“Quale l’impatto della legge Sabatini sul sistema produttivo emiliano-romagnolo?”. A chiederlo, con un’interrogazione rivolta al governo regionale sono Luca Sabattini (primo firmatario), Lia Montalti, Marilena Pillati, Marco Fabbri, Matteo Daffadà, Palma Costi, Katia Tarasconi, Stefano Caliandro e Marcella Zappaterra del Partito democratico.
In particolare, i nove consiglieri vogliono sapere dall’esecutivo regionale “se vi siano dati relativi al numero di aziende della nostra regione che hanno usufruito di questa opportunità di finanziamento e per quale importo”. E più complessivamente chiedono “se vi siano analisi specifiche di quanto il sistema produttivo regionale abbia beneficiato, anche indirettamente (ad esempio nell’incremento della produzione di macchinari) degli interventi statali determinati dalla stessa legge Sabatini”.
La legge Sabatini, chiamata così dal nome del deputato, Armando Sabatini, che la propose per la prima volta nel lontano 1965, consente alle imprese di acquistare macchinari, impianti e attrezzature, inclusi hardware, software e tecnologie digitali, a un tasso di interesse agevolato. La legge è stata oggetto, nell’ultimo biennio, di una serie molto corposa di novità, che sono intervenute a migliorare questo istituto agevolativo, non ultime quelle legate all’emergenza pandemica: lo Stato premia con un contributo economico significativo quelle imprese che hanno la necessità e il coraggio di investire acquistando beni strumentali nuovi per provare a innovare la loro attività e vincere le sfide del mondo economico odierno.
“Secondo i recenti dati di Unioncamere, per l’Emilia-Romagna, la caduta stimata del prodotto interno lordo per il 2020 – si legge nell’atto – è del 9 per cento, decisamente superiore a quella del 2009. Per il 2021 si prospetta una ripresa parziale pari al 5,5 per cento, contenuta però dalla persistente diffusione della pandemia nella prima metà dell’anno. Il Pil regionale in termini reali nel 2021 dovrebbe risultare superiore solo del 4,8 per cento rispetto ai livelli minimi toccati al culmine della crisi nel 2009”.
L’effetto della pandemia, spiegano Sabattini e colleghi, “si è manifestato con l’inversione della precedente tendenza positiva dell’occupazione, associata a una riduzione della disoccupazione e a una consistente uscita dal mercato del lavoro”.
Secondo le statistiche diffuse dal ministero dello Sviluppo economico, rilevano poi i dem, “nel mese di marzo i finanziamenti deliberati da banche e leasing ammontano complessivamente a oltre 24 miliardi, a fronte di più di 122mila domande: a oggi, però, risulta che le risorse disponibili al Mise siano in esaurimento e che sia già stato prenotato il 92 per cento dei fondi disponibili”. Se questi dati fossero confermati, evidenziano, “risulterebbe pertanto che, in una fase delicata come quella che stiamo vivendo, in cui l’importanza di investire e innovare le aziende italiane per fare ripartire l’economia è forse ancora maggiore rispetto al passato, rimarrebbero disponibili solo l’8 per cento delle risorse”.
Sul tema Sabattini e colleghi chiedono quindi all’esecutivo regionale “se non ritenga strategico, anche per sostenere le imprese emiliano-romagnole, intervenire presso il governo nazionale (e in ogni altra sede istituzionale ritenuta opportuna) per chiedere che vengano rimpinguati i fondi necessari a rispondere alle esigenze di ripartenza delle imprese italiane nella fase economica probabilmente più difficile dal dopoguerra a oggi”.
(Cristian Casali)