La richiesta alla Regione era di valutare l’adozione di misure legali rivolte alla tutela dei diritti e degli interessi dei lavoratori di un’azienda dopo la conclusione delle indagini della procura di Bologna, che vede 21 indagati, dal presidente del cda dell’azienda a rappresentanti di cooperative e società che avevano l’appalto per la logistica nello stabilimento di Calderara di Reno, nel bolognese. Inoltre, la giunta dica se intende sottoporre quanto sopra segnalato all’attenzione del Comitato metropolitano per la logistica etica.
Sono, in sintesi, le richieste di Emilia-Romagna Coraggiosa, in un’interrogazione sulla vicenda dell’azienda di Calderara e sull’inchiesta che ipotizza il reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.
All’interrogazione ha risposto l’assessore allo Sviluppo economico in commissione Cultura, formazione e lavoro. “Faremo una valutazione approfondita sui fatti – ha affermato l’assessore – e siamo in contatto con la Città metropolitana per definire un eventuale costituzione in giudizio. Ma va evitato di penalizzare la logistica, settore esposto al rischio di illegalità per quanto riguarda contratti, sicurezza e salari. Ci sono tre settori su cui stiamo operando: logistica, edilizia e agricoltura e al centro c’è la sicurezza sul lavoro”.
Nell’atto ispettivo si ricordava che “secondo l’accusa i salari erano ‘inferiori ai contratti di lavoro nazionale’ e venivano ‘violate le norme sul lavoro’ con turni che ‘iniziavano alle 6 del mattino senza orario di fine, e cioè fino all’ultima consegna’”. Oltre ai pesanti carichi di lavoro e all’assenza di misure contro gli infortuni, Coraggiosa scrive che nelle denunce presentate da 18 lavoratori, questi erano sottoposti a “metodi degradanti e umilianti di controllo a distanza” per consegnare i colli anche oltre l’orario di lavoro, pena la perdita del posto.
Inoltre, già dal 2017 venivano segnalate situazioni critiche con proteste e presìdi dei facchini, dovuti a straordinari non pagati (70 ore lavorate alla settimana contro le 39 previste dal contratto), al mancato riconoscimento di ferie e permessi e senza il rispetto delle minime condizioni di sicurezza.
(Gianfranco Salvatori)
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