Parere favorevole, in sede consultiva, da parte della commissione Politiche economiche, presieduta da Luciana Serri, alla proposta di legge alle Camere, finalizzata a utilizzare il reddito di cittadinanza (Rdc) per creare occupazione stabile a favore di disoccupati o inoccupati, presentata in Regione da Piergiovanni Alleva, primo firmatario e relatore, Stefano Caliandro, Fabrizio Benati, Antonio Mumolo e Nadia Rossi (Pd) nonché Yuri Torri e Igor Taruffi (Si). Hanno espresso voto favorevole AltraER, Pd, Si e M5s, astenuti Lega e Fi.
Il reddito di cittadinanza – ha spiegato il relatore Alleva – viene impiegato per finanziare l’assunzione di un disoccupato, se giovane con contratto di apprendistato, mediante la rinuncia di quattro lavoratori occupati a una giornata di lavoro a settimana, su base volontaria e incentivata dal datore di lavoro grazie al contratto di solidarietà espansiva. In tal modo, sottolinea il consigliere, “il reddito di cittadinanza, anziché venire destinato a un sussidio, va a generare un lavoro vero e un vero reddito da lavoro, normalmente più alto del sussidio stesso, consentendo, al contempo, a quattro lavoratori già occupati di guadagnare per sé un giorno libero in più alla settimana”. In pratica, l’importo destinato all’erogazione di un singolo reddito di cittadinanza viene destinato a compensare la perdita salariale, conseguente alla riduzione dell’orario lavorativo da 5 a 4 giorni settimanali, dei quattro lavoratori che scelgono di ridurre il proprio orario di lavoro.
Lo strumento negoziale da utilizzare per questa operazione – ha precisato il consigliere – è il contratto di solidarietà espansiva (previsto dall’art. 41 del decreto legislativo n. 148/2015), che è un accordo sindacale aziendale in forza del quale l’operazione può essere convenientemente negoziata e pattuita nei particolari e che è perfettamente invocabile in giudizio nel caso di inadempimenti. Altra leva di compensazione, oltre al bonus fiscale – ha evidenziato il capogruppo di AltraER – è il welfare aziendale, costo di lavoro per l’azienda che può essere dedotto.
La proposta – ha concluso Alleva – consente di creare posti di lavoro sicuri in grado di riassorbire buona parte della disoccupazione giovanile (in Emilia-Romagna sono 100 mila i giovani disoccupati o inoccupati) e può essere estesa, con le dovute accortezze, anche al pubblico impiego presso Enti pubblici non economici e altre Amministrazioni pubbliche.
Per Giulia Gibertoni (M5s) la riduzione dell’orario di lavoro è una misura di alta civiltà che nel nostro Paese, però, caratterizzato da un mondo del lavoro molto ingessato, rischia di trovare poco favore. Occorre, pertanto, – secondo la consigliera – cambiare il paradigma culturale e su questo le istituzioni pubbliche possono dare un contributo rilevante. Il reddito di cittadinanza – ha concluso la pentastellata – è misura universalistica che potrebbe favorire, in particolare, le donne, i disoccupati di ritorno, specie in età matura, e chi opera nel settore agricolo, tanto in sofferenza.
Per Igor Taruffi (Si), uno dei firmatari, il progetto di legge alla Camere è un utile punto di partenza per affrontare con strumenti innovativi il problema della disoccupazione. Gli ha fatto eco Antonio Mumolo (Pd), anche lui fra i proponenti, che ha ricordato come la riduzione oraria per nuovi ingressi lavorativi potrebbe già ora essere finanziata con i fondi statali risparmiati sul reddito di cittadinanza.
(Luca Govoni)