“Contrastare lo sfruttamento del lavoro nel comparto delle consegne a domicilio nelle città dell’Emilia-Romagna e applicare il contratto collettivo della logistica ai lavoratori coinvolti”. La richiesta è di Federico Amico, capogruppo di Emilia-Romagna Coraggiosa, che in un’interrogazione vuole sapere “quali azioni la Regione intenda mettere in campo”.
Il consigliere prende spunto da un’indagine dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, e della Polizia locale, che a Reggio Emilia hanno controllato una decina di rider delle principali piattaforme di food delivery. In particolare, il riferimento è al “caporalato digitale”, che avviene “tramite la concessione illecita di account: alcuni rider sono costretti a versare parte della paga guadagnata con le consegne a domicilio agli intermediari (i “caporali”) che assicurano la loro presenza sulle piattaforme di gestione del servizio”. Account che spesso vengono registrati con documenti falsi e, in seguito, ceduti al rider che poi effettua la prestazione. In Italia, ricorda il consigliere di Coraggiosa “sono stati controllati 1609 fattorini e, tra questi, 92 degli 823 lavoratori stranieri sono risultati in cessione di account, ovvero circa l’11,2% dei casi” e le 36 procure interessate ipotizzano il reato di “intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro”.
Federico Amico conclude affermando che “secondo i segretari generali di CGIL, CISL e UIL, i quasi trecento ciclofattorini che assicurano un nuovo modo di consumare il cibo a migliaia di reggiani hanno diritto” di vedere applicato il contratto collettivo della logistica, come stabilito da numerose pronunce della Cassazione.
(Gianfranco Salvatori)
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