Ambiente e territorio

Paruolo (Pd): fare il punto sulla Variante di Valico

Il consigliere chiede chiarezza sulle opere previste dal “Progetto paesaggistico di restauro e valorizzazione ambientale” relative al movimento franoso censito con la sigla MF6, alla viabilità di servizio e alle aree in asservimento temporaneo

Controllare lo “stato di salute” della montagna interessata dalla Variante di Valico, in Val di Setta, provincia di Bologna.

A chiederlo è, in un’interrogazione, Giuseppe Paruolo (Pd) che chiede chiarezza sulle delle opere previste dal Prevam – Progetto paesaggistico di restauro e valorizzazione ambientale (Variante di Valico), relative al movimento franoso censito con la sigla MF6, alla viabilità di servizio e alle aree in asservimento temporaneo.

“Il Prevam è il Progetto paesaggistico di restauro e valorizzazione ambientale connesso alla Variante di Valico e comprende opere da realizzarsi nei territori della Val di Setta, previste a suo tempo per risolvere le problematiche che si prevedeva il nuovo sedime stradale avrebbe incontrato nell’attraversare vasti campi di frana. L’intento del progetto è consolidare il territorio per una maggiore stabilità del sedime”, spiega Paruolo che ricorda come “il Prevam ha subito negli anni numerosi rinvii e varie modifiche in sede di conferenza di servizi: lo studio iniziale risale al 1992, il progetto esecutivo è stato approvato solo nel 2018 e quello definitivo nel 2020. Quest’ultimo si discosta dall’esecutivo in numerosi punti, che sono stati oggetto di segnalazioni puntuali e tecnicamente fondate da parte dei residenti. Riguardo ai movimenti franosi, sono otto quelli censiti”.

Da qui l’atto ispettivo per chiedere alla giunta “se esistano effettivi vincoli e prescrizioni regionali nel Prevam e quali, riguardanti la realizzazione di canale rinverdite realizzate sulla sommità di ogni spina drenante, relativamente al MF6, in particolare sui terreni condotti da aziende agricole che vi praticano lavorazioni agricole con osservanza del disposto dal Regolamento di polizia forestale della Regione Emilia-Romagna attualmente in vigore e in virtù di quali specifiche tecniche e acclarati benefici ambientali le opere idrauliche nel MF6 siano previste nelle attuali configurazioni; ovvero come prendere in considerazione soluzioni tecniche più adatte ai terreni in questione”.

Paruolo vuole inoltre sapere se l’esecutivo regionale “sia a conoscenza del fatto che più volte gli imprenditori agricoli proprietari
della superficie agricola, custodi della biodiversità e della corretta cura dei terreni, hanno segnalato ad ASPI la lunghezza eccessiva dei corpi di fabbrica delle spine drenanti principali, col conseguente pericolo di occlusione dello scorrimento delle acque, e cosa abbia fatto in merito Se sia a conoscenza del fatto che più volte gli imprenditori agricoli hanno segnalato ad ASPI che canale rinverdite di tali dimensioni sulla sommità delle spine drenanti comporterebbero un richiamo delle acque di displuvio, localizzate in un punto dove i terreni sono oltremodo già carichi di acque sotterranee, e cosa abbia fatto in merito e quali azioni la Regione intenda intraprendere per sollecitare ad Aspi la realizzazione del Piano di manutenzione delle opere idrauliche previste nel MF6”.

Poi ancora: “La giunta quali azioni intende intraprendere per impedire che gli agricoltori si vedano sottrarre da tali opere idrauliche vaste porzioni di superficie agricola, con conseguenti ingenti perdite economiche? Quali azioni intende intraprendere per sollecitare ASPI a realizzare le migliorie indispensabili a garantire la sicurezza dei veicoli e dei loro passeggeri lungo la viabilità di servizio? Quali azioni intende altresì intraprendere per sollecitare ad ASPI il ripristino allo stato naturale e la riconsegna ai proprietari delle aree in asservimento temporaneo ormai da vent’anni?”.

(Luca Molinari)

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