“Certificato di qualità”, apposito logo ed elenco ad hoc per le fattorie dove si pratica “agricoltura sociale”. Impegno della Regione per promuove l'”agricoltura sociale”, formarne gli addetti e controllare che non ci sia chi si fregia di tale titolo senza esserne in possesso. Possibilità per i titolari di aziende agricole sociali di chiedere il divieto di caccia sull’area del proprio fondo rustico.
Sono i punti principali del progetto di legge “Norme in materia di agricoltura sociale” discusso oggi nel corso della Commissione Economia, presieduta da Manuela Rontini, i cui relatori sono Stefano Caliandro (Pd) per la maggioranza e Fabio Rainieri (Lega) per la minoranza.
“Si tratta di un provvedimento molto atteso da tutto il mondo agricolo e che ha un duplice risvolto: economico e sociale”, spiega l’assessore Alessio Mammi, per il quale “l’agricoltura è anche un grande patrimonio per la cura del nostro territorio, senza la quale avremmo aree ancora più povere e aumenterebbe lo spopolamento di campagna e montagna. La proposta di legge serve a riconoscere il valore sociale delle imprese con questa vocazione. Abbiamo già 50 aziende che fanno agricoltura sociale e vogliamo promuovere e sostenere, anche dal punto di vista economico, questa tipologia di imprese, permettendo agli agricoltori di differenziare le loro fonti di reddito”.
Mammi ha anche ricordato quali siano le attività che si possono svolgere nelle aziende di “agricoltura sociale”: sostegno psicologico e fisico a persone fragili e loro soggiorno, promozione del contatto con l’ambiente e gli animali, realizzazione di progetti di educazione alimentare, istituzione di fattorie didattiche e strutture per bambini e bambine come asili nido che, specie nelle zone rurali, potrebbero portare un grande beneficio a tutta la comunità. Sempre nell’ottica di sostenere la qualità della vita nelle zone “fragili”, le aziende agricole sociali possono dare vita a spacci e rivendite sul territorio.
L’assessore ha tenuto a sottolineare come “per poter svolgere tutte queste attività le imprese di ‘agricoltura sociale’ debbano rispettare precisi standard di sicurezza, anche sanitaria, e le attività debbano essere svolte da operatori specializzati e qualificati”.
(Luca Molinari)



