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LAVORO. CRISI PHILIPS-SAECO, ASSEMBLEA ER A FIANCO DEI LAVORATORI. IL DIBATTITO IN AULA: “FAREMO OGNI SFORZO PER RISOLVERE LA SITUAZIONE”

Approvata all’unanimità una risoluzione per la salvaguardia della produzione e dei posti di lavoro nello stabilimento di Gaggio Montano (Bo). “Patto territori, istituzioni e lavoratori”; “No ai predatori che poi delocalizzano”. Il presidente della Giunta, Bonaccini: “Abbiamo già affrontato crisi di imprese poi uscite più forti, come l’Electrolux”

In attesa dell’incontro fissato domani al ministero dello Sviluppo economico, dove- ha spiegato il presidente della Giunta, Stefano Bonaccini- si aprirà un tavolo per discutere della crisi della Saeco di Gaggio Montano, i diversi schieramenti presenti in Assemblea legislativa regionale sono unanimi nel chiedere l’impegno della Regione sulla salvaguardia della produzione e dell’occupazione nello stabilimento sull’Appennino bolognese che produce macchine da caffè e, al contempo, la messa in campo di azioni per tutto il territorio montano, che vive una situazione di forte difficoltà. È quanto prevede la risoluzione sottoscritta da tutti i Gruppi, e approvata all’unanimità oggi dall’Aula, dopo l’annuncio dei vertici di Saeco, controllata dalla multinazionale Philips, di 243 esuberi nello stabilimento di Gaggio Montano.

In proposito, Bonaccini ha assicurato che la Regione “farà ogni sforzo per mettere in campo iniziative utili a risolvere la crisi, abbiamo già affrontato crisi di imprese che poi ne sono uscite più forti, come l’Electrolux”, e ha anche annunciato l’avvio nel 2016 di un Conferenza regionale della montagna dove, ha detto, “chiameremo tutti gli amministratori, perché ci interessa dare prospettive all’Appennino, che su alcuni settori sta ottenendo performance interessanti, come ad esempio il turismo. La Conferenza- ha spiegato- sarà la sede per lanciare un vero e proprio accordo di programma di sviluppo lungo due direttrici: il rafforzamento del settore manifatturiero e la diversificazione dei comparti per creare nuovi posti di lavori”.

“Riduzione delle pause e dei permessi sindacali, decontribuzione significativa per l’utilizzo dei contratti di solidarietà e un piano industriale, di Governo e Regione, diversificato in materia di ricerca e innovazione con finanziamenti agevolati”. Queste le proposte avanzate da Stefano Caliandro (Pd) per affrontare la crisi alla Saeco. “Un ruolo utilissimo, in questo quadro, può essere svolto dal Patto per il lavoro regionale che, oltre a dedicare risorse, può coinvolgere anche il sistema industriale del territorio, affinché davanti a eventuali esuberi crei un network virtuoso per ricollocare il personale”. La Saeco, ha proseguito, “potrebbe così rappresentare la cifra di come si fa la politica industriale in un momento di crisi e può diventare un modello di rilancio delle relazioni industriali. Guardiamo quindi con attenzione al Tavolo che si aprirà domani mattina a Roma. Possiamo chiedere al governo di collaborare ma sforzandoci di toglierci le singole casacche in nome di temi non negoziabili. Occorre- ha concluso Caliandro- un accordo tra territori, istituzioni e lavoratori, non una contrapposizione”.

Per Daniele Marchetti (Ln) si tratta “del tipico esempio di una vera e propria eccellenza del Made in Italy che paga le conseguenze di un sistema malato, costruito su misura delle grandi multinazionali che fanno spesa nel nostro territorio per poi delocalizzare. Dobbiamo affrontare con ogni mezzo la situazione e dobbiamo mettere in campo ogni azione possibile per sostenere l’occupazione- ha affermato- con l’augurio che tutti i posti di lavoro siano tutelati. Al contempo, però, bisogna avviare una riflessione seria per rivedere il sistema di regole nazionali ed europee per non trovarsi sempre a rincorrere le emergenze”.

Secondo Piergiovanni Alleva (AltraER) “siamo ancora alle prese con la problematica di una delocalizzazione rispetto alla quale la nostra Regione potrebbe cercare di assumere un atteggiamento d’avanguardia, perché la linea degli incentivi a fronte di un impegno a rimanere sul territorio ha dimostrato di non funzionare. Spesso andare alla revoca degli incentivi è meno semplice di quello che sembra, tanto che a chi minaccia di andarsene si danno altri incentivi. Vorrei- ha detto- che la Giunta riflettesse sull’adozione di strumenti che consentano di non dover rincorrere l’emergenza, valorizzando, come contrappeso all’interesse delle aziende multinazionali, i diritti contrattuali dei dipendenti, in modo che siano gli stessi lavoratori interessati ad esercitare in prima persona dei poteri di difesa”.

Silvia Piccinini (M5s) ha ricordato come “intere famiglie hanno in Saeco l’unica fonte di reddito. L’azienda nata nel nostro Appennino per iniziativa di un singolo imprenditore ha fatto grande la nostra regione. Il ministro Poletti venga a parlare con questi lavoratori. Ci stanno scippando un patrimonio di conoscenze, dobbiamo fare il possibile perché ciò non avvenga. Il Governo- ha poi aggiunto- si deve adoperare per fare impresa in questo Paese e la risposta non è il Job act”.

“Non si tratta di un fulmine a ciel sereno- ha detto Igor Taruffi (Sel)- si tratta di una crisi che investe tutto il comparto industriale dell’Alta e Media Valle del Reno, dalla quale si alza un grido che non può lasciare indifferente la politica e che riguarda una realtà di 15 mila abitanti, in cui sono in tutto 1.500 i posti di lavoro che rischiano di saltare. O cogliamo l’occasione per fare un piano straordinario di politiche industriali per l’Appennino, senza pensare ad una crisi alla volta- ha ammonito- o dovremo prendere atto dello spopolamento progressivo del territorio. Servono alternative e il sostegno al comparto termale, perno del turismo locale, senza le quali si condanna la montagna al declino”.

Invita ad una riflessione Galeazzo Bignami (Fi), “perché- chiarisce- la crisi in questo caso non si spiega con il crollo della domanda e c’è il dubbio che si sia voluto deliberatamente portare l’azienda al punto in cui è oggi. Bisogna interrogarsi sul perché si è lasciato che ciò avvenisse e forse si sarebbe potuto intervenire prima. La proprietà deve assumersi tutte le responsabilità e se non lo fa bisogna presentare il conto. Di predatori che vengono e depauperano il territorio non ne abbiamo bisogno- ha concluso-. Dobbiamo quindi fare quadrato attorno alla difesa dei lavoratori, consentire che paghino per colpe non loro sarebbe uguale ad aprire a migliaia di casi come questo”.

Per Tommasi Foti (Fdi-An) la vertenza dell’azienda di Gaggio Montano “richiama più in generale la crisi del territorio appenninico, che necessita di investimenti in banda larga e infrastrutture viarie necessarie per lo sviluppo delle imprese. Dunque- ha sottolineato- ben vengano le idee per la Conferenza sulla montagna per ripensare il territorio dell’Appennino e porre fine ad un processo di spopolamento che in alcuni casi sembra irreversibile. Qui è la sfida per dare nuove opportunità alla montagna, senza dimenticare che questa battaglia non può non trovare nel Governo un interlocutore necessario”.

In dichiarazione di voto, Giuseppe Paruolo (Pd) ha sottolineato l’importanza “del largo consenso raccolto dall’Aula affinché siano compiuti tutti gli sforzi per arrivare ad una positiva soluzione della vicenda Saeco. Di pari passo- ha sottolineato- è importante definire strategie per portare nuovi insediamenti compatibili con la cura del territorio, perché non possiamo esimerci dal definire un modello di sviluppo che possa dare prospettive chiare nei prossimi anni alle giovani generazioni”.

(Vedi il comunicato precedente sulla risoluzione approvata

(is)

 

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