Salvaguardare i posti di lavoro del gruppo Ferrarini di Reggio Emilia e attivarsi con il Governo per risolvere la crisi che ha investito l’azienda reggiana di salumi. Lo chiede Yuri Torri di Sinistra italiana, che con un’interrogazione invita la Giunta a coinvolgere anche i parlamentari emiliano-romagnoli per tutelare gli 800 lavoratori, dislocati in tutta Italia. Nei giorni scorsi la società, tra le più importanti nel settore agroalimentare, ha interrotto unilateralmente le trattative avviate il 13 giugno con Italmobiliare e il fondo Quattro R della Cassa depositi e prestiti, per la cessione del 90% del gruppo: Ferrarini ha registrato una crescita del fatturato (raggiungendo i 335 milioni di euro), ma anche dell’indebitamento, che supera i 250 milioni, di cui 112 in capo alla società operativa.
Una parte consistente del debito, circa 130 milioni, è passato dalla vecchia Veneto Banca a Sga, la banca del ministero dell’Economia. “La trattativa sembrava ben avviata- sottolinea Torri- con un accordo per un aumento di capitale immediato di 100 milioni da formalizzare dopo la due diligence sui conti aziendali”. Il consigliere Si riporta anche che i sindacati di categoria degli alimentaristi dello stabilimento di Langhirano (Parma), dove sono impiegati 80 addetti, hanno proclamato una giornata di sciopero fissata per giovedì 12 luglio, a fronte del ritardo nel pagamento degli stipendi.
Alla luce di questo, Torri interroga la Giunta per sapere quali provvedimenti “ha intenzione di mettere in atto al fine di salvaguardare i posti di lavoro di un’azienda così importante come la Ferrarini”, e se non ritenga opportuno anche attivarsi presso il Governo e coinvolgere i parlamentari dell’Emilia-Romagna affinché vengano utilizzati tutti gli strumenti a disposizione per una soluzione positiva della crisi.
(Giulia Paltrinieri)