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Lavoro. Stop a pdl Lega per rivedere sistema dei minimi salariali

Contraria la maggioranza, fredde le opposizioni. Molinari (Pd): documento non in linea con le scelte politiche della Regione

Stop dalla commissione Bilancio al progetto di legge presentato dalla Lega nord che voleva rivedere il sistema dei minimi salariali proponendo una contrattazione collettiva su base regionale modificando l’attuale impostazione nazionale. I voti contrari arrivano dai banchi della maggioranza, sia dal Partito democratico e che dal gruppo Misto-Mdp. Tra le opposizioni astenuti Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Movimento 5 stelle, mentre i soli voti favorevoli sono arrivati dai consiglieri del Carroccio.

“Il pdl rompe il concetto di contrattazione nazionale- ha spiegato motivando il voto contrario Gian Luigi Molinari, consigliere del Partito democratico– e questa filosofia non è in linea con le scelte politiche che stanno alla base di questa Regione. La contrattazione collettiva nazionale non è nata dal nulla ma da lotte. Sul progetto di legge abbiamo inoltre anche un dubbio sulla legittimità costituzionale”. 

Critiche a cui Stefano Bargi (Lega nord), relatore del progetto di legge, ha risposto rimarcando la necessità di differenziare i minimi salariali in base al costo della vita di ogni territorio: “Il progetto di legge alle Camere- ha spiegato Bargi nella commissione presieduta da Massimiliano Pompignoli– ridisegnava il sistema dei minimi salariali basandoli sul costo della vita come indicato dall’Istat e sull’indice di produttività non facendo più riferimento a quelli nazionali. I contratti nazionali in Italia producono disuguaglianza: in media il potere d’acquisto è più basso circa del 13 per cento nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud, con un picco del 32 per cento fra gli insegnanti della scuola elementare”.

(Andrea Perini)

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