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Formazione. Specializzazione medica, Montalti (Pd): rivedere modalità accesso e uscita per borse di studio

“In Emilia-Romagna non sono previsti requisiti per l’accesso, come non ci sono obblighi all’uscita di operare almeno per un periodo in regione: in questo modo si creano nelle diverse regioni delle disparità tra i candidati”

“Rendere più chiare le modalità di selezione e di accesso, oltre che di uscita, relative ai contratti di formazione medica finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e dalle singole aziende sanitarie”. A chiederlo, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, è Lia Montalti del Partito democratico. Le amministrazioni regionali, spiega la consigliera, “annualmente mette a bando un numero di contratti di formazione specialistica, le cosiddette borse di studio: per usufruirne servono dei requisiti di accesso (che il concorrente deve dichiarare di possedere all’atto della procedura concorsuale)”. Requisiti, prosegue, che cambiano a seconda della regione (la Sardegna, ad esempio, richiede o la nascita in regione o la residenza, anche il Piemonte chiede la residenza da almeno cinque anni e l’iscrizione all’ordine dei medici regionale, iscrizione che pretende anche la Toscana). In aggiunta, rimarca l’esponente Pd, “ci sono anche degli obblighi in uscita (la Lombardia, ad esempio, conseguito il diploma, richiede di esercitare la professione in regione per almeno tre anni, mentre il Veneto ne chiede due, in più la stessa Lombardia assieme alla Liguria prevedono in caso di abbandono del percorso la restituzione di parte dei fondi investiti)”. I tanti abbandoni, rimarca quindi Montalti, “determinano inevitabilmente delle perdite per le casse regionali”. In Emilia-Romagna, sottolinea, “non sono peraltro previsti requisiti per l’accesso, come non ci sono obblighi all’uscita di operare almeno per un periodo in regione”. In questo modo, conclude, “si creano nelle diverse regioni delle disparità tra i candidati”.

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