Un Comune, inserito in un progetto di fusione di Comuni, i cui cittadini, in occasione del referendum consultivo, si esprimano a maggioranza contro l’istituzione di un nuovo Comune unico, viene automaticamente escluso dall’iter di fusione. Ciò senza pregiudicare la fusione fra gli altri Comuni in cui sia prevalso il ‘sì’ alla fusione. È questa la modifica più significativa alla legge regionale in materia di riordino territoriale e di sostegno alle unioni e fusioni di Comuni contenuta in un progetto di legge presentato da Galeazzo Bignami, primo firmatario, e Enrico Aimi (Fi).
Il disegno di legge – si legge nella relazione introduttiva – è dettato dall’esigenza di contemperare la volontà delle popolazioni che intendono proseguire nel percorso di fusione con la volontà di quelle popolazioni che, al contrario, ritengono di non dover aderire alla proposta di istituzione di un nuovo Comune unico. Un bilanciamento degli interessi e delle posizioni in gioco – scrivono i proponenti – di cui il legislatore regionale deve necessariamente farsi interprete, in quanto, stando alle norme vigenti, attualmente le popolazioni dei comuni demograficamente minori sono di fatto vincolate negli esiti finali alle determinazioni dei comuni maggiori. Una situazione – precisano i consiglieri – che, in caso di fusione di Comuni, prefigura il rischio, peraltro concretizzatosi, che nei futuri consigli comunali le popolazioni dei disciolti comuni demograficamente minori rimangano prive di rappresentanza.
Da qui la proposta di modifica della legge regionale, attraverso la quale Bignami e Aimi intendono “rafforzare la volontà popolare e il coinvolgimento dei cittadini nel percorso che porta all’istituzione mediante fusione di nuovi Comuni”, nella convinzione che “le nuove entità locali debbano nascere su presupposti di condivisione e partecipazione che rimangono pilastri fondamentali di ogni democrazia”.
(Luca Govoni)