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I 50 anni dello Statuto dei Lavoratori. Petitti: “estendere diritti e tutele, pari opportunità uomo-donna”

La presidente invita a una riflessione collettiva sulle parti dello Statuto non ancora pienamente attuate e sulla necessità di riformarlo per estendere diritti e tutele ai lavoratori esclusi da ogni garanzia e per realizzare una vera parità tra uomini e donne

Lo Statuto dei Lavoratori compie 50 anni. Viene promulgato, infatti, il 20 maggio 1970, dopo una stagione di lotte e mobilitazioni e un percorsi disseminato di ostacoli e difficoltà. Lo Statuto dei Lavoratori porta la Costituzione nelle fabbriche e dà attuazione ai principi di libertà e dignità della persona in materia di diritti del lavoro previsti dalla Carta costituzionale, fino ad allora rimasti per lo più inapplicati”, ricorda Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa. La spinta alla stesura dello Statuto – prosegue la presidente – si deve al ministro Giacomo Brodolini, che nel 1969 istituisce una Commissione nazionale con l’incarico di elaborare una bozza del testo. A coadiuvare il ministro viene chiamato il giuslavorista Gino Giugni, ricordato come il “padre” dello Statuto, che porta a termine il difficile compito anche grazie alla collaborazione del neo ministro del Lavoro Carlo Donat Cattin. “Il 50° anniversario dello Statuto dei Lavoratori- sottolinea Emma Petitti- cade in un periodo non facile, segnato dagli strascichi economici e sociali della pandemia. Oltre alle istituzioni, infatti, chi ha svolto un ruolo indispensabile durante l’emergenza sanitaria sono stati proprio i lavoratori e le lavoratrici. Penso al personale sanitario, ai cassieri e ai commessi dei supermercati, alle forze dell’ordine, ai farmacisti, ai lavoratori dei servizi essenziali e dei settori produttivi considerati strategici. Ma anche a tutti coloro che hanno lavorato da casa o che, a causa della chiusura delle loro attività, sono stati costretti alla cassa integrazione o hanno perso il lavoro”. “La ricorrenza- conclude la presidente del Parlamento regionale- rappresenta un monito per aprire una riflessione collettiva sulle parti dello Statuto che non hanno avuto piena attuazione e sulla necessità di attualizzarlo per estendere la tutela dei diritti e della dignità del lavoro a chi oggi, nell’economia globalizzata, “

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