Dati pesanti quelli che l’Istituto nazionale di statistica ha cristallizzato nella rilevazione aggiornata alla fine di dicembre 2020 e che l’Assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione Vincenzo Colla e l’Assessore alla montagna, aree interne, programmazione territoriale e pari opportunità Barbara Lori hanno illustrato negli odierni lavori della Commissione per la parità e per i diritti delle persone presieduta da Federico Alessandro Amico.
Su base mensile, nello scorso dicembre si è registrata una flessione di 101 mila occupati rispetto al mese precedente, con un livello globale di occupazione al livello più basso dal dicembre 2019. Particolare preoccupazione ha destato il dettaglio di questo decremento che, in massima parte, riguarda le donne. Un fattore di allarme testimoniato anche dall’aumento (+62 mila unità) di persone 15-64 anni inattive e che conferma fenomeni di scoraggiamento alla partecipazione femminile al mercato del lavoro determinato da un’oggettiva rarefazione delle opportunità, prefigurando un’amplificazione della discriminazione di genere.
“Gli analisti- ha specificato l’assessore Colla- mettono in relazione il calo registrato con una particolare incidenza della componente femminile nel terziario commerciale e turistico, attività economiche particolarmente interessate dalla crisi innescata dal Covid e dai provvedimenti di confinamento messi in atto. A questo, però, bisogna anche aggiungere che a essere toccati dal decremento sono stati molti rapporti a tempo determinato, a ulteriore testimonianza di un’occupazione femminile caratterizzata da lavoro povero e precario”.
Ad oggi non sono ancora disponibili le stime della forza lavoro nel IV trimestre 2020 per le regioni italiane, ma le stime degli occupati in Emilia-Romagna al terzo trimestre 2020 evidenziano un calo di 41 mila unità (da 2 milioni e 20 mila a 1 milione 978 mila) di cui 25 mila sono donne (passate da 910 mila a 885 mila. Nello stesso periodo incremento delle disoccupate (da 64 mila a 77 mila con aumento del tasso complessivo dal 6,6% all’8%).
“Tutte le elaborazioni condotte- prosegue l’Assessore al Lavoro- ci dicono che per ciò che riguarda i rapporti da lavoro dipendente l’impatto del lockdown si è espresso con un forte calo nel periodo marzo-giugno 2020 solo parzialmente mitigato nel successivo periodo luglio-settembre 2020, in cui si è registrato un rimbalzo positivo, con un recupero di oltre 20 mila posizioni dipendenti di cui quasi 15 mila femminili, derivante dalla ripresa di settori quali commercio, alberghi, ristoranti e altre attività dei servizi. Una ripresa favorita dalla positiva stagione turistica e sorretta dalla domanda interna nelle province rivierasche. Tutto ciò considerato, quindi, il bilancio complessivo per il periodo marzo-settembre 2020 è stato solo di 17.355 posizioni dipendenti complessivamente perdute, di cui quasi 8 mila donne, pari al 45,5% del totale”.
I dati tendenziali, però, mettono in guardia sulla provvisorietà di questo bilancio, poiché nel quarto trimestre 2020 si dovrà tenere in debito conto della seconda ondata pandemica con nuove impattanti limitazioni alle attività economiche per alberghi, ristoranti e altri servizi, ove l’incidenza della componente femminile è alta. L’evenienza quindi che anche il quarto trimestre 2020, e in particolare il mese di dicembre, venga ad aggravare il bilancio occupazionale per l’anno 2020 nella nostra regione, va presa seriamente in considerazione.
“Anche se non è al momento tecnicamente possibile una quantificazione- conclude Colla- occorre però tenere conto della natura e delle dinamiche che hanno interessato la componente femminile del lavoro dipendente negli ultimi dodici mesi monitorati. Su base annua, al 30 settembre 2020, si quantifica quindi una diminuzione di 17 mila posizioni dipendenti, di cui 7 mila femminili”.
Il dettaglio del decremento è ascrivibile per intero alla contrazione del lavoro a tempo determinato e del lavoro somministrato, con un impatto particolare per il lavoro part-time (6 mila persone) che si è concentrato particolarmente nel macro settore commercio, alberghi e ristoranti e che ha toccato giovani donne di 15-29 anni di età per 4 mila posizioni e lavoratrici di 30-39 anni per 2 mila ulteriori unità. La maggior parte delle posizioni dipendenti femminili andate perdute, infine, ha riguardato cittadine italiane (5 mila posizioni), concentrandosi nelle professioni commerciali e nei servizi (5 mila unità)”.
Nel fornire un primo commento ai dati esposti, l’Assessore Barbara Lori ha rimarcato come “la rilevazione ISTAT si accompagni anche a una sensibile diminuzione delle ore lavorate dalle donne e ciò conferma la maggiore precarietà del lavoro femminile”.
In relazione al quadro esposto, la responsabile alle Pari Opportunità ha rimarcato “l’importanza nel creare un osservatorio che non deve replicare quello dell’Agenzia per il lavoro ma, utilizzando e mettendo in sinergia una quantità di dati provenienti anche dal servizio statistico della Regione, Inps e molte altre realtà, deve consentire una lettura ancora più ampia e approfondita per leggere compiutamente le dinamiche lavorative delle donne e avanzare proposte completamente aderenti ai bisogni, perché non si tratterà solo di recuperare posti di lavoro, ma quei posti dovranno anche essere di qualità”.
Silvia Zamboni (Europa Verde) ha giudicato drammatici i dati esposti, sottolineando che il rimbalzo registrato grazie alla stagione turistica identifica lavoro comunque di scarsa qualità. “Dovrà essere utilizzato con molta accortezza, quindi-commenta la capogruppo- lo strumento del lavoro digitale per qualificare meglio in maniera sistemica il lavoro femminile”.
Per Valentina Stragliati (Lega) i dati odierni “sono cifre che non avremmo voluto vedere ma ora possiamo affermare con assoluta cognizione di causa che il Covid è anche una questione di genere perché la pandemia ha acuito ulteriormente differenze già esistenti sul mercato del lavoro”. Per la consigliera leghista la sinergia messa in campo dai vari Assessorati è sicuramente una cosa positiva, ma ora “sono particolarmente urgenti incentivi concreti all’imprenditoria femminile, così come bisognerebbe prevedere anche specifici sgravi fiscali per incentivare l’assunzione femminile”.
Roberta Mori (Pd) ha infine rimarcato come il tema della scarsa qualità del lavoro femminile “sia cosa purtroppo nota da tempo e quindi è evidente che gli effetti economici della pandemia si scarichino prioritariamente su giovani e donne. E’ tempo che vengano date risposte concrete anche dal governo, sulla scorta delle azioni messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna, per garantire maggiore sicurezza e libertà alle donne, condizioni che, se garantite, finirebbero per avere chiare ricadute anche in ambito demografico”.
In chiusura di dibattito, il Presidente Amico ha sollecitato, anche in vista dei prossimi appuntamenti della commissione Pari opportunità, una lettura approfondita di come il fenomeno dello smart working abbia impattato la condizione femminile “per capire anche su questo tema quali proposte formulare sia per il settore privato che nella pubblica amministrazione”.


