Governo locale e legalità

Fusioni Comuni, in commissione Bilancio ok a ferrarese e parmense, no a quelle di Bologna. Scontro su Lama Mocogno e Montecreto (Modena)

Dopo il no di Montecreto, inferiore al sì di Lama, i dem col relatore Serri votano per un passaggio nelle due assemblee locali “come prevede la legge”. Sinistra italiana con le opposizioni compatte (Lega, M5s e sovranisti): “Nostra risoluzione approvata e collegata alla legge parla chiaro: col no di un solo soggetto processo da interrompere”

Passa con il solo sì del Partito democratico e il no compatto di Lega Nord, Movimento 5 stelle, Misto-Mns e Sinistra italiana la proposta di chiedere il parere ai Comuni sulla fusione di Lama Mocogno e Montecreto, in provincia di Modena. Al referendum del 7 ottobre Lama Mocogno aveva votato a favore della fusione (750 sì), ma 286 elettori di Montecreto (numero più basso rispetto a Lama Mocogno) avevano votato per il no. I pareri in Commissione bilancio, presieduta da Massimiliano Pompignoli, sono stati discordanti. Luciana Serri (Pd), relatrice del Pdl chiede che la scelta definitiva venga fatta dai Consigli comunali- così come previsto dalla legge regionale sul processo di fusione dei Comuni. Ma secondo Lega Nord, Sinistra italiana, Movimento 5 stelle e Misto-Mns non è questa la procedura corretta, visto che in Aula era stata votata, e approvata insieme alla legge, anche una risoluzione dove si stabiliva che nel caso in cui- anche in un solo Comune- avesse prevalso il no, il processo di fusione si sarebbe interrotto. Stefano Bargi (Lega Nord) relatore di opposizione, ricorda che “avevamo dichiarato e promesso ai cittadini che in questo caso la fusione non si sarebbe fatta; mi sembra deprecabile ritornare indietro sui nostri passi” aggiunge. Secondo Bargi si tratterebbe di una “situazione grottesca” che indica “una scelta politica ma non dell’Assemblea”.

Pur dichiarandosi favorevole ai processi di fusione, Igor Taruffi (Si) è d’accordo sul fatto che, in questo caso, è necessario fermarsi. “Lo sapevamo, ci avevamo messo la faccia, è una questione di responsabilità”, dichiara il consigliere di maggioranza, “non si deve chiedere ai sindaci un parere, bisogna arrestare il processo”. Critica Silvia Piccinini (M5s): “Bisognava specificare chiaramente questo passaggio ma mancava evidentemente la volontà politica”. Aggiunge Andrea Bertani (M5s), citando l’atto, che la risoluzione votata in Aula “impegna l’Assemblea ad interrompere il procedimento e non passare il pdl quando sfavorevole in uno dei Comuni. Il parere del Consiglio comunale viene richiesto solo quando prevalgono i sì dei due Comuni”. Allora “è evidente che questa è una scelta politica ma la legge ci dice altro”. Dello stesso parere Michele Facci (Misto-Mns): “Mi sembra un dibattito preoccupante. La risoluzione votata in Aula rappresenta un preciso impegno. Se non lo onoriamo, vuol dire che non diamo valore ai nostri atti di indirizzo”. “Sono felice di aver detto davanti ai Comitati che quella risoluzione era da buttare; in effetti questo dibattito dimostra che era solo carta straccia” aggiunge Daniele Marchetti (Lega Nord).

Roberto Poli e Stefano Caliandro (Pd) supportano invece la scelta di Serri. “Noi rispettiamo la legge nel chiedere ai Comuni come procedere. Mi sembra corretto rispettare il passaggio” dichiara il primo. “Abbiamo l’obbligo di chiedere un parere al Consiglio comunale, non vedo perché non dovremmo farlo ed interrompere un processo in corso” aggiunge il capogruppo dem Caliandro.

Nel ferrarese doppio parere positivo in commissione ai progetti di legge per l’istituzione di nuovo Comune unico: il primo riguardante la fusione tra Formignana e Tresigallo, di cui sono relatori, rispettivamente di maggioranza e di minoranza, Paolo Calvano (Pd) e Matteo Rancan (Ln); il secondo concernente la fusione tra Berra e Ro, di cui sono relatori Marcella Zappaterra (Pd) e Matteo Rancan (Ln), rispettivamente di maggioranza e di minoranza.

Il percorso legislativo di entrambe le proposte di fusione, pertanto, prosegue verso l’istituzione del nuovo Comune di Tresignana e del nuovo Comune di Riva del Po, i nomi scelti dai cittadini, in occasione del referendum consultivo, per i due nuovi Comuni post fusione. Decisiva, infatti, al referendum consultivo del 7 ottobre, la vittoria del ‘sì’ in tutti i comuni (quasi il 58% e quasi il 78% dei voti rispettivamente nei due comuni di Formignana e Tresigallo nonché oltre il 52% in quelli di Berra e Ro, ndr).

Nel bolognese doppio parere negativo sulla fusione tra Castenaso e Granarolo dell’Emilia, di cui sono relatori, rispettivamente di maggioranza e di minoranza, Giuseppe Paruolo (Pd) e Silvia Piccinini (M5s); il secondo concernente la fusione tra Baricella e Malalbergo, di cui sono relatori Stefano Caliandro (Pd) e Daniele Marchetti (Ln), rispettivamente di maggioranza e di minoranza.

Il percorso legislativo di entrambe le proposte, pertanto, si interrompe e i quattro Comuni rimarranno distinti. Decisiva, al referendum consultivo del 7 ottobre, la vittoria del ‘no’ in tutti i comuni (oltre il 70% dei voti nei due comuni di Castenaso e Granarolo e oltre il 60% in quelli di Baricella e Malalbergo, ndr).

Nel parmense sì al processo di fusione tra Mezzani e Sorbolo, no a quello tra Colorno e Torrile. Ha detto sì al nuovo Comune che sarà denominato “Sorbolo Mezzani” l’82 per cento dei votanti di Sorbolo e il 76 per cento di quelli di Mezzani. Sul pdl votano sì Pd, Si, M5s, mentre si astengono Ln e Misto-Mns.

Al contrario, non si farà la fusione a Colorno e Torrile. In entrambi i Comuni, al referendum, il parere è stato negativo: sia a Colorno (con il 49,01 per cento di no) che a Torrile (con il 75 per cento). Anche in Commissione il pdl sul processo di fusione riceve il no da Pd, Si, Misto-Mns, Ln e M5s. 

(Francesca Mezzadri, Luca Govoni) 

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