La Commissione politiche economiche, presieduta da Manuela Rontini, ha fatto il punto sui risultati ottenuti attraverso la legge regionale 6/2006, sulla promozione e lo sviluppo della cooperazione mutualistica in Emilia-Romagna, relativamente al periodo 2019-2020.
Dal quadro sono emersi risultati soddisfacenti sull’attività delle cooperative in Emilia-Romagna, ma dagli interventi dei consiglieri non sono mancate proposte e osservazioni per migliorare alcuni aspetti come i salari e la stabilità.
Angelo Marchesini, dirigente del Servizio Qualificazione delle imprese, ha introdotto la clausola valutativa ricordando i punti salienti della legge 6 che “ha rappresentato una svolta per favorire lo sviluppo della società regionale, attraverso programmi con la partecipazione di enti locali, Camere di commercio, università, fondazioni bancarie e la consulta per la cooperazione, il tutto con il coordinamento della Giunta”.
Marchesini ha inoltre rimarcato l’importanza del Patto per il lavoro e per il clima “fondamentale per dialogare con imprese e lavoratori”, e del fondo Foncooper, “uno strumento rilanciato per favorire il credito agevolato alle cooperative operanti in tutti i settori, che avuto un’efficacia molto forte nella zona della Romagna”.
Il dirigente ha chiuso sottolineando che “la pandemia ha avuto inevitabilmente effetti sui fatturati del 2020 per cui deve essere costante l’impegno per conoscere il mondo della cooperazione e aggiornaci sullo stato delle imprese”.
Per il consigliere Michele Facci (Lega), “il quadro presentato sulla cooperazione regionale è insufficiente, sia perché la valutazione è datata in quanto riferita al biennio 2019-2020, sia perché non viene preso in considerazione il mondo cooperativo nella sua interezza”. In particolare, Facci si aspettava “uno sviluppo più puntuale sul tema della precarietà: in 150 pagine di relazione non si parla di un aspetto imprescindibile in questo periodo. Molte forme di precarietà ci sono proprio nelle cooperative sociali e trovo inaccettabile che non ci sia una parola su questo”.
Matteo Daffadà (Pd) ha sottolineato che “la cooperazione rappresenta la forza del nostro territorio e dà lavoro a oltre 250mila cittadini. Non possiamo farci cogliere impreparati per la ripartenza del dopo Covid e tenendo conto del conflitto in corso. Dall’Unione europea arriveranno somme importanti che saranno linfa anche per il settore della cooperazione e dobbiamo saperle sfruttare al meglio. Uno sviluppo fondamentale arriverà sicuramente dalla cooperazione sociale che opera in vari ambiti”.
Federico Amico (ER Coraggiosa) ha posto l’attenzione “sul ruolo centrale cha ha avuto la cooperazione sociale nel supporto alle persone, soprattutto negli ultimi due anni, durante la pandemia. Nella clausola valutativa, però, emerge che la retribuzione media è inferiore rispetto ad altri ambiti cooperativi. Occorre quindi implementare l’aspetto economico e valorizzare le persone impiegate in questi ambiti, tanto nel pubblico quanto nel privato. È arrivato il momento di concertare il lavoro sociale al pari di altri settori come prevede il Patto per il lavoro e per il clima”.
L’assessore al Lavoro e Sviluppo economico Vincenzo Colla premettendo che “la valutazione contestuale degli anni 2019 e 2020 porta inevitabilmente un disequilibrio legato al periodo più duro della pandemia” ha spiegato: “In Emilia-Romagna la cooperazione produce un fatturato di circa 37 miliardi l’anno sui 101 miliardi prodotti in Italia. Conta oltre 5mila imprese e oltre 500mila addetti impiegati, con un tasso altissimo di tempi indeterminati. Delle 30 imprese più grandi in regione, 15 sono cooperative. Nei servizi alla persona, per il 90% se ne occupano le cooperative sociali e durante la pandemia hanno avuto tenuta encomiabile. Le cooperative sono un asset identitario dell’Emilia-Romagna. Il vero problema sono le cooperative spurie, sulle quali occorre incrementare i controlli. Credo che dopo l’esperienza del lockdown si andrà sempre più nella direzione del lavoro cooperativo, non a caso in questo periodo sono aumentati i workers byout (imprese rigenerate dai lavoratori). Nel 2021 le cooperative sono andate benissimo e hanno usato poca cassa integrazione. Il problema sarà il 2022, in cui già si stanno sentendo gli effetti del caro energia e della guerra in Ucraina”.
(Lucia Paci)