Grazie a un’interpretazione estensiva dell’articolo 23 del decreto sicurezza il diritto di sciopero è considerato alla stregua di un reato. Può essere riassunto così il pensiero di Piergiovanni Alleva che oggi ha presentato un’interrogazione nella quale mette sotto i riflettori la situazione di un rappresentante sindacale Si.Cobas a cui il Tar di Bologna ha notificato un foglio di via per aver preso parte agli scioperi, organizzati in maggio scorso davanti ai cancelli della azienda Italpizza di San Donnino a Modena. Il consigliere di Altra Emilia-Romagna chiede quindi alla giunta regionale se intende “intervenire presso le prefetture, affinché questi provvedimenti sanzionatori a scapito dei lavoratori e dei loro rappresentanti non costituiscano un precedente”.
Durante le mobilitazioni sindacali del 22 e 23 maggio scorso i lavoratori ed alcuni rappresentanti sindacali avevano organizzato un picchetto davanti alla sede dell’azienda e, ricorda il consigliere, “oltre a essere aggrediti attraverso il ricorso al lancio dei fumogeni da parte delle forze dell’ordine, avevano subìto provvedimenti di fermo di polizia”. E aggiunge: “Il ricorso a forme di sciopero, quali picchettaggio e sospensione della prestazione lavorativa attraverso il blocco degli autoveicoli di facchinaggio, rientrano fra le principali forme di autotutela collettiva, atte ad esprimere quel dissenso legittimamente necessario a tutelare interessi collettivi”.
Per questo, per Alleva, è “da considerare intollerabile e da condannare che una interpretazione estensiva delle disposizioni contenute del cosiddetto decreto sicurezza (legge 1 dicembre 2018 n. 32) possa oltrepassare il perimetro dell’ambito di applicazione dello stesso provvedimento normativo, comportando limitazioni all’esercizio delle libertà sindacali”.
(Andrea Perini)