Sollecitare Parlamento e governo all’introduzione del salario minimo come strumento centrale nel contrasto della povertà, nella difesa della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici e nella tutela della legalità.
Disco verde dell’Assemblea legislativa a una risoluzione del Movimento 5 Stelle, integrata da un emendamento a firma Stefano Caliandro (Pd) e da tre di Stefano Bargi (Lega), che chiede di proseguire nell’iter legislativo nazionale per definizione e applicazione del salario minimo.
“Stiamo parlando di un tema attuale, che prende le mosse anche da quanto deciso lo scorso mese a livello di Unione europea”, spiega Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) nel presentare la risoluzione di cui è firmataria. “Dobbiamo garantire situazioni di dignità nel lavoro: non può più succedere quello che è successo a Francesca, ragazza di Secondigliano, a cui è stato offerto un posto di lavoro per 70 euro a settimana per un lavoro da 8-9 ore al giorno come commessa. Bisogno, paura e disperazione costringono ad accettare condizioni di lavoro segnate da sfruttamento e mancanza di dignità della persona umana. Nessuna persona deve più ricevere proposte come quelle che ha ricevuto Francesca”. Piccinini ha anche sottolineato come nei Paesi Ue, come la Germania, in cui sono stati introdotti esperimenti di salario minimo non c’è stato alcun crollo dell’occupazione, ma sono cresciuti i salari.
“L’Italia è l’unico Paese dell’area Euro in cui negli ultimi trent’anni il salario è calato del 3%, mentre in altri Stati i salari sono aumentati. Non è giusto, però, introdurre un salario minimo uguale per tutti per non irrigidire la situazione esistente”, spiega Stefano Bargi (Lega) che con il suoi emendamenti chiede di “ancorare i salari all’inflazione, anche se questo non significa tornare automaticamente alla scala mobile. È giusto legare i salari all’aumento del costo della vita”.
Netto l’intervento di Stefano Caliandro (Pd) che nel presentare il suo emendamento ha fatto una puntuale ricostruzione circa la storia del concetto di rappresentanza sindacale, citando anche il padre dello Statuto dei lavoratori, Gino Giugni, e facendo un focus sull’attività quotidiana della Regione Emilia-Romagna.
A favore di un intervento a sostegno dei salari anche Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa) per il quale “viviamo in una società in cui manca la capacità di ripartire la ricchezza partendo dalla valorizzazione salariale dei lavoratori”, mentre Antonio Mumolo (Pd) ha ricordato come ci siano “sindacati gialli” che, pur sottoscrivendo accordi sindacali, lo fanno per danneggiare i lavoratori.
(Luca Molinari)