Salvaguardare la continuità occupazionale e le prospettive produttive dello stabilimento della Kemet di Pontecchio Marconi, nel bolognese, l’azienda metalmeccanica di produzione di componenti elettronici che occupa circa 380 lavoratori e lavoratrici, anche attraverso la convocazione di un tavolo regionale. È l’appello che arriva dal consigliere di Emilia-Romagna Coraggiosa Igor Taruffi, dopo che le organizzazioni sindacali, con una nota, hanno evidenziato la loro forte preoccupazione, in termini di sostenibilità e di prospettive future e occupazionali dello stabilimento, per la volontà dell’azienda di pianificare un ulteriore ridimensionamento della forza lavoro e hanno sottolineato difficoltà a raggiungere un accordo in mancanza di un quadro di investimenti e di industrializzazione del sito.
In un tavolo sindacale tra le organizzazioni e la proprietà tenutosi il 19 gennaio scorso, la direzione aziendale ha comunicato a RSU e OOSS un calo di ordini e di fatturato di 2 milioni di dollari per l’anno 2019 e 3 milioni e 200mila dollari per l’anno 2020. “In quella stessa occasione- sottolinea Taruffi- l’azienda ha anche comunicato la volontà di attuare un piano di ridimensionamento occupazionale da condividere, agendo sul criterio della volontarietà, seppur confermando gli investimenti di circa 1 milione di euro su un nuovo prodotto”.
Per questo, Taruffi evidenzia come sia “fondamentale monitorare la situazione dello stabilimento Kemet di Pontecchio Marconi perché il sito ha importanti ricadute occupazionali, economiche e sociali su tutta l’area dell’Appennino bolognese ed è inaccettabile che siano le lavoratrici e i lavoratori a pagare gli effetti di una contrazione di mercato nel settore per via della concorrenza di nuovi attori”. Dunque, secondo Taruffi,
“è necessario che la Regione Emilia-Romagna si mobiliti per tutelare il futuro occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori di Kemet”.