Ridare identità alla filiera della moda, che è leader in regione ma che presenta anche punti critici dovuti a diverse crisi aziendali. Crisi che si ripercuotono sull’occupazione, che è in maggior parte femminile.
Una panoramica sul settore della moda è stata fornita dalla Giunta in una informativa in commissione Politiche economiche. La richiesta di un tavolo era stata avanzata nei mesi scorsi da diversi consiglieri. In Italia il settore del fashion vale 80 miliardi e occupa più di 500mila addetti, esportando il 70% della produzione. In Emilia-Romagna, il segmento è al terzo posto dopo meccanica e agroalimentare. Stretto il rapporto con il tavolo nazionale. Nell’ultimo incontro alla metà di luglio sono stati fissati cinque punti su cui agire: economia circolare, sostenibilità, certificazione e tracciabilità; digitalizzazione; saperi e formazione; internazionalizzazione; distribuzione e commercializzazione.
C’è in atto un cambiamento, è stato detto, e un ruolo importante ce l’ha la digitalizzazione per far crescere imprese. L’e-commerce sposta anche il sistema di produzione e si dovrà gestire questa transizione. In regione ci sono prodotti di grande qualità, realizzati da una filiera di piccole imprese che presenta un’elevata artigianalità. Fondamentale è la certificazione che garantisce sui mercati la qualità fatta dalla forza del design, dalla capacità di lavorare i tessuti e il pellame. Non si fa abbigliamento di qualità senza la competenza e per questo vanno sviluppate di più la ricerca e lo sviluppo, soprattutto sui materiali e sul know how.
La formazione fa la differenza ed è sempre più richiesta anche dai piccoli imprenditori. L’intenzione è quella di costituire un’academy regionale che si confronti con i grandi gruppi. Il design è un punto di forza e va incentivata la ricerca. Necessario è anche lavorare sull’internazionalizzazione, sull’evoluzione dal negozio in centro alla digitalizzazione nel commercio.
Tante, infine, le aziende andate in crisi durante la pandemia: è il settore che ha registrato le perdite maggiori. La Regione sta seguendo diversi casi, fra cui anche quelli di alcuni grandi marchi. La preoccupazione è salvaguardare l’occupazione, non lasciare solo nessuno e finora, grazie agli ammortizzatori in deroga, i risultati ci sono stati. Vanno aiutate le imprese che investono nel green. Questo comporta costi più alti, che, però, il mercato ancora non riconosce.
Il Partito democratico ha sottolineato l’importanza della certificazione, che significa anche salubrità (sostanze usate, coloranti e altri materiali utilizzati all’estero). E i nuovi materiali possono fare la differenza nei nostri distretti. Purtroppo, è difficile competere con i prezzi sui mercati internazionali, un fattore che può mettere in crisi piccole aziende di qualità. E allora, fra gli altri, occorre rafforzare il design, con competenze e offerte formative. Apprezzato, infine, l’impegno della Regione per risolvere le situazioni di crisi.
La Lega ha giudicato positivo l’incontro, chiesto da tempo, e che ha messo al centro un settore che era in difficoltà e che ha visto aumentare le crisi con i lockdown dovuti alla pandemia.
(Gianfranco Salvatori)