Scuola giovani e cultura

Presentato il piano di contrasto al ritiro sociale e dalla scuola degli adolescenti

Commissioni Cultura, Sanità e Parità in seduta congiunta. La vice presidente Schlein: “Stanziato 1,5 milioni per questo progetto, ma lo continueremo con un altro milione. Situazione drammatica, in regione coinvolti 26mila giovani”. I consiglieri: “Situazione preoccupante. Più integrazione dei servizi, aiuti alle famiglie e gestione della presa in carico”

La pandemia ha messo a nudo il disagio dei pre adolescenti e degli adolescenti – ma anche di docenti e genitori – e la Regione è intervenuta con un programma che ha portato alla luce come 26mila ragazzi e ragazze di tutta la regione siano stati coinvolti dai vari servizi sui territori. Davanti alle tre commissioni, in seduta congiunta, Politiche per la Salute, Cultura e Parità, la vice presidente della Regione e assessore alle Politiche giovanili, Elly Schlein, ha presentato il programma, finanziato con il Fondo sociale regionale, “Azioni di contrasto alla povertà minorile, educativa, relazionale e contrasto del fenomeno del ritiro sociale di pre-adolescenti e adolescenti”.

“Dopo la pandemia che ha sospeso la socialità e anche la scuola- ha esordito Schlein- abbiamo avviato un monitoraggio e messo l’accento sui progetti richiesti anche dall’Assemblea legislativa nel 2020”. Il progetto aveva avuto un finanziamento straordinario di 1,5 milioni di euro per interventi in ambito distrettuale (sono stati sentiti gli operatori di 38 distretti), l’inclusione sociale scolastica, la disabilità e il ritiro scolastico (compreso il fenomeno di hikikomori, il ritirarsi dalla socialità). A fronte di 1,5 milioni c’è stata la richiesta di progetti per 1,8 milioni destinati non solo ai giovani, ma anche a operatori, docenti e genitori.

Schlein ha sottolineato che si “vuole dare continuità a questo lavoro, confermando un altro milione di euro per questi progetti. Ci sono tantissimi ragazzi da aiutare”. L’intervento dovrà coinvolgere una serie di servizi (psichiatrici, educativi della scuola e altri) e le famiglie. “Fondamentale- ha affermato Schlein- abbiamo scoperto essere la presa in carico degli adolescenti”. Accanto a questo, è aumentata la diffusione di sportelli di ascolto nella scuola e negli altri spazi formativi “per intercettare i bisogni e prevenire il disagio. Abbiamo favorito il clima relazionale in classe anche per favorire il contatto fra i ragazzi. Importante è stato il sostegno alle attività scolastiche con laboratori o percorsi individualizzati e pure il riavvicinamento alla scuola. Il sostegno socio-educativo si è sviluppato anche con l’attività educativa domiciliare, con il supporto ai genitori e con le attività di gruppo di auto e mutuo aiuto”. Positiva anche la sperimentazione delle scuole aperte “attraverso la partecipazione attiva di ragazzi e famiglie finalizzata a far percepire la scuola come spazio di benessere”.

Dal monitoraggio è emerso che la dad (didattica a distanza) è stata vissuta come scuola-non scuola, sia dagli studenti, sia da prof e genitori. Un altro punto ha evidenziato la necessità di mettere in rete i vari servizi dei territori.

Il sostegno scolastico e formativo ha visto interventi individualizzati, attività di aggancio scolastico per intercettare chi dà segnali di fatica e discontinuità, attività di mediazione nella scuola. Altre attività hanno riguardato l’attività educativa territoriale di strada, l’educazione all’aperto e la promozione della cittadinanza attiva. L’integrazione scolastica per adolescenti con disabilità ha previsto laboratori e coinvolgimento delle alle famiglie.

Precise le priorità degli interventi arrivate dai territori: più conoscenza dei fenomeni del ritiro sociale; ascolto diretto dei ragazzi; maggior confronto sulle pratiche di intervento (tra operatori di vari ambiti); più sinergia tra Enti per evitare la frammentazione; più collaborazione con la scuola così da concertare le azioni; potenziamento dei servizi di neuropsichiatria infantile e di quelli dedicati all’adolescenza; interventi di lungo periodo”.

Il dibattito è stato aperto da Valentina Castaldini (Forza Italia) che si è detta “preoccupata per il quadro emerso e per la chiusura dell’anno scolastico avvenuta in dad. Si scongiuri il ritorno al passato. Dobbiamo essere veloci e cambiare politica e strategia per dare subito delle risposte”. Per la consigliera azzurra, “bisogna dare fiducia a famiglia, primo radar della situazione di disagio. La Regione aiuti la famiglia con la sussidiarietà mettendo in rete ciò che dà la Regione e ciò che dà il terzo settore. Serve una grande riforma dei servizi per la famiglia e dei servizi sociali”.

Marilena Pillati (Partito Democratico) ha sottolineato come “questo lavoro abbia evidenziato come la pandemia ha amplificato criticità e problemi già presenti in questa fascia di età. Importantissimi due punti: presa in carico dei ragazzi e continuità”. La consigliera ha detto che “per la presa in carico, è vero che ci sono i servizi della Regione, ma anche quelli degli Enti locali e del terzo settore, che devono essere adeguati. Va preso in carico un ragazzo con problemi aiutando e accompagnando la famiglia, che non va lasciata sola. La famiglia è e deve essere una risorsa. Non dimentichiamo, però, che c’è una maggior necessità di messa in rete e integrazione di ciò che esiste sui territori”.

Secondo Francesca Marchetti (Pd), presidente della commissione Cultura, “la relazione ci dà una traccia di lavoro per il futuro. Bisogna rimettere al centro i bisogni di ragazzi e adolescenti. Il quadro è drammatico e complesso. C’è la necessità di conoscere il fenomeno hikikomori. Il concetto di rete va rafforzato. Sono rimasta colpita dal numero di 26mila adolescenti. Va rinsaldato il ruolo della scuola e serve una co-progettazione”.

“La povertà educativa comporta l’esclusione” ha scandito Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) presidente della commissione Parità, e “l’assessorato che ha dedicato risorse a questo lavoro ha visto premiata la scelta. Un lavoro che deve deve continuare. Oltre all’organizzazione dei servizi e delle risposte ci sia, però, anche il tema dei diritti di ragazze e ragazzi. Le famiglie sono un terminale, ma sono d’accordo con Pillati che vanno ricomprese in un principio che non lasci fuori nessuno. O nell’interazione con le famiglie queste si riconducono in un contesto o credo che l’isolamento dei ragazzi sia difficile da superare”.

Infine, Francesca Maletti (Pd) vice presidente commissione Cultura, ha affermato che “non è scontato avere ritorni così chiari: ottimo lavoro. Pensare a una nuova dad o un altro lockdown è preoccupante. Dobbiamo pensare alla socializzazione delle nostre comunità. Sì alla continuità e alla presa in carico. Ci sono privati e pubblico che si dedicano ai pre adolescenti e agli adolescenti: vanno evitate azioni frammentate con la messa in rete dei vari servizi”.

(Gianfranco Salvatori)

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