allegni hanno dato vita a un confronto fra i gruppi consigliari.
“La violenza contro le donne è da condannare: il mondo così come è stato costruito è a misure degli uomini, per questo è falso ignorare questa realtà. C’è in ballo la responsabilità di noi uomini che dobbiamo interrogarci e diventare anche noi femministi”, spiega Niccolò Bosi (Pd) che ricorda come “serve una collaborazione tra casa rifugio e centri antiviolenza”.
Sulla stessa linea Paolo Burani (Avs) che invita a “superare il patriarcato: guardiamo i numeri, che ci dimostrano come serva intervenire. Bisogna puntare sull’educazione, a partire dalle scuole su cui dobbiamo investire per insegnare ai ragazzi cosa significa avere rispetto delle donne”.
“Dal Parlamento arrivano notizie preoccupanti: c’era un accordo tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein perché le nuove norme cosiddette ‘del consenso’ venissero votate subito alle Camere, ma apprendiamo che questo non sarà perché la destra a Roma ha chiesto di fare numerose audizioni. È brutto che questo avvenga oggi, 25 novembre, Giornata internazionale per il contrasto alla violenza sulle donne”, spiega Simona Lembi (Pd).
Per Valentina Castaldini (FI) “la violenza sulle donne è un problema di pace, di ricerca di relazioni giuste e non prevaricazione. La violenza di genere si contrasta anche creando contesti di pace e rispetto dove le donne possano sentirsi sicure. Vogliamo capire come la Regione possa adottare queste strategie. La violenza non nasce dal nulla, dobbiamo portare pace dove oggi c’è conflitto, nelle case, nelle scuole, nelle relazioni pubbliche e in questo la politica ha una responsabilità enorme”.
Elena Ugolini (Rete Civica) ha evidenziato che “spesso il motivo per il quale una donna su tre ha subito una violenza fisica, sessuale o psicologica è perché si pensa alle donne come oggetto. Quindi, il tema del dominio è un tema cruciale e lo sguardo all’altro deve nascere e crescere in famiglia. È importante l’educazione, non la propaganda. Sono diffidente sui corsi sull’educazione affettiva e sessuale, perché il problema profondo è che ognuno di noi vive senza avere coscienza che l’altro fa parte della propria vita”.
Lorenzo Casadei (M5s) ha commentato: “È positivo il provvedimento bipartisan del parlamento sul consenso ma è controverso arrivare al 2025 per scrivere nero su bianco che senza consenso un rapporto sessuale è stupro. Negli ultimi anni il quadro normativo si è rinforzato ma siamo ancora qui a contare i femminicidi perché la verità è che nessuna legge da sola può fermare la violenza sulle donne, perché bisogna spezzare le radici profonde di una cultura che considera le donne come un bene disponibile. Per questo è fondamentale introdurre l’educazione affettiva nelle scuole”.
“Oggi 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non dovremmo solo commemorare ma agire per cambiare. Le donne ci chiedono tutele, dignità e libertà, il governo nazionale ha deciso di intervenire con determinazione su queste tematiche, con il potenziamento del codice rosso, con l’introduzione del reato di femminicidio, raddoppiando le risorse per i centri anti violenza e le case rifugio, con nuovi fondi sul reddito di libertà, con le campagne nelle scuole”, evidenzia Marta Evangelisti (FdI), che avanza una proposta: “Come Fratelli d’Italia presenteremo un progetto di legge sulla parità e contro le discriminazione di genere anche a tutela della sicurezza delle donne. Nessuna donna deve essere resa invisibile”.
“Oggi ci siamo tutte, ma non allo stesso modo. Noi della maggioranza portiamo un fazzoletto fucsia, un codice visivo di resistenza. Non vogliamo la protezione delle donne come se fossimo individui fragili. Dobbiamo combattere il sistema patriarcale, non ne possiamo più di leggi di uomini che hanno ucciso donne. Se vogliamo salvare la famiglia sana, dobbiamo educare le giovani generazione e insegnare cosa è la responsabilità emotiva nelle relazioni. Le donne sono soggetti liberi e una società che riconosce l’autonomia garantisce la libertà”, ha evidenziato Simona Larghetti (Avs).
Annalisa Arletti (FdI) ha ribadito la necessità di intervenire con azioni concrete: “La ricorrenza del 25 novembre non deve essere solo simbolica. La violenza sulle donne oggi non è più un fatto privato, stiamo scardinando un sistema, contrastando prima di tutto quelle omertà che in certe culture ancora resistono. La violenza contro le donne è un crimine e va contrastata senza ambiguità. Dobbiamo partire dalla legalità, dalla sicurezza e dalla responsabilità personale. La violenza si combatte anche con la prevenzione, coinvolgendo le scuole”.
“Abbiamo capito tutti che si tratta di un tema culturale e per questo non capiamo quello che alcuni esponenti del governo hanno detto parlando di codice genetico”, spiega Giovanni Gordini (Civici) per il quale “occorre partire dalla scuola, dai ragazzi. Bisogna portare all’interno della scuola una materia importante come spiegare l’affettività. Bisogna che su un tema come quello del contrasto alla violenza sulle donne bisogna cercare alcuni punti di unità”.
“Quanto è avvenuto in Senato, dove si sono allungati i tempi per la nuova legge, è un fatto molto grave: la politica non può dare segnali sbagliati, fare un passo avanti e poi uno indietro, perché così di danno segnali di sfiducia. Sull’autodeterminazione delle donne non si devono fare passi indietro”, spiega Elena Carletti (Pd) che ricorda come “le conquiste delle donne iniziano grazie alle lotte degli anni ’70, ora non possiamo arretrare. Dobbiamo tenere insieme una grande rete fatte di istituzioni, la Regione, le case rifugio, i volontari”.
La risoluzione
L’Assemblea legislativa ha approvato una risoluzione della maggioranza (Pd, Avs, Civici e M5s) che impegna la giunta regionale a proseguire nell’attività di promozione e diffusione di una cultura di parità, a partire dalle scuole, lavorando su progetti rivolti al potenziamento del ruolo sociale, economico e culturale della donna, anche con collaborazioni con i media. Si sollecita, poi, il rafforzamento di protezione alle vittime di violenza, a partire dall’inserimento in lavori di qualità, dal potenziamento degli strumenti di autonomia abitativa e dalla garanzia di pene certe per i maltrattanti. Centrale, nelle istanze rivolte al governo nazionale, l’introduzione nei piani scolastici di percorsi obbligatori di educazione all’affettività, al rispetto, alla parità di genere e alla prevenzione delle dinamiche violente. La risoluzione è stata votata nel suo complesso dai partiti di maggioranza, mentre quelli di minoranza (FdI, FI, Rete civica) hanno chiesto e ottenuto di votarla per parti separate, ovvero hanno votato a favore dell’impianto generale e degli impegni rivolti alla giunta e si sono astenuti o votato contro sui diversi impegni rivolti al governo.
(Lucia Paci, Cristian Casali, Luca Molinari)



