Imprese lavoro e turismo

Parere favorevole in commissione ai requisiti per l’accreditamento degli enti di formazione

L’assessore Colla: “Ci sarà un monitoraggio permanente sull’efficacia e l’efficienza per tenere fuori i farabutti. La formazione è strategica”. Per la minoranza tanti punti critici nel testo e l’impossibilità di intervenire nella discussione sui criteri proposti dalla Giunta

Ha avuto parere favorevole della commissione Cultura e lavoro la delibera di Giunta sui criteri e sui requisiti per l’accreditamento degli organismi che erogano formazione professionale, ai sensi dell’art. 33 della legge regionale n. 12/2003. Il parere è stato espresso nella commissione presieduta da Francesca Marchetti, la quale, al termine dei lavori, ha detto “di ritenere utile raccogliere la sollecitazione di monitorare politicamente questo tema, accogliendo la disponibilità dell’assessore Colla”.

L’assessorato ha spiegato che “nel 2021 è stata avviata la riforma del sistema di accreditamento. La legge regionale prevede che gli organismi debbano avere certe caratteristiche e osservare le norme previste. Il sistema oggi mette a disposizione 192 enti già accreditati e 49 impegnati nella formazione professionale. Il 37% dei 192 non ha un finanziamento diretto dalla Regione, mentre 60 hanno una parte di finanziamento inferiore al 50%. I restanti 63 ricevono risorse per oltre il 50%”.

Tre sono i grandi ambiti: Istruzione e formazione professionale (per prevenire o abbattere i rischi di abbandono scolastico); la formazione superiore e di livello equivalente (gli Ifts nei quali la Regione ha investito molto); la formazione per l’accesso all’occupazione, continua e permanente. Una novità, è stato sottolineato riguarda l’inserimento di altri due ambiti: Cultura e spettacolo e Ricerca e innovazione.

I requisiti sono suddivisi in 5 categorie: soggettivi, generali, gestione dei processi, efficacia ed efficienza e relazioni con territori. I tecnici dell’assessorato hanno elencato nel dettagli le modalità. Ad esempio, per i requisiti generali sono richiesti: sede fisica in regione, disponibilità di spazi dotazioni e attrezzature tecnologiche, risorse professionali stabili, destinazione d’uso e visibilità dei locali rispetto norme sicurezza e barriere.

L’affidabilità economica, fino a 2023, prevede “30mila di patrimonio fino a un valore della produzione di 1,5 milioni; oltre 1,5 milioni e fino a 10 milioni, il patrimonio deve essere almeno il 2% del valore della produzione; oltre i 10 milioni, il valore della produzione deve essere di almeno 210mila euro”.

La legge richiede poi affidabilità finanziaria, rispetto di altri obblighi, affidabilità giuridico-amministrativo, capacità di gestione, efficienza ed efficacia. Una novità è rappresentata dalle relazioni con il territorio: rapporto con enti locali, imprese e sindacati, terzo settore, cluster tecnologici, laboratori ricerca e innovazione.

Sono poi definite le procedure per il primo rilascio dell’accreditamento, a partire dal 1° gennaio 2023, e quelle per il mantenimento, con la verifica della permanenza dei requisiti che se viene meno può portare alla sospensione o alla revoca dell’accreditamento.

Valentina Castaldini (Forza Italia) si è chiesta “dov’è la politica? Il documento è importante e atteso da due anni. Oggi viene presentato un lavoro concluso, non si possono fare emendamenti, posso solo votare contro. Maggioranza e opposizione possono dare contributi, vorrei sentire dagli stakeholder le difficoltà, il percorso, le decisioni prese. Le soglie minime di accesso sono state congelate per la prima parte della pandemia, ma non per questa ultima ondata, che ha provocato ulteriori costi. E c’è il problema dei contratti, ma non se ne discute”.

Matteo Montevecchi (Lega) ha avanzato la richiesta di una lunga serie di chiarimenti tecnici. Ad esempio, “termine ente è sinonimo di organismo o indica la natura del soggetto? Non ci sono più soggetti per gli stage che non dovevano accreditarsi?”. Poi ha continuato con l’efficacia e l’efficienza affermando che “il termine rapporti di lavoro è vago”. Altri quesiti li ha posti sui requisiti per gli ambiti, sulle capacità gestionali, sulla poca chiarezza dell’ambito degli Ifp, sulle competenze digitali dei docenti, sulle attività rivolte alle persone svantaggiate, fragili, disabili: “Sono ricomprese anche quelle per i disoccupati o chi si trova in transizione lavoro fino a 45 anni?”.

Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) ha puntato l’attenzione sugli Enti di formazione pubblici. “Sono previsti requisiti per tutti relativi alla trasparenza dei bilanci. Ma gli Enti pubblici hanno ulteriori requisiti e un carico burocratico maggiore, c’è disparità. Questo viene considerato nell’erogazione dei fondi?”.

Silvia Zamboni (Europa Verde) ha detto che “l’ente per accreditarsi deve avere avviato il percorso per Uni Iso. Si potrebbe chiedere anche per la salute e la sicurezza la qualifica Uni Iso? Per chi fa formazione, salute e sicurezza sul lavoro diventino un asse strategico. Poi, si dà la possibilità agli enti in accreditamento di stipulare contratti di lavoro diversi da quelli della formazione professionale. Ma non sarebbe in linea con la qualità di chi si occupa di formazione professionale”.

Marilena Pillati (Partito democratico) ha reputato positivo che siano stati coinvolti “tutti gli attori che si occupano di formazione professionale. Buono il metodo per la scelta, con una discussione vera e partecipata, garanzia di qualità dell’atto di accreditamento. L’attenzione e la cura di questo atto è il segnale dell’opinione che in regione si ha della parte strategica della formazione professionale che, seppure in un momento difficoltà, deve continuare a innalzare le competenze delle persone. Per aumentare il sistema della formazione professionale si deve accompagnare il percorso di crescita delle persone”.

Per Marco Mastacchi (Rete Civica) sono giuste “le barriere di verifica all’ingresso degli enti accreditati, ma ho la percezione che manchi la verifica della soddisfazione finale da parte degli stakeholders, cioè di chi partecipa ai corsi. I partecipanti devono potersi rivolgere alla Regione. Alcuni partecipanti si sono lamentati della qualità dei corsi, della difficoltà a segnalare ciò che non andava. Chiedo più attenzione e la verifica, al termine, del rapporto qualità-prezzo”.

L’assessore alle Politiche del lavoro, Vincenzo Colla, ha detto che “questo è un atto di Giunta, non va in Aula. La decorrenza è dal 1° gennaio 2023, se serve un’ulteriore discussione noi siamo disponibili. Le imprese hanno capito che la formazione è fondamentale. C’è una proliferazione di Academy che devono essere usate anche per la formazione. C’è un sistema integrato. La formazione è vincolante ed è strategica in Emilia-Romagna. Ma più importante ancora è il posizionamento delle risorse della Regione”. La Giunta “ha messo 12 milioni per il bando sulla formazione, a patto che si stia al passo con i cambiamenti”. Secondo l’assessore “l’accreditamento ha una grande novità: se diamo soldi pubblici, il monitoraggio dell’efficacia deve essere vincolante. E consideriamo che prima non c’era. L’accreditamento vale per tutti, anche per chi non prende soldi pubblici. Alzare l’asticella ha fatto capire anche agli enti che così si dà un prodotto di qualità e si tengono fuori “i farabutti”.

(Gianfranco Salvatori)

Imprese lavoro e turismo