“Ampliare le modalità di ascolto dei minori nelle fasi successive alla presa in carico; intensificare i livelli di supervisione dell’attività degli assistenti sociali; garantire il trattamento psicologico del minore anche dopo la scelta di affido; incrementare la dotazione di risorse finanziarie e umane a disposizione dei Comuni”. Sono i quattro assi per migliorare le politiche di gestione dei minori in sofferenza famigliare proposti dal Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, sentito ieri, nella veste di Consigliere delegato al welfare per l’Anci nazionale dalla Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, presieduta da Giuseppe Boschini. La seduta di ieri è stata piuttosto densa ed è terminata intorno alle 20, dopo circa cinque ore di discussione, quando ha concluso il suo intervento Francesco Morcavallo, fino al maggio 2013 (data delle dimissioni) giudice togato del tribunale minorile di Bologna. L’ex magistrato da tempo critica pubblicamente i metodi adottati da tribunali e servizi sociali nella gestione degli affidamenti minorili e ha parlato di un “larghissimo ricorso della misura dell’allontanamento del minorenne dalla famiglia: sono circa 50 mila i casi in Italia”. Questo, ha rimarcato, “spesso senza l’accertamento dei fatti da parte del magistrato”. Stime subito contestate dai consiglieri Paolo Calvano (Pd) e Silvia Prodi (Misto): “Le statistiche ministeriali ci raccontano altro, i casi di allontanamento risultano essere meno della metà”.
La giornata era però iniziata dall’audizione di Vecchi, nella sua qualità di delegato alle politiche di welfare dell’Associazione dei comuni italiani (Anci) e di coordinatore del Tavolo minori di Anci nazionale. Il sindaco di Reggio non ha nascosto i problemi organizzativi, legati anche alla maggiore o minore internalizzazione dei servizi in seno ai Comuni, a seconda delle risorse disponibili. Quanto agli assistenti sociali ha ammonito a non lasciare che la vocazione e la motivazione alla base del loro lavoro siano depotenziate dalla solitudine o dall’eccesso di carico di responsabilità.
In sede di dibattito, Gabriele Delmonte (Lega) ha chiesto a Vecchi se l’eccessiva discrezionalità nella gestione dei servizi per i minori consentita dalla normativa in materia, secondo quanto sta emergendo dalle audizioni della commissione d’Inchiesta, “sia stata riscontrata e segnalata a governo e Parlamento anche da Anci, magari con tanto di proposte legislative migliorative” e in merito al caso della funzionaria dei servizi sociali del Comune di Reggio sottoposta a indagine giudiziaria, Delmonte ha domandato al sindaco “se non ritenga di doversi dimettere dalla carica ricoperta in Anci”. Vecchi, ricordando che Anci opera su priorità indicate dal legislatore nazionale, ha sottolineato che in tema di minori è stata attivata una collaborazione molto stretta con il Garante nazionale per l’infanzia. La “funzionaria indagata- ha poi puntualizzato il sindaco- è stata sottoposta a rotazione e destinata ad altro servizio a garanzia del suo operato e dell’azione della magistratura, come da norme vigenti”. In merito alla richiesta di dimissioni, Vecchi ha precisato: “il mio mandato di delegato al Welfare è sempre a disposizione del presidente di Anci”.
Fabio Callori (Fdi) gli ha domandato quale sia la posizione di Anci Emilia-Romagna in merito al caso Bibbiano, riguardo al quale, secondo il forzista, si registra “un perdurante spiacevole silenzio dell’associazione dei Comuni regionali”. Pronta la risposta di Vecchi: “Sui fatti di Bibbiano c’è stato un eccesso di scontro politico; in qualità di sindaco di Reggio ho espresso in modo chiaro la mia posizione, ma ritengo inopportuno che Anci scenda nell’arena della polemica”.
Paolo Calvano (Pd) ha riservato una stoccata al centrodestra: “Le criticità nel sistema di welfare per i minori erano emerse almeno da un paio d’anni grazie ai lavori e alle relazioni della commissione parlamentare per L’infanzia e l’adolescenza. Peccato che Pd e M5s si siano fatti carico di approfondirle mentre i partiti di centrodestra le abbiano eluse, salvo poi cavalcarle appena si sono verificati casi di cronaca come quelli di Bibbiano”. Infine, Calvano ha rivolto una domanda a Vecchi: “la legge regionale dell’Emilia-Romagna prevede meccanismi di supervisione degli assistenti sociali. Alla luce di quanto sta emergendo, ritiene opportuno vadano resi più cogenti?”. La risposta di Vecchi è stata affermativa, in ragione della delicatezza dell’attività di questi operatori.
A Silvia Prodi (Misto) che si interrogava se esternalizzare i servizi sociali incida su qualità ed efficienza e se le Province potrebbero assolvere alla funzione di supervisione centralizzata dei servizi, Vecchi ha risposto che “il tema delle risorse finanziarie e umane è centrale e va affrontato al di là degli schieramenti politici. Le Province, se adeguatamente potenziate, potrebbero avere quel ruolo”.
In merito alle funzioni degli assistenti sociali, il presidente Boschini ha sottolineato la grande responsabilità che queste figure professionali, senza essere dirigenti, si assumono nel firmare e inoltrare all’autorità giudiziaria atti e relazioni così gravide di responsabilità come quelle relativi alle richieste di affido. Inoltre, ha chiesto se Anci ha una proposta per coniugare l’autonomia dei singoli enti locali con l’esigenza di garantire un’offerta omogenea. Vecchi, ha ribadito che “l’autonomia gestionale in capo ai Comuni va mantenuta in un quadro di regole sovraordinate”.
Roberta Mori (Pd), posizione poi riscontrata favorevolmente dallo stesso Vecchi, ha auspicato l’istituzione di un Osservatorio regionale (e nazionale) sulle politiche per i minori e sugli affidi nonché di una cabina di regia, con tanto di esperti, per rafforzare il sistema dei controlli. Gian Luca Sassi (Misto) ha domandato se Anci abbia ricevuto segnalazioni specifiche di difficoltà nella gestione del sistema di welfare per i minori come quelle riscontrate nella Val d’Enza. Vecchi ha risposto che Anci nazionale ha più volte evidenziato le criticità del sistema di welfare per i minori. “La verità è che il tema del welfare negli ultimi anni non è stato al centro del dibattito politico”.
Michele Facci (Fdi) ha puntato il dito contro il Comune di Reggio per aver emanato, nel 2011, un documento nel quale si indicava agli assistenti sociali che dovevano attivare un servizio di assistenza psicologica o psichiatrica per minori presi in carico di fare ricorso o a una struttura pubblica o all’associazione Hansel e Gretel. “Lei sindaco Vecchi ha parlato di internalizzazione, ma questo documento la smentisce. Peraltro, si è trattato di una scelta infelice, dato che il ‘sistema Bibbiano’ gravitava su questa associazione”. Diretta la risposta di Vecchi: “il Comune di Reggio non ha mai appaltato alcun servizio rivolto ai minori né ha mai intrattenuto rapporti professionali con quell’associazione. Le scelte di altri Comuni, come quelli della Val d’Enza, rientrano nell’autonomia di tali soggetti istituzionali”. Il presidente Boschini ha chiarito che il documento citato da Facci non è ascrivibile al Comune bensì all’Asl di Reggio Emilia, e non rappresenta una indicazione, ma descrive il servizio organizzato dalla Val d’Enza secondo modalità già ampiamente note.
Finita l’audizione di Vecchi è stato il turno di Morcavallo. L’ex giudice togato minorile non è stato tenero con gli ex colleghi, che spesso danno “un mandato in bianco ai servizi sociali e ad altri operatori, come ad esempio gli psicologi, sull’accertamento dei fatti. Una evidente deviazione rispetto alle funzioni di questi soggetti e al compito del magistrato che è quello dell’accertamento dei fatti”. Frequentemente, ha poi sottolineato, “si arriva quindi a imporre trattamenti senza che sia stata constatata la violazione da parte del genitore dei diritti del figlio. Una semplice segnalazione non di rado innesca un intervento autoritativo”. Anche sul trattamento, ha aggiunto, “sono spesso soggetti esterni a stabilirne durata, finalità ed esiti”. Nel processo minorile, ha quindi ripetuto, “non si accertano i fatti e non c’è contraddittorio, non vengono sentiti i testimoni”.
Raffaella Sensoli (Cinquestelle) ha invece interpellato Morcavallo sui possibili casi di conflitto d’interesse tra i giudici onorari del tribunale minorile. L’Avvocato ha confermato di avere riscontrato delle anomalie: “Ho constatato più di una situazione di questo tipo, assistenti sociali che gestiscono case famiglia, o che addirittura svolgevano contestualmente attività di giudici onorari.”
Fabio Callori (Fdi) ha invece chiesto un giudizio sui fatti di Bibbiano. Morcavallo ha parlato di “disfunzione conseguente a scelte sbagliate come quella di dare troppo spazio agli operatori, un problema che comunque non è solo di Bibbiano ma è comune a tutto il Paese”.
Al termine della seduta Michele Facci (Fdi) e Silvia Piccinini (Cinquestelle) hanno chiesto all’ex giudice quali correttivi potrebbero essere applicati al sistema per colmarne i vuoti. Per Morcavallo sarebbe opportuno “agire sia in ambito amministrativo, verificando il rispetto dei ruoli, sia normativo, prevedendo anche nel processo minorile il contraddittorio (questo per formare la prova)”.
(Luca Govoni/Cristian Casali)