Con la visita a Faenza, alla stazione dell’Arma dei Carabinieri in via Da Maiano, il garante regionale dei detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, ha portato a termine la prima fase del progetto di monitoraggio degli spazi detentivi, le cosiddette camere di sicurezza, presenti all’interno di caserme, questure, commissariati e comandi delle forze di polizia in regione. Le camere di sicurezza sono luoghi in cui la persona in stato di arresto – ad esempio per un arresto in strada – viene trattenuta (per massimo 48 ore) prima di comparire davanti a un giudice.
Il monitoraggio è stato avviato lo scorso 17 luglio. In 20 uscite il garante ha ispezionato 142 camere di sicurezza complessivamente distribuite in 75 siti in Emilia-Romagna: 34 si trovano in strutture dell’Arma dei carabinieri, 16 della Polizia di Stato (tra questure e commissariati), 3 della Guardia di Finanza e 22 nei comandi della Polizia locale.
Il bilancio del garante sul monitoraggio: “Complessivamente il grado di organizzazione e gestione degli spazi detentivi, seppur con alcune differenze, risponde a quanto previsto dalle norme sulla materia”. “La qualità della gestione di questi spazi – specifica Cavalieri – dipende anche dall’esperienza in tema di detenzione che hanno le diverse forze di polizia. Si registrano standard elevati per l’Arma dei Carabinieri, che ha attivato una catena di controllo interna rivolta a rafforzare le competenze dei singoli militari. Anche la Polizia di Stato, che concentra la sua azione nei capoluoghi di provincia, registra un massiccio numero di transiti in spazi in larga parte idonei e gestiti in modo regolare. Marginale l’operato della Guardia di Finanza che conta solo tre siti in regione, mentre emergono criticità in alcuni comandi gestiti dalla Polizia locale in cui sono stati rilevati limiti nell’applicazione delle leggi in materia e per uno di questi è già stata disposta la chiusura della camera di sicurezza”. Prosegue Cavalieri: “A incidere sulla qualità dei servizi c’è anche l’aspetto dell’ubicazione della camera di sicurezza, ad esempio emergono complessità quando sono all’interno di palazzi antichi sottoposti a vincoli edilizi, ma anche le caratteristiche delle persone arrestate incidono, in quanto molto spesso presentano problemi di dipendenza e fragilità sociali come la povertà e l’assenza di un regolare domicilio”.
Questo monitoraggio condotto dal garante rappresenta un unicum in Italia, in quanto è la prima volta che viene programmata un’osservazione sulla totalità di questa tipologia di spazi detentivi. Durante le visite ispettive sono stati compilati oltre 100 questionari alle forze di polizia che gestiscono questi spazi, con l’obiettivo di acquisire dati sul funzionamento delle camere di sicurezza attraverso una prospettiva sociologica. Il questionario, elaborato in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’economia dell’Università di Bologna e curato dalla professoressa Raffaella Sette e dalla dottoressa Silvia Mannone, ha consentito di approfondire il profilo delle persone transitanti, le procedure di gestione adottate dagli operatori, l’emersione di eventuali eventi critici e le modalità di risposta attivate.
Una sezione dell’elaborato è stata inoltre dedicata all’analisi delle possibili relazioni con il contesto territoriale, delle configurazioni della criminalità locale e degli assetti del sistema di welfare, al fine di collocare l’osservazione delle camere di sicurezza all’interno di una più ampia cornice socio-istituzionale. Le informazioni raccolte costituiscono una base empirica utile a interpretare in modo integrato pratiche operative, condizioni organizzative e dinamiche sociali dei territori coinvolti.
I risultati del monitoraggio saranno oggetto di un convegno che si terrà a marzo del 2026.
Tra gennaio e marzo del prossimo anno è prevista, inoltre, l’attivazione di un percorso formativo dedicato al personale della Polizia locale sulla gestione delle persone in transito nelle camere di sicurezza.
(Cristian Casali)



