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Imprese. Stop trivelle, Bessi-Rontini-Bagnari (Pd): “governo si fermi. Subito Tavolo regionale e nazionale”

Interrogazione dei consiglieri dem, che temono la perdita di migliaia di posti di lavoro, in particolare a Ravenna dove si concentra il 29% dell’occupazione regionale del settore dell’estrazione di gas naturale

“Il governo Lega-M5s, nel decreto-legge Semplificazione, ha previsto misure che andranno a bloccare l’estrazione di gas naturale in tutto il territorio italiano. Misure che, a essere ottimisti, faranno perdere migliaia di posti di lavoro, penalizzando soprattutto la nostra regione, dove sono quasi mille le aziende riconducibili all’industria upstream che occupano più di diecimila addetti e generano indotto per oltre centomila lavoratori, e in particolare Ravenna, dove si concentra il 13% delle aziende e il 29% dell’occupazione regionale del settore”. Per questo i consiglieri del Partito Democratico Gianni Bessi, Manuela Rontini e Mirco Bagnari chiedono alla Giunta, tramite un’interrogazione, di “convocare con urgenza un Tavolo regionale del settore e chiedere al governo di fare altrettanto a livello nazionale, bloccando nel contempo l’iter della misura all’interno del decreto-legge Semplificazione”.

Quello delle estrazioni di gas – scrivono i consiglieri nell’atto ispettivo – “è un distretto produttivo centrale per l’economia regionale e statale, ai primi posti in Italia e in Europa per concentrazione di aziende, professionalità e attività di ricerca e trasferimento tecnologico”. Unanime perciò – riportano i dem – è la preoccupazione del mondo produttivo, dalle imprese del settore energetico a quelle manifatturiere e di servizi, tanto che i sindacati hanno già annunciato che, all’interno della manifestazione contro la Legge di Bilancio programmata il 9 febbraio a Roma, ci saranno anche i lavoratori del settore, che indosseranno i loro caschi per protestare contro una decisione miope e che mette a rischio la capacità produttiva del Paese”.

L’Emilia-Romagna, continuano Bessi, Rontini e Bagnari, “ha investito progettualità e risorse per lo sviluppo del settore energetico, sostenendo da un lato la transizione verso forme pulite e rinnovabili e dall’altro la sicurezza e sostenibilità delle estrazioni del gas naturale. Non solo perché centrali dal punto di vista economico e sociale, ma anche perché continua a essere la fonte fossile più pulita che esiste”. A tale proposito, “va ricordato l’accordo sottoscritto nel 2016 tra Regione e ministero dello Sviluppo Economico sulla sicurezza e innovazione nell’ambito della ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture”.

Inoltre, il Comune di Ravenna, insieme ad aziende, sindacati e associazioni di categoria, “il 19 gennaio ha sottoscritto un documento che chiede al governo di fermare l’emendamento blocca trivelle”. Un documento “che non incentiva né il risparmio energetico né la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma costringe l’Italia a dipendere esclusivamente da fonti importate per l’approvvigionamento di energia, le nega un futuro di maggiore sicurezza e autonomia, sfilandola dalla competizione nel settore e penalizzando pesantemente la produzione interna di gas naturale nonché costringendo il Paese alla dipendenza dalle multinazionali dell’energia e dalle speculazioni sul costo dell’energia”. Il documento chiede anche di “istituire un Tavolo per condividere con tutti gli attori coinvolti le politiche energetiche che si intendono mettere in campo”.

E il 22 gennaio – concludono i consiglieri – “il Roca (Ravenna Offshore Contractors Association) ha presentato alla Camera di Commercio il manifesto ‘Ravenna Capitale dell’Energia’, documento che sta raccogliendo la sottoscrizione a livello nazionale principalmente del mondo imprenditoriale e associativo e che si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di una politica energetica consapevole e sostenibile, intenta alla transizione verso le rinnovabili in maniera ponderata e scevra da pericolosi populismi”.

(Stefano Chiarelli)

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