Difendere le strutture sanitarie dagli effetti del caro bollette.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Giancarlo Tagliaferri (Fdi), che ricorda come “da un lato le strutture sanitarie hanno l’obbligo del pareggio e della sostenibilità finanziaria, dall’altro dovrebbero intervenire solo dove i costi sono comprimibili, il 60% della spesa del servizio nazionale è destinato al personale e alle strutture, mentre il 30% circa si riconduce ai materiali e ai medicinali. Il 10% che rimane sarebbe destinato agli investimenti, purtroppo la cifra è teorica, perché già viene abbattuta da tutti gli extra costi come ad esempio il personale aggiuntivo impiegato per il Covid, gli straordinari e ciò che serve per far fronte agli imprevisti quest’anno finirà con l’erodere la quota già bassa. Gli effetti dell’inflazione e della guerra in Ucraina rischiano di essere un durissimo colpo da assorbire, una guerra lunga renderebbe poi ancora meno sostenibili i costi dell’energia e, a quel punto, il rischio sarebbe di mettere in discussione pure i servizi sanitari e il welfare”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’esecutivo regionale “quali misure intenda mettere in atto per tutelare le strutture sanitarie, già provate dalla crisi economica connessa alla pandemia, facendosi promotore presso il Governo affinché si attivino strumenti efficaci affinché l’inflazione non gravi oltremodo sul budget destinato agli investimenti, compresi i nuovi macchinari, e alle attività necessarie per rendere il sistema sanitario più efficiente, senza che il tutto ricada sulla vita lavorativa dei dipendenti sanitari e di conseguenza dei cittadini”.
(Luca Molinari)