Ha avuto il parere favorevole di conformità lo Schema di modifica del Regolamento regionale del febbraio 2018 “Attuazione delle disposizioni in materia di tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e di disciplina della pesca, dell’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne“. Il parere è venuto dall’Assemblea legislativa.
L’acquacoltura interessa il mare e i tratti terminali dei fiumi, in particolare dopo i cambiamenti climatici e la risalita del cuneo salino. In Emilia-Romagna, nelle aree del demanio marittimo, ci sono molte imprese di allevamento di molluschi bivalvi, in particolare nella Sacca di Goro e nelle zone antistanti nonché mitili su filari al largo delle coste di Comacchio e della Romagna. La Regione, nel tempo, ha anche individuato e tutelato diverse Aree di Tutela Biologia (ATB) in cui il novellame di vongola trova le condizioni ideali per svilupparsi.
L’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi ha detto che questo “consentirà di uniformare le norme tra demanio idrico e acque marine. In questi anni le acque del demanio sono diventate interessanti per l’acquacoltura. Entro 180 giorni, la giunta dovrà prepararre la direttiva.
Per Marcella Zappaterra (Partito democratico) si tratta di “un passo avanti per imprese, legate anche alla crisi del granchio blu. E’ una risposta importante per l’acquacoltura”.
La Regione è intervenuta con più provvedimenti a disciplinare i criteri per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime, con particolare riguardo ai requisiti che devono essere posseduti dai soggetti concessionari. Il Codice civile annovera l’acquacoltura fra le attività agricole. Quindi, i soggetti concessionari di specchi acquei nel demanio marittimo sono tenuti a essere in regola con la normativa previdenziale e assicurativa prevista per gli imprenditori agricoli, requisito preordinato al rilascio della concessione demaniale. Sono previsti, inoltre, criteri in ordine alla superficie massima in concessione, che deve essere commisurata al numero di soci/addetti in forza a ogni impresa di acquacoltura.
“Non ci sono norme che le regolano, ma con questa variazione la Regione è intervenuta a disciplinarle”. Oggi, i tratti terminali delle aste dei fiumi “stanno diventando aree sempre più interessanti per l’acquacoltura. Inoltre, le aree delle foci fluviali stanno diventando sempre più spesso aree nursery interessate dalla presenza di banchi naturali di novellame di vongole”. La raccolta di questo seme necessita di una specifica regolamentazione per prevenire eventuali problemi “per la conservazione dell’ecosistema delle foci che potrebbero derivare dall’utilizzo di attrezzi invasivi e lesivi del fondale e della fauna acquatica ivi presente, ora di fatto vietati”. La modifica al Regolamento 1 del 2018, ha sottolineato la giunta, è così “finalizzata all’adozione di criteri e condizioni omogenee per il rilascio di concessioni demaniali a soggetti economici che si dedicano all’attività di acquacoltura, in aree fluviali oppure in aree marine, rimuovendo le disparità attualmente esistenti, sia in termini di criteri per l’assegnazione delle aree demaniali sia in termini di canoni demaniali”. Inoltre, “la disciplina introdotta vuole consentire un migliore coordinamento nella gestione del demanio, marittimo e fluviale, in un’ottica di salvaguardia degli habitat e degli ecosistemi acquatici di transizione, quali i tratti terminali delle aste fluviali, le foci e le lagune”.
(Gianfranco Salvatori)