Proporre al governo un approccio diverso per estendere le spiagge libere aumentando la concorrenza per consentire l’avvio di nuove imprese.
In sintesi, è la richiesta della consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) in un’interrogazione nella quale chiede di sapere se è vero che “in Emilia-Romagna solo il 23% della costa presenti spiagge libere, mentre il restante 77% sia, già oggi, occupato da concessioni balneari marittime in essere e quali siano i dati esatti per l’Emilia-Romagna, in termini di linea di costa e di superfici demaniali marittime già soggette a concessione”. La capogruppo del Misto, inoltre, si rivolge alla giunta per conoscere “se l’approccio utilizzato a livello governativo, di aggirare la direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno garantendo la necessaria concorrenza assegnando nuove spiagge libere per far avviare nuove imprese, anziché mandare a gara quelle già oggetto di concessioni in essere, non considerando scarsa la risorsa “spiaggia”, in un territorio regionale come il nostro, già saturo di stabilimenti balneari, non comporterà l’ulteriore diminuzione delle poche spiagge libere non interessate da stabilimenti balneari”. Infine, Gibertoni sollecita la Regione a “proporre al Governo di utilizzare un approccio diverso, che non si pieghi agli interessi di una lobby, quella dei balneari, ed applichi in questo settore la direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno”.
Il governo, afferma Gibertoni, ha intenzione di “aggirare la direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno garantendo la necessaria concorrenza assegnando nuove spiagge libere per far avviare nuove imprese, anziché mandare a gara quelle già oggetto di concessioni in essere” basandosi sui dati del ministero per cui solo il 19% dei litorali (su 11 milioni 170 metri quadrati) sarebbe occupato da concessioni. Dai dati del SID (sistema informativo ministeriale nazionale), continua la consigliera, emerge che in Italia la linea di costa occupata è del 19%, quella regionale del di metri 5.410.292 (cioè il 14%) mentre per la superficie demaniale, secondo il SID si ha “un totale di metri quadrati 426.267.200, con occupati 5.174.153 (4% del totale), secondo il dato regionale metri quadrati 62.228.733, con occupati 30.602.941 (49% del totale)”.
Gibertoni scrive che “il dato riportato è palesemente non aderente alla realtà in un contesto come quello delle spiagge dell’Emilia-Romagna per cui è evidente che la risorsa è effettivamente scarsa e, quindi, soggetta alla direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno e se anche corrispondesse al vero il dato del 19% dei litorali italiani occupati da concessioni, rimarrebbe comunque intatta la questione della palese sproporzione dei proventi, infatti le concessioni balneari fruttano allo Stato italiano 100 milioni di euro a fronte di ricavi dell’ordine di 15 miliardi di euro”.
L’Italia, conclude, “nel 2016 l’Italia è stata condannata per il mancato rispetto delle norme Ue” e il Consiglio di Stato ha rimarcato che la mancanza di una disciplina nazionale organica impedisce “a chiunque voglia entrare nel settore di farlo”.
(Gianfranco Salvatori)