Parità, diritti e partecipazione

Amico-Piccinini-Mori: individuare buone prassi e uniformare procedure per identità alias

Per identità alias, ma anche per carriera alias e profilo alias, si intende una procedura amministrativa, sulla base di un accordo tra l’ente e un individuo, che prevede la possibilità di modificare in registri e atti interni il nome anagrafico con quello che la persona ha scelto per se stessa, all’interno di un percorso di affermazione della propria identità di genere

Consultare le associazioni LGBTQI+, coinvolgendo l’osservatorio previsto con la legge regionale contro le discriminazioni e le violenze collegate a orientamento sessuale e identità di genere, per comprendere quanto fatto, a partire dagli enti locali, rispetto al tema della variazione dell’attribuzione sessuale.

La richiesta arriva, con una risoluzione rivolta alla giunta regionale da Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa), primo firmatario. Sottoscritta anche da Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) e Roberta Mori (Partito democratico).

In Italia, si legge nell’atto, “si stima che le persone transgender arrivino a circa 400mila”.

“Nonostante le modifiche alla legge 164 del 1982 (che regola la materia) – spiegano i tre consiglieri – il percorso di affermazione di genere resta lungo e costoso”. Le persone che intraprendono questo percorso, sottolineano, “vivono poi in un limbo giuridico-amministrativo, con documenti incongruenti rispetto all’identità che essi stessi affermano”.

Amico, Piccinini e Mori rilevano che “per accedere a un’identità alias non è necessario aver iniziato il percorso di riassegnazione di genere”. Per questo chiedono che “per l’accesso all’identità alias tutti gli enti pubblici adottino procedure uniformi”.

Per identità alias, ma anche per carriera alias e profilo alias, si intende una procedura amministrativa, sulla base di un accordo tra l’ente e un individuo, che prevede la possibilità di modificare in registri e atti interni il nome anagrafico con quello che la persona ha scelto per se stessa, all’interno di un percorso di affermazione della propria identità di genere.

Infatti, rimarcano i tre consiglieri, “attualmente gli enti coinvolti si muove in totale autonomia, con procedure differenziate: questa condizione inibisce ulteriormente una materia già di per sé complessa e per la quale le informazioni scarseggiano”. Peraltro, sottolineano, “sono in aumento costante le richieste di accesso all’identità alias”.

Nella risoluzione si chiede, con il coinvolgimento in primis di Anci, di individuare buone prassi e uniformare queste procedure.

(Cristian Casali)

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