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Intercent-ER. Bando servizi informativi, Paruolo (Pd) chiede chiarimenti al governo regionale

Alla gara, rimarca il consigliere, “hanno partecipato, infatti, solo due raggruppamenti temporanei di imprese per ogni lotto, a fronte di un mercato informatico che nel database di Intercent-ER ne registra molte decine. Le piccole e medie aziende del territorio rischiano quindi di essere pesantemente penalizzate”

“Quali le ragioni che hanno spinto Intercent-ER a bandire una gara per importi così rilevanti, suddividendola in solo due blocchi invece di optare per lotti territoriali e, soprattutto, scartando altri strumenti di acquisto più consoni alla tipologia del servizio in questione, come l’istituzione di un sistema dinamico o l’affidarsi al mercato elettronico?”. È Giuseppe Paruolo del Partito democratico a chiedere spiegazione al governo regionale, con un’interrogazione, sull’acquisto di “servizi di sviluppo, evoluzione e gestione dei sistemi informativi di proprietà delle amministrazioni aderenti (due lotti per circa 56 milioni di euro)”. Stiamo parlando, si legge nell’atto, di “servizi di supporto specialistico (quali, ad esempio, attività formative, studio di fattibilità per introduzione di nuove tecnologie e analisi dei processi), servizi di sviluppo (quali, ad esempio, nuovi software o manutenzione evolutiva di software preesistenti, parametrizzazione e personalizzazione, migrazione di sistemi e applicazioni) e servizi di gestione, manutenzione e assistenza (anche verso l’utente finale)”. Il criterio scelto, spiega il consigliere, “per l’aggiudicazione di entrambi i lotti è stato quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del criterio del miglior rapporto qualità prezzo, attribuendo un punteggio ‘tecnico’ per valutare la qualità del servizio offerto (massimo 75 punti su 100) e un punteggio‘economico’ per valutare i prezzi offerti per i servizi in gara (fino a massimo 25 punti su 100)”. I servizi software, rimarca il dem, “sono difficilmente standardizzabili a priori, nella valutazione delle risorse necessarie per effettuarli è tipicamente il fornitore ad avere la competenza e la visione di quanto sia effettivamente necessario, per questo il modo pratico da parte del committente per cercare di valutarne correttamente il costo e quindi risparmiare è quello di chiedere preventivi a ditte diverse”. Il sistema previsto da questa gara, specifica, “mantiene la complessità collegata alla redazione di preventivi e alla loro finalizzazione a valle della scelta effettuata dal committente (in questo caso l’amministrazione), ma con una sostanziale differenza: qui il fornitore è predeterminato, e quindi il committente si trova in condizioni di sostanziale inferiorità, perché è tenuto a servirsene, in base alle leggi in materia, per determinati importi”. Il combinato disposto di tutto ciò, sottolinea il politico bolognese, “consegnerebbe in mano al fornitore un potere davvero eccessivo, che potrebbe ripercuotersi sia sulla qualità del software prodotto e dei servizi offerti, che sui costi”. Inoltre, prosegue, “il ‘costo complessivo’ per l’acquisto del servizio potrebbe subire importanti ripercussioni e sforamenti (per le prestazioni non inserite nella gara)”. La normativa sui contratti pubblici e soprattutto quella relativa agli acquisti aggregati, evidenzia poi Paruolo, “dà ai soggetti aggregatori la possibilità di scegliere diversi metodi di acquisto di questa tipologia di servizi, come ad esempio il mercato elettronico regionale”. In alternativa, aggiunge, “era ed è possibile istituire un sistema dinamico di acquisto, che dà la possibilità in pochi mesi di esternalizzare uno o più appalti specifici”. Alla gara, rimarca il consigliere, “hanno partecipato, infatti, solo due raggruppamenti temporanei di imprese per ogni lotto, a fronte di un mercato informatico che nel database di Intercent-ER ne registra molte decine. Le piccole e medie aziende del territorio rischiano quindi di essere pesantemente penalizzate”. “Senza nulla togliere ai sistemi di acquisto centralizzato e aggregato per le pubbliche amministrazioni e ai significativi risparmi di spesa pubblica ottenuti e ottenibili grazie a essi, occorre però riconoscere – conclude Paruolo – come non tutte le spese possibili siano riconducibili a questa modalità di acquisto. Una scelta sbagliata dell’approccio di gara può risultare decisamente controproducente: sarebbe invece opportuno che la Regione promuovesse un disegno di fondo, completo di caratteristiche architetturali, condizioni di interoperabilità, aspetti cui attenersi nell’attività di sviluppo e manutenzione delle applicazioni, a cui tutti i fornitori della pubblica amministrazione nel territorio regionale siano tenuti a uniformarsi”.

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