Le “recenti preoccupanti notizie”, apparse sulla stampa, “circa un’indagine condotta in Romagna (a Rimini, Ravenna e nel cesenate) che ha portato all’emersione di una supposta rete di almeno nove persone straniere di religione islamica iscritte nel registro degli indagati dalla Procura distrettuale di Bologna per ‘associazione con finalità di terrorismo’” sono al centro di un’interrogazione di Massimiliano Pompignoli, Andrea Liverani e Alan Fabbri (Lega nord).
I consiglieri rilevano che questi stranieri, “all’apparenza integrati e occupati in attività anche redditizie”, sarebbero coinvolti – sempre secondo gli organi di informazione – in “cospicui movimenti di denaro, con centinaia di migliaia di euro che sarebbero partiti dalle località romagnole con destinazione zone a rischio del nord Europa e del Maghreb”, mentre “uno degli indagati sarebbe ‘molto vicino alla galassia islamica conservatrice e antioccidentale’ e ‘soprattutto a personaggi attivi nell’area balcanica’ e ‘coinvolti in attività terroristiche’”, “Rimini, inoltre, – evidenziano – sarebbe diventata un ‘centro di riferimento’ dell’estremismo e del radicalismo islamico”. A questo proposito, i leghisti citano l’intervista del responsabile del Centro islamico riminese, componente della segreteria dell’assessore regionale Emma Petitti, che avrebbe affermato di “non aver mai sospettato di nulla” e di “conoscere bene alcuni degli indagati”. Pompignoli e colleghi considerano “quanto meno sorprendente che in frangenti di così grande pericolo per l’emergenza del terrorismo islamico”, il responsabile di un centro islamico possa “non accorgersi di quanto accadeva sotto i suoi occhi”, ma – stigmatizzano – “questo atteggiamento, se estensibile anche ad altri responsabili della miriade di centri islamici e moschee presenti in Emilia-Romagna, potrebbe configurare solo due ipotesi: la prima, che i responsabili di questi centri non sono in grado di controllare efficacemente quanto viene diffuso e predicato all’interno delle strutture, la seconda, che fingono di non sapere”.
Ma la denuncia dei leghisti si allarga alle “istituzioni, alla Regione e alla maggior parte delle amministrazioni locali dell’Emilia-Romagna” che, da un lato, avrebbero tenuto, nel corso di questi anni, “un atteggiamento di grande irresponsabilità e di sottovalutazione del pericolo collegato al diffondersi dell’islam più radicale e ortodosso attraverso la diffusa rete di centri culturali islamici che spesso nascondono moschee insediate illegalmente” e, in secondo luogo, avrebbero “chiuso gli occhi di fronte a questa vera e propria occupazione ‘politica’ del territorio da parte delle associazioni islamiche”, “testimoniata addirittura da una recente pubblicazione intitolata ‘La prima mappatura dei centri islamici in Emilia-Romagna’, della stessa Assemblea legislativa”, che – scrivono – avrebbe “certificato l’esistenza in Emilia-Romagna di ben 176 ‘luoghi di culto islamici’, come si legge in un comunicato, senza curarsi se tali centri/moschee siano insediati legalmente o meno e chi ne siano i finanziatori”.
I consiglieri, infatti, ricordano che, “secondo quanto emerso da articoli di stampa odierni, benchè queste notizie siano note da anni, i finanziamenti per la creazione della rete di moschee e centri islamici in Italia arrivano da paesi musulmani, come rivelava anche un’inchiesta” di un quotidiano nazionale “del 5 agosto 2016”, dove si citava a questo riguardo anche la moschea di Ravenna.
Di qui, una serie di quesiti rivolti al presidente della Giunta regionale. In primo luogo, i consiglieri vogliono conoscere quale giudizio e quali valutazioni politiche e sul piano della sicurezza esprima sull’emersione di una supposta rete di fondamentalisti islamici ben insediata e strutturata in territorio regionale e chiedono quali provvedimenti urgenti e nel medio periodo intenda assumere per evitarne l’allargamento e per prevenire eventuali gravi problemi per la sicurezza della comunità regionale.
Pompignoli e colleghi invitano quindi l’esecutivo regionale a “bloccare nuovi insediamenti di centri culturali islamici e di moschee, visto che queste ultime, come noto, non riguardano affatto il dettato costituzionale sulla libertà di culto” e a sollecitare “le amministrazioni comunali di città e paesi emiliano-romagnoli dove siano insediati centri culturali e moschee a verificare la provenienza dei fondi per mantenerli e/o edificarli, controllarne la regolarità dei requisiti urbanistici, edilizi e sanitari, oltre a censirne i responsabili, l’associazione di appartenenza e l’affiliazione di quest’ultima a eventuali altri gruppi”.
I leghisti domandano anche al presidente della Giunta se non ritenga che “la Regione e la maggior parte delle amministrazioni locali abbiano agito con sconsideratezza e superficialità considerando innocuo e indolore l’insediamento di stranieri di religione islamica in Emilia-Romagna, la seconda in Italia per residenti musulmani, quasi 183.000 censiti, senza considerare irregolari e aspiranti richiedenti asilo, non mettendo in atto gli opportuni controlli e verifiche e facendo concessioni, in nome di una fallimentare ideologia relativista e multiculturale, che ha avuto conseguenze negative per l’intera collettività”.
E ancora i consiglieri chiedono a Stefano Bonaccini di esprimere un giudizio sui contenuti della pubblicazione patrocinata dall’Assemblea legislativa e vogliono sapere se non la consideri “frutto di una visione eccessivamente semplicistica” e “poco prudente rispetto a una realtà del fondamentalismo insediato in regione che avrebbe dovuto essere attentamente considerato dai vertici istituzionali”.
Poi il capitolo “moschee”: Pompignoli, Liverani e Fabbri sollecitano la Regione a produrre l’elenco delle ‘moschee’ in Emilia Romagna di fatto abusive e di quelle finanziate da paesi esteri e vogliono sapere se a Rimini sia presente una moschea riconosciuta, come si legge nell’intervista citata “la moschea delle Celle”, oppure si tratti di un centro culturale islamico che nasconde una moschea abusiva.
Infine, le critiche dei consiglieri alla risposta data dall’assessore Raffaele Donini a una precedente interrogazione di Pompignoli, sempre sulla pubblicazione patrocinata dall’Assemblea legislativa: la risposta, in particolare l’ultima parte, “appare quanto mai elusiva e non chiara, dimostrando, se mai ve ne fosse stata necessità, di una palese difficoltà da parte della Giunta di affrontare con cognizione di causa e senso di responsabilità un tema che sta emergendo in tutta la sua gravità”.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it)
(Antonella Celletti)