La commissione Politiche economiche, presieduta da Luciana Serri, ha espresso parere favorevole al Programma delle attività di Ervet (Emilia-Romagna valorizzazione economica del territorio) spa e all’approvazione della convenzione triennale 2016-2018 della Regione con la società partecipata: sì da Pd e Sel, no da Ln, Fi e Fdi-An, mentre si è astenuto il M5s.
L’assessore al Coordinamento delle politiche europee, allo sviluppo, scuola, formazione professionale, università, ricerca e lavoro, Patrizio Bianchi, ha ricordato che “la funzione fondamentale di Ervet consiste nel fornire assistenza tecnica alla Regione in merito ai fondi europei, a partire dall’elaborazione dei programmi per passare alla gestione dei finanziamenti e per finire con il supporto alla realizzazione degli interventi”. Altra importante funzione è “l’assistenza sui programmi di cooperazione internazionale”. L’attività di programmazione, in particolare, “è tanto rilevante che nel 2015 si è già cominciato a lavorare per la messa a punto dei programmi del quinquennio 2020-2025”. Infine, “il piano finanziario triennale 2016-2018 di Ervet, suddiviso per le tre tipologie di fonti di finanziamento (capitolo generale dell’Ente, fondi strutturali Ue e fondi settoriali, nazionali, internazionali), prevede uno stanziamento di 9,4 milioni (Iva inclusa) per il 2016, di 9,6 milioni e di circa 9,8 milioni rispettivamente per il 2017 e il 2018 (per queste due annualità con Iva calcolata al 24%)”.
Stefano Bargi (Ln) ha chiesto “il motivo per cui nel programma di Ervet compaia reiteratamente il riferimento allo ‘sviluppo territoriale’” e se “le funzioni di Ervet, spesso sovrapponibili a quelle della Regione, non potrebbero essere garantite dalla stessa Amministrazione regionale”. L’assessore ha risposto che “l’assistenza tecnica fornita da Ervet è la funzione cardine per accompagnare lo sviluppo territoriale, tanto che lo ‘sviluppo territoriale’ può considerarsi l’autentica specializzazione di Ervet, qualsiasi sia la dimensione dell’ambito territoriale: comunale, provinciale, di area vasta, interregionale e nazionale”. Infine, ha concluso Bianchi, “la Regione non può esercitare direttamente le funzioni affidate a Ervet perché espressamente vietato dall’Unione europea, che stabilisce o il ricorso a società in house, come Ervet- scelta che ha il vantaggio di costruire competenze professionali specifiche cui dare continuità-, o il ricorso a soggetti privati”.
Tommaso Foti (Fdi-An) ha rilevato “l’anomalia del personale di Ervet (44 unità) – ancora inquadrato nel ruolo dei bancari, visto che nel 1974 l’Ente era nato come società finanziaria – anche se le funzioni sono radicalmente mutate, il che si aggiunge al proliferare delle collaborazioni (oggi 102) peraltro frequentemente reiterate nel tempo”. Inoltre, ha chiesto se “l’ipotesi delineata nella ‘bozza Vassallo’ circa la riorganizzazione della macchina regionale, che suggerisce una fusione fra Ervet, Aster e Apt, sia realizzabile e in quali tempi”. Bianchi ha risposto che “la razionalizzazione delle società partecipate va percorsa tenendo in considerazione le specifiche funzioni di ognuna e le fusioni devono avvenire solo fra enti che hanno omogeneità funzionale, pena la disfunzionalità operativa”. Il processo, ha concluso, “è ormai alle porte ed è probabile che possa interessare anche Ervet”.
Infine, Mirco Bagnari (Pd) ha sottolineato l’esigenza, “data la rilevante utilità di Ervet, di rafforzarne il raccordo con la Regione anche per il supporto in ambiti come l’economia regionale legata al welfare, la partecipazione ai bandi per i fondi europei delle piccole e micro imprese, la semplificazione dell’attività amministrativa e il processo di riorganizzazione della Regione”.
(lg)