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Lavoro Bologna. Alleva (Altra Er): No allo sfruttamento di studenti per Fico/ foto

Da quando sono diventati obbligatori i progetti scuola-lavoro con riforma buona scuola, si sono registrati “episodi di sfruttamento di studenti che avrebbero sostituito il personale in attività senza alcuna funzione formativa”

Tutelare gli studenti per evitare che vengano sfruttati con vere e proprie mansioni lavorative senza alcuna retribuzione e senza alcun valore formativo. E’ la richiesta che rivolge alla Giunta il consigliere di Altra Emilia-Romagna, Pier Giovanni Alleva, facendo riferimento ai progetti di alternanza scuola-lavoro diventati obbligatori con la riforma della scuola (legge 17/2015) che prevedono 200 ore (per i liceali) e 400 (per gli studenti delle scuole professionali) da svolgere in aziende, enti locali, musei, istituzioni private e pubbliche.

“Si sono registrati veri e propri episodi di sfruttamento di studenti che avrebbero sostituito il personale nelle aziende coinvolte in attività senza alcuna funzione formativa,” denuncia Alleva che lancia l’allarme per il nuovo progetto di alternanza scuola-lavoro di oltre 300.000 ore, “Un giorno da Fico”, che coinvolgerà circa 20.000 studenti da 200 scuole di tutta Italia nella Fabbrica italiana Contadina di Eataly World Bologna, grazie all’aiuto di una agenzia interinale.

Alleva riporta nell’atto i numerosi casi di irregolarità in Italia (dall’impiego in mansioni di inservienti in una catena di fast food, ai call center) e l’indagine svolta dall’Unione degli studenti secondo la quale su 15.000 ragazzi il 57% ha svolto attività non attinenti al corso di studi ed il 40% ha segnalato episodi di diritti violati.

Il numero spropositato di ore obbligatorie, il lavoro gratuito degli studenti, l’incombenza a carico delle scuole che non riuscirebbero a gestire la situazione, la mancanza di incentivi e di controllo delle aziende, sono tutte le criticità segnalate da Alleva che hanno inoltre sollevato, come ricorda il consigliere, anche mobilitazioni di studenti il 13 ottobre in settanta città italiane, tra le quali Bologna.

(Francesca Mezzadri)

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