“Sostenere, consolidare e dare ulteriore impulso allo sviluppo della filiera integrata della canapa, tra agricoltura, manifatturiero e ricerca, al fine di rispondere alle esigenze di innovazione di distretti produttivi importanti”.
Lo chiede alla giunta la consigliera Palma Costi (Partito democratico) prima firmataria di un’interrogazione siglata anche da Francesca Maletti, Matteo Daffadà e Luca Sabattini. Dettagliati i quesiti posti alla Regione, in cui si sottolinea l’importanza per alcuni distretti “quali quelli del tessile di Carpi, dell’edilizia e dell’agroalimentare”. Costi vuole anche sapere “quali misure la Regione intende adottare per semplificare e armonizzare le procedure amministrative e normative relative alla coltivazione, alla trasformazione e alla commercializzazione della canapa, in linea con la legislazione nazionale ed europea, anche adeguando la legge regionale n. 8/2007″ e anche quali interventi si intendano attuare per far conoscere e valorizzare “la canapa fra i consumatori e gli operatori economici, anche attraverso campagne informative, eventi, percorsi formativi e di degustazione”. Infine, la consigliera pd chiede quali siano le fonti di finanziamento del progetto, utilizzando anche fondi strutturali europei ed eventuali fondi nazionali.
In Emilia-Romagna esiste una legge del 2007, ricorda Costi, “che promuove la coltura della canapa e altre colture innovative”. La canapa ha numerosi vantaggi: stocca grandi quantità di Co2, produce alimenti funzionali e fibre tessili naturali, è usata per biomasse, materiali da costruzione, cosmetici, farmaceutici. In regione la filiera è sviluppata, scrive la consigliera dem, ed esiste una “rete di agricoltori e di soggetti dell’industria tessile che hanno realizzato una filiera pilota grazie ai fondi del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020″ ed è stata apprezzata a livello internazionale. Purtroppo, sottolinea Costi, restano diverse criticità: mancanza di macchinari adeguati alla raccolta dei semi e disponibilità di terzisti nelle vicinanze, difficolta nell’acquisto dei semi di canapa per coltivazione uso tessile, un’operazione delicata e importante, che richiede di seguire alcune norme e precauzioni, “mancanza di strutture e tecnologie adeguate alla trasformazione del prodotto in filati di alta qualità per il tessile e per la produzione di manufatti per l’edilizia, nonché le difficoltà burocratiche e normative legate alla coltivazione e alla commercializzazione”.
Palma Costi sostiene che la filiera “necessita di una forte integrazione tra agricoltura e manifatturiero e, in entrambi i settori, di innovazione e ricerca, oltre a processi di formazione e informazione”, per cui serve un maggiore sostegno da parte delle istituzioni integrando i settori interessati. Infine, ricorda, è stato presentato il progetto “‘WATER RETTING 4.0’- che mette impresa tessibile in filiera con l’agricoltura e Democenter, per lo sviluppo e sperimentazione di un bioreattore industriale per l’estrazione della fibra di canapa e la produzione sostenibile di tessuti e materiali per l’edilizia”.
(Gianfranco Salvatori)