Imprese lavoro e turismo

Ok al Piano dell’Agenzia territoriale del lavoro, che diventa “Agenzia di comunità”

La proposta di delibera in commissione Cultura. Il programma della Giunta per contrastare la crisi. Grave la perdita di 41mila posti e a essere più colpite sono le donne. Colla: nuovo ruolo dei Centri per l’impiego (il personale qualificato passerà da 600 a 938) che ricevono 200mila persone l’anno

Ha avuto il parere favorevole lo schema di delibera per il Piano di attività dell’Agenzia regionale per il lavoro relativo al 2021. L’ok è arrivato in commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità presieduta da Francesca Marchetti. Oltre ai consiglieri, in Aula è intervenuto anche l’assessore allo Sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione, Vincenzo Colla.

Al centro dei lavori il corposo programma che delinea l’impegno della Giunta sul delicato fronte dell’occupazione e della sua ripresa. L’assessorato ha presentato il documento partendo dal contesto di crisi generato dall’emergenza Covid. Si interrompe una fase positiva che durava dal 2014, è stato detto, e sono state 41mila le persone che hanno perso il lavoro e di queste ben 38mila erano a tempo determinato (i settori più colpiti sono il commercio, i servizi, il turismo, la ristorazione). La disoccupazione è passata dal 5,3% del 2019 al 6,7% del 2020, colpendo in tantissimi casi le donne. Balzo anche della cassa integrazione, passata da 13 milioni di ore nel 2019 a 19 milioni nel 2020.

La Regione ha messo in campo “un impegno forte con il Patto per il lavoro e clima, coinvolgendo le energie del territorio per uscire dalla crisi promuovendo il lavoro di qualità. L’Agenzia modifica l’approccio attuale e diventa lo strumento della Regione per occuparsi delle politiche del lavoro, trasformandosi in Agenzia di comunità, radicata sul territorio”. Non esiste un mercato del lavoro regionale, ma esistono diversi mercati territoriali del lavoro, ha spiegato l’assessore Colla: “Nel Piano si costruisce una rete con i soggetti che hanno connessioni, competenze e risorse per affrontare una crisi inedita. Ogni anno 200mila persone passano nei Centri per l’impiego, un numero destinato ad aumentare”. L’Agenzia, poi, crescerà: “Oggi ci sono 600 persone, ma, dopo l’accordo del 2019, sarà potenziata, fino a raggiungere i 938 dipendenti. Oltre il 60% di loro è laureato. Si adeguano le competenze con la formazione che coinvolge tutti e siamo orgogliosi – primi in Italia – di aver avviato, con l’Università di Bologna, il master di 1° livello per le politiche attive”.

Attualmente, ci sono 85 privati accreditati con circa 500 sedi che operano nel collocamento ordinario, nell’area delle fragilità, della vulnerabilità e del disagio sociale. “Costituire l”Agenzia di comunità- continua l’assessore- significa mettere insieme le esperienze con scuole, Comuni, ispettorato del Lavoro, Inps, rappresentanti del lavoro, volontariato, centri di apprendimento permanente, organismi accreditati alla formazione”.

Sono cinque gli ambiti di intervento del Piano per affrontare la crisi nei 9 comuni capoluogo: tavoli di salvaguardia dell’occupazione; superamento del divario di genere (per costruire relazioni con Comuni, occuparsi della conciliazione, risolvere le difficoltà di accesso); transizione scuola-lavoro; consolidamento dell’inclusione socio-lavorativa per fragili e vulnerabili; controlli sulla regolarità del lavoro.

L’innovazione, ritenuta fondamentale, sarà consolidata su tre livelli di rete: regionale (guidata dall’Agenzia), provinciale e reti di scopo. Queste ultime garantiranno la flessibilità per costruire interventi integrati (ad esempio, transizione scuola-lavoro, spiegare ai giovani cosa sono i contratti ecc.). A ciò si aggiungono le funzioni istituzionali dell’Agenzia per la fruizione delle politiche passive del lavoro (accesso alla Naspi, reddito di cittadinanza, Cig).

Infine, ha detto l’assessorato, è in corso un’operazione rilevante con l’intelligenza artificiale, “cioè la possibilità di avere moltissimi dati per creare dei “cruscotti” – 3 sono già realizzati – al fine di avere ogni mese un punto di osservazione sull’avanzamento delle nostre politiche attive. Riguardo al mercato del lavoro, il cruscotto ci consentirà di avere un’analisi longitudinale dei lavoratori: quanti sono i discontinui, per quanto tempo lo restano, quanto impiegano a cambiare lavoro. Avremo ogni mese la situazione del mercato lavoro, quantitativo e qualitativo, per affinare gli interventi”.

Serrato il dibattito su un tema reputato fondamentale da tutti.

La consigliera Stefania Bondavalli (lista Bonaccini) ha rimarcato la bontà della struttura del Piano: “Aumentare da 600 a 938 il numero dei dipendenti, significa avere una dinamica espansiva che rafforzerà l’efficacia dell’Agenzia, soprattutto in post pandemia, quando dovremo affrontare il ricollocamento di molte persone. Positivo che l’Agenzia consideri l’inclusione socio-lavorativa un fronte primario, così come le fasce non più giovani e il divario di genere”. La condizione delle donne si è aggravata, ha continuato la consigliera, e preoccupa “il dato sull’inattività, che nel periodo 2015-2020 si è attestato tra il 33% e il 34%, mentre quello degli uomini non supera il 20,8%. Un terzo degli scoraggiati, cioè, è donna. Cruciale, poi, il rapporto scuola-lavoro, dove sarà decisivo fornire informazioni per indirizzare i ragazzi. Mi convince il profilo con cui l’Agenzia diventa di comunità: è una strada nuova per interagire con i cittadini sul territorio e creare reti”.

Secondo Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) nella perdita di 41mila posti a preoccupare “è il gran numero di donne. Il punto centrale è di trovare tanti mercati del lavoro e coniugarli con azioni territoriali. Questo potrebbe essere lo strumento ulteriore per ridurre l’impiego e lo scoraggiamento. Il divario di genere è evidente. Positiva anche la concertazione con le associazioni di disabili e fragili, perché significa introdurre nel sistema dignità e autonomia per queste persone”. Sull’intelligenza artificiale, Amico ha ricordato che il tema dell’utilizzo dei dati è già stato affrontato in commissione Parità e potrà dare benefici, grazie all’analisi longitudinale e ai cruscotti, per porre più attenzione al mercato femminile.

Giudizio positivo del Piano anche dalla consigliera Francesca Maletti (Partito Democratico) che ha, però, commentato come “sia molto negativo passare da anni di espansione del lavoro a un calo con numeri impressionanti. La nuova dimensione dell’Agenzia del lavoro è opportuna. Abbiamo in regione una rete consolidata, 1 centro per l’impiego in ogni distretto, e l’aumento dei dipendenti a 938 sarà importante. Avere il 60% di laureati significa un aumento di professionalità e competenze”. Bisogna aumentare “l’efficacia di queste azioni per trovare lavoro a chi va nei Centri per l’impiego, ma anche far conoscere ai disoccupati i Centri, e questo non è scontato”. Vanno ampliate “le azioni a tutti i soggetti del territorio che vogliono trovare lavoro. Ritengo, inoltre, che vada rivisto il collocamento mirato (previsto dalla legge regionale 14/2015): occorre accompagnare le imprese per l’inserimento di disabili o fragili”. Per la ripartenza, è importante il rapporto scuola-lavoro, “perché oggi è reso più difficile rispetto a ieri. Bisogna dare gli strumenti ai ragazzi e alle famiglie. Infine, non va dimenticato che in regione c’è tanto lavoro nero che va contrastato con controlli e sanzioni, altrimenti c’è il rischio che possa aumentare”.

Valentina Castaldini (Forza Italia) ha subito affermato che il tema del lavoro è politico e “se si parla di futuro la situazione è grave. Il lavoro è fondamentale per la ripartenza”. Ma, si è chiesta la consigliera “qual è l’immagine del lavoro del futuro in Emilia-Romagna? Quando sento ripetere la parola ‘tutela del lavoro’ penso che non abbia un soggetto. E’ difficile tutelare qualcosa che non c’è. Occorre impegnarsi perché in futuro si cambierà spesso lavoro e si deve investire sulla formazione continua. Il rapporto è con il privato che garantisce l’occupazione, non con il pubblico che favorisce il dialogo”. Castaldini, poi, ha chiesto all’assessore di “capire come la Regione si colloca e se sia pronta a raccogliere il Recovery Plan”. Un’analisi ha riguardato la figura delle donne che sono scoraggiate e l’aumento del carico di lavoro famigliare per chi lavora in smart working: “Se non si dà un giudizio su come lo smart working è gestito nella Pubblica amministrazione non c’è concretezza nel Piano. Sui giovani, in conclusione, il percorso verso il lavoro va avviato conoscendo ogni ragazzo, casa per casa, ma questo è un dato che la Regione non ha”.

Dopo aver ascoltato i consiglieri, ha preso la parola l’assessore Colla.

“Il Patto per il lavoro e il clima – ha esordito – è una strategia. In questa operazione c’è la sfida per cambiare il modello di sviluppo, e la reindustrializzazione è in atto. Occorre riprogettare un nuovo patto per il lavoro sociale. I due binomi dell’Europa vanno aggiornati: fra il capitale e il lavoro c’è il welfare (che è anche un driver per creare lavoro)”. Le condizioni fondamentali per creare occupazione sono tre: “ripresa, investimenti e vaccini”.

Nel 2020, ha detto Colla, “abbiamo subìto una botta senza precedenti: 41mila posti persi. Ma c’è stata la capacità di reazione. Dobbiamo riprogettare il futuro creando lavoro e l’Agenzia è una risposta di accoglienza delle fragilità. Va creata un’interfaccia con i privati accreditati, con le società di intermediazione accreditate, che sono tante. Va dato il diritto al sostegno ai 200mila che si rivolgono ai Centri per l’impiego”. In Emilia-Romagna, “il giudizio sul nuovo accreditamento del sistema di formazione è positivo. Ma l’accreditamento va aggiornato per governare il cambiamento ed evitare di restare fermi. Dico no a una bolla di lavoro povero. Noi dobbiamo fare operazione “obamiana” sul ceto medio: costruire un ceto medio che sgonfia la bolla e crea lavoro stabile e dignitoso che guarda al futuro”.

La riorganizzazione dei Centri per l’impiego è un asset strategico e i centri devono utilizzare la tecnologia e avere dei luoghi. “Ho convocato i 38 sindaci per le sedi. A Modena, ad esempio, il Centro è in una ex fonderia, con fibra ottica, un posto green, su cui sono stati investiti 3 milioni di euro. Servono luoghi belli, pubblici. Ci dobbiamo confrontare con le novità: il privato sta investendo anche su come fare nuove assunzioni, vedi le Academy. Cito come esempio la Academy democratica di Bonfiglioli per gli studenti delle professionali o degli istituti tecnici”.

Anche i luoghi pubblici “dovranno servire per trovare lavoro. E questa è una novità: propongo di accreditare i tecnopoli per la ricerca, per creare saperi e lavoro. Tecnopoli che si intrecceranno con i Centri per l’impiego. Il Centro è a supporto del sistema delle imprese e da noi vengono anche imprenditori e lavoratori autonomi. Il Centro deve essere radicato sul territorio e conoscere tutti gli attori, per un’analisi dei fabbisogni. Li chiameremo Centri di comunità”.

Colla ha insistito sul fatto che occorra sgonfiare la bolla del lavoro povero che comprende 90mila Naspi, 50mila Neet, 30mila redditi di cittadinanza e 40mila persone senza copertura (di cui 6mila invalidi). “Troppe le donne che hanno perso il lavoro- ha scandito Colla- impegnate nei settori più colpiti come turismo, ristorazione, mense. Se riparte il turismo, che vale il 15% del Pil regionale, si sgonfia la bolla della Naspi”. Sull’occupazione femminile “occorre una discussione nuova, che non faccia diventare la maternità una barriera all’ingresso nel mondo del lavoro. Serve un progetto di legge che dica che la maternità è a carico della fiscalità generale e non del lavoro”.

C’è poi lo scontro tra domanda e offerta. Una risposta può essere “la digitalizzazione che deve diventare “di popolo”. Servono lauree specializzanti. Ad esempio, il bando digital per le imprese artigiane sta andando benissimo. Dietro ai soldi pubblici ci deve essere il lavoro”. Colla ha infine proposto un nuovo progetto sull’apprendistato dei giovani studenti per “un ingresso di qualità in azienda, che va riconosciuto nell’affiancamento. E’ un nuova idea di sistema della Regione per il futuro”.

(Gianfranco Salvatori)

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