La Giunta garantisca il diritto all’accesso all’acqua pubblica anche per le “case sparse”.
È la richiesta avanzata dalla consigliera Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) in un’interrogazione.
La capogruppo pentastellata, in una serie articolata di richieste, si rivolge all’esecutivo regionale per sapere se “ritenga di promuovere l’inserimento negli statuti comunali e in quelli delle Unioni di Comuni (che non lo prevedano già) dei principi di accesso universale all’acqua potabili e ai servizi igienici, assicurando continuità̀ nell’erogazione e costi sostenibili per i consumatori”, chiede anche se “sia disponibile o realizzabile un quadro complessivo della normativa regolante la materia”. Oltre a “una stima delle abitazioni e dei nuclei familiari che non hanno oggi accesso alla rete pubblica”, la consigliera chiede poi se non si “intenda prendere in esame in accordo con i Comuni e le loro Unioni nonché Atersir, a fronte di specifiche richieste da parte degli enti locali, soluzioni per rispondere alle esigenze delle famiglie residenti in case sparse che non abbiano accesso all’acqua pubblica a causa dell’assenza della rete nell’area in cui sono collocate, valutando inoltre le modalità per procedere all’estensione delle reti idriche, evitando oneri particolarmente ingenti per i residenti”. Infine, Piccinini chiede se “sia possibile ricercare soluzioni dirette ad affrontare, in particolare, i casi di maggiore disagio”.
L’atto ispettivo ricorda come in regione, tra cui i comuni dell’Unione Bassa Romagna, ci siano molte “case sparse”. Si tratta di immobili accatastati di recente, assoggettati al fisco, “ma spesso privi di allaccio alla rete idrica, a fronte dell’insufficiente estensione della rete”. L’allaccio, tra l’altro, “ha costi altissimi”, sottolinea Piccinini.
Inoltre, la consigliera M5s mette in evidenza come Atersir, in provincia di Ravenna, “ha approvato il programma operativo degli interventi del servizio idrico integrato relativo al quadriennio 2020-23, prevedendo un aumento del 57 per cento degli investimenti rispetto al quadriennio precedente (2016-19)”, che tocca i 115 milioni di euro e comporta nuove infrastrutture per 31 milioni. Il servizio idrico pubblico, conclude Piccinini, “può essere affidato in gestione anche a enti privati, con regole precise, proprio perché il bene pubblico deve restare tale”.
(Gianfranco Salvatori)